martedì 10 febbraio 2015

LA CREDENZA NELLA BONTÀ NATIVA DELL'UOMO, CAUSA DELLA NOSTRA DECADENZA (Estratto dall'opera di mons. Delassus "Il Problema dell'ora presente" Tomo II°)




Il visconte Louis-Gabriel-Ambroise de Bonald
"L'errore ancor più che il vizio perde i popoli". Bisogna ripetere questa frase di Le Play. Egli è certo
che non vi ha decadenza fatale per i popoli, come non havvi fatale progresso. Progresso e decadenza
devono cercare le loro cause altrove che nella fatalità. Queste cause sono i buoni o i cattivi costumi,
le leggi giuste o le leggi perverse; le istituzioni benefiche o le istituzioni nefaste. Ma leggi,
istituzioni, costumi provengono dalle idee. Vi ha delle idee che portano frutti di morte: sono gli
errori; vi ha delle idee che portano frutti di vita: sono le verità.
"Incominciando dal Vangelo, ha detto de Bonald, terminando col Contratto Sociale, tutte le
rivoluzioni che hanno cambiato in bene od in male lo stato generale della società, non hanno avuto
altre cause che la manifestazione delle grandi verità, o la propagazione dei grandi errori".(1)
Si conosce quale fu la rigenerazione che il Vangelo operò nel mondo; si scorge la decadenza che da
un secolo subisce la società particolarmente in Francia. Le Play volle conoscere la causa prima di
questa decadenza; egli la cercò con una perseveranza infaticabile in tutti i paesi dell'Europa ed
anche in Asia ed in Africa, e la sua conclusione si è che la fonte dei nostri mali sta nell'errore
predicato da Gian Giacomo Rousseau, opposto all'insegnamento della Chiesa intorno allo stato in
cui, nascendo, sì trova l'uomo. Egli ha constatato che tutti i costumi e tutte le leggi che
contribuirono alla prosperità dei popoli e delle famiglie ebbero il loro punto di partenza nel credere
al pervertimento originale dell'umanità, e che la negazione di questa decadenza aprì le porte a tutte
le idee, a tutte le leggi, a tutte le pratiche che hanno cominciato e che precipitano la nostra
decadenza.
Nel libro ch'egli pubblicò perché fosse il "Programma delle Unioni della Pace sociale" e che intitolò
La Réforme en Europe et le Salut de la France, consacrò il primo capitolo a quello che egli chiama:
Le faux principe de 89 et ses consequences logiques; vi reca la prova, con dei fatti che accadono tra
noi, che la negazione del peccato originale è per la Francia decaduta la spiegazione della sua rovina.
"Dopo il 1789 la costituzione sociale della Francia ha subito undici trasformazioni, operate con
modi più o meno violenti. In media è una rivoluzione ogni otto anni, o, per dir meglio, è la
rivoluzione in permanenza. Alcuni successi dovuti alle forze accumulate, sotto i regimi anteriori,
hanno potuto mascherare da principio le inevitabili conseguenze di una tale instabilità. Ma a queste
effimere prosperità, sono definitivamente succedute catastrofi inaudite. La perdita delle nostre
frontiere del secolo XVII ha chiuso l'èra delle illusioni, e la verità ci apparisce in tutta la sua luce.
"Uscendo dalle loro vie tradizionali i nostri padri (dell'89), si diedero con ardore alla creazione di un
regime senza precedenti; essi vollero ad ogni costo sciogliere un problema insolubile. Questi vani
sforzi hanno la loro sorgente nelle false dottrine che avvelenarono la fine del secolo XVIII e che
aveano trovata la loro principale formola nel Contratto Sociale di G. G. Rousseau.
"Il più grave ed il più pericoloso di questi errori, la vera origine delle nostre rivoluzioni, è il falso
principio che pretendono di mettere in pratica i novatori del 1789, il principio che afferma la
perfezione originale. Secondo i seguaci di questa novità, il fanciullo sarebbe naturalmente portato al
bene, e non avrebbe che a seguire le sue inclinazioni per essere buono e virtuoso. La società, così
composta d'uomini "della natura", godrebbe senza sforzo della pace e della felicità che sarebbero
come i frutti spontanei d'ogni società libera. Fin d'allora, per gli uomini imbevuti di questo errore, il
male i cui guasti furono sempre manifesti, anche fra i popoli prosperi, sarebbe unicamente
imputabile alle misure coercitive che, dopo le prime età, hanno incessantemente cangiate e
contraddette le tendenze naturali dell'umanità.
