lunedì 2 febbraio 2015

J. Ratzinger: non condanno il modernismo. Impegnarci nell’edificazione di un nuovo ordine mondiale. Auguri per il Ramadan


J. Ratzinger: non condanno il modernismo. Impegnarci nell’edificazione di un nuovo ordine mondiale. Auguri per il Ramadan
di CdP Ricciotti. - http://radiospada.org/
Il Ramadan, costituisce un periodo eccezionale dell’anno per i maomettani in tutti i paesi a maggioranza musulmana: la sua “sacralità” è basata sulla tradizione già fissata nel Corano, secondo cui in questo mese Maometto avrebbe ricevuto una rivelazione dall’arcangelo Gabriele (clicca qui).
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Ciò premesso, proseguiamo nella pubblicazione dei mini-dossierriguardanti J. Ratzinger, il giovane teologo in giacca cravatta, che il Sant’Uffizio riteneva, già da vario tempo prima del “concilio” Vaticano II, in odore di eresia.
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L’elenco dei soggetti pericolosi per la fede, rilanciato nell’articolo Ratzinger Under Suspicion of Heresy («Ratzinger sospettato di eresia»), conteneva anche personaggi del calibro di Yves Congar, Henri de Lubac, Karl Rahner ed Hans Urs von Balthasar (cf. Informations Catholiques Internationales, nº 336, del 15 maggio 1969 pag. 9; vedi sito Crisi nella Chiesa), dei veri campioni di modernismo.
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Presentando alla stampa lo scritto «Donum Veritatis», Congregazione per la Dottrina della Fede, 24 maggio 1990, Joseph Ratzinger «ha affermato che gli insegnamenti dei Pontefici contro il modernismo, il liberalismo e l’evoluzionismo sono ormai desueti». Secondo il “fine teologo” tedesco, mito dei contemporanei “tradizionalisti” per auto-proclamazione, «queste condanne erano valide solamente per i tempi in cui furono scritte, per scopi pastorali. Si tratta di un’asserzione positivamente modernista» (clicca qui).
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Un estratto di queste sue dichiarazioni fu pubblicato dall’«Osservatore Romano», 27 giugno 1990, a pagina 6, nell’articolo: «Rinnovato dialogo tra Magistero e Teologia». Rinnovato??? Dialogo???  «[…] Se poi i Sommi Pontefici nei loro atti emanano di proposito una sentenza […] è evidente per tutti che tale