"I nostri padri, difficilmente lo si comprende, si sono invaghiti di questo falso concetto della natura
umana, ed in ciò si sono messi in contraddizione formale coll'esperienza di tutti i tempi. La più
grossolana delle balie, come la più perspicace delle madri può accorgersi ad ogni istante che la
inclinazione al male è predominante nel bambino. I grandi pensatori che osservarono personalmente
l'infanzia, giunsero alla stessa conclusione. Infine tutti i grandi maestri che formarono gli uomini
eminenti, non vi sono riusciti se non reprimendo con una costante sollecitudine le inclinazioni
viziose dei loro discepoli.
"Quando si ammette la perfezione originale come un fatto, malgrado l'evidenza e la ragione, la
logica ne fa derivare, come da una sorgente impura, molti falsi dogmi da cui sono usciti i flagelli
scatenati dalla Rivoluzione francese e l'avvilimento attuale della nostra patria. Infatti, se gl'individui
nascessero nello stato di perfezione, si commetterebbe un attentato contro l'ordine naturale
restringendo la libertà: si violerebbe la giustizia tollerando l'ineguaglianza delle condizioni; infine,
da per tutto ove questi due abusi sono consacrati dalle istituzioni, gli uomini di cuore, i buoni
cittadini avrebbero non solamente il diritto, ma il dovere di ribellarsi contro di esse. Incominciando
col negare la colpa originale, i promotori della Rivoluzione furono in tal guisa condotti a prendere
in odio ogni freno che incomodava le loro inclinazioni, e a disprezzare ogni costume perciò solo che
avea fatto resistenza. Per questi novatori impazienti di ogni regola, rigettando interamente il passato
per islanciarsi nell'avvenire, quanto più una tendenza era veneranda, tanto più era oppressiva, e
bisognava affrettarsi a distruggerla. Nessuna conquista sulle autorità tradizionali ha potuto
soddisfarli e placarli. Si sono sempre trovati fra di loro uomini più ardenti dei loro predecessori,
pronti a tentare nuove usurpazioni ed a rivendicare come beni assoluti "la libertà sistematica,
l'eguaglianza provvidenziale, ed il diritto di ribellione".
"In breve, la credenza nella perfezione originale del bambino ha rapidamente affievolito le forze
morali della nostra stirpe. Essa le ha fatto perdere nel corso d'una generazione, il posto che aveva
occupato alla testa dell'Europa fino al 1789. D'allora in poi, i falsi dogmi hanno continuate la loro
opera funesta; essi paralizzarono tutti gli sforzi di un popolo intelligente e laborioso; nel 1871 han
fatto della Francia la più infelice delle nazioni".
In tutte le sue opere, Le Play ritorna su questa causa della nostra decadenza, ch'egli giudica la
principale. Nel 1871, egli pubblicò un piccolo scritto intitolato: La Paix sociale, Risposta alle
questioni che si fanno nell'Occidente dopo i disastri del 1871. Nel paragrafo secondo, egli studia "le
cause del disastro", e dice: "Il più pericoloso degli errori contemporanei, la causa principale dei
nostri mali, è la dottrina che fu propagata nella metà dei secolo XVIII dal Contrat Social di G. G.
Rousseau; quella che, contro l'evidenza, nega nell'umanità l'esistenza della colpa originale ...
D'altronde, la credenza nella perfezione originale non ingenera solamente le rivoluzioni che ci
spingono alla decadenza, ma conduce a negare i principii e le pratiche che sono il fondamento di
ogni prosperità".(2)
Le Play non è solo a parlare così.
In un libro pubblicato dieci anni fa sotto il titolo: Les lois psychologiques de l'évolution des peuples,
il dott. Le Bon disse: "Si è cercato di persuadere che tutti gli uomini nascono egualmente intelligenti
e buoni, e che le sole istituzioni aveano potuto pervertirli! È un secolo e mezzo appena che certi
filosofi hanno lanciato nel mondo l'idea di eguaglianza degli individui e delle razze. Questa idea ha
scosse le basi delle vecchie società, ingenerato la più formidabile delle rivoluzioni, e gettato il
mondo occidentale in una serie di convulsioni delle quali non è possibile prevedere il termine".
Un altro medico, il dott. Fressinger, che non si è mai vantato, che noi sappiamo, di clericalismo,
ebbe il coraggio di fare la medesima dichiarazione in un articolo di medicina:
"Vi ha nell'organizzazione attuale della nostra società e alla sua testa, un vizio fondamentale, un
errore psicologico gravido di conseguenze.
"Il governo moderno, e ciò nella maggior parte dei paesi d'Europa, ha sposato l'utopia di Rousseau.
Egli crede alla bontà naturale dell'uomo, confida nella giustizia de' suoi sentimenti, si lascia guidare
dal lume della sua mente. Consegnando alle moltitudini le chiavi dei loro destini, egli ha
manifestata la sua confidenza in esse e la sua illusione. Ha creduto al progresso quotidiano e
graduale nelle vie di moralità e di intelligenza, ad una marcia continua verso il progresso. È stato
ottimista, e, per questo modo di vedere il mondo, ha falsato la forza sociale.
"In preda alle sue volontà libere e non contrariate, l'uomo non si eleva, ma ritorna a' suoi impulsi
nativi. Fa capolino l'istinto primitivo, si manifesta il ritorno al bruto. L'alcoolismo è il primo tratto
che segna questo avviamento.
"La Religione cristiana nella sua essenza era inspirata da una conoscenza ben altrimenti profonda
del cuore umano.
"Non era in discussioni da caffè e in discorsi parlamentari che si elaborava il dogma filosofico che
le serve di base. Questo dogma è pessimista, perciò morale, perché, coll'affermazione del peccato
originale, esso imprime la nozione dello sforzo e del rialzamento, prescrive di cancellare la
macchia, di correggersi, di ridurre il difetto di nascita a forza di costante volontà e di travaglio
indefesso sopra se stesso; impone a tutte le istituzioni sociali di impregnarsi di questo spirito, di
formare dei freni, di opporre una diga ai traboccamenti impellenti delle passioni.
"Oggi, le religioni sono crollate e la struttura sociale minaccia rovina. L'uomo non è più l'essere
spogliato de' suoi vizi innati. È il re assoluto, perfetto, infallibile, il despota che moltiplica i suoi
ordini e si abbandona al corso forsennato dei suoi appetiti".(3)
Blanc de Saint-Bonnet dice pure: "Non si potrebbe più dubitarne, l'errore che, ai nostri giorni, ha
fatto crollare la politica, poi l'educazione, scadere le leggi, i costumi e l'autorità, sparire le scienze
morali, cadere in rovina la società intera, è l'oblio del primo fatto della storia, l'oblio della caduta
dell'uomo".
Più recentemente, F. Brunetière, confutando certi scrittori che negano l'azione riflessa delle idee
sulla vita pratica degli uomini o sulla costituzione delle società, diceva: "La credenza alla bontà
nativa della natura umana ha vinto l'idea cristiana in un gran numero d'uomini. Essa ha tutto
modificato, i costumi e la legge, la famiglia e l'educazione, la politica e la morale, il fine stesso e il
concetto della vita".
"La sola dottrina del peccato originale - disse a sua volta Mons. Ketteler - può diffondere una luce
di verità sulla situazione presente. Questa dottrina fondamentale di tutto il cristianesimo può sola
spiegarci in qual modo le verità naturali possano essere disconosciute, i sentimenti più nobili negati,
come l'uomo possa divenire inumano".(4)
Se noi dunque vogliamo fermare la nostra decadenza, manifesta agli occhi di tutti, se vogliamo
rialzarci e rientrare nelle vie che ci aveano condotti alla testa della civiltà, fa mestieri, innanzi tutto,
che noi ritorniamo nel posto in cui l'insegnamento della Chiesa ci avea collocati e che una
esperienza ahi! troppo crudele afferma essere unicamente vero e salutare.

Note:

(1) Théorie du pouvoir, t. I, p. 7.
(2) P. 8 e 10.
(3) Médecine moderne, 11 mai 1898. L'alcoolisme national.
(4) Uno dei sei sermoni pronunciati a Magonza. (Traduzione di Decurtins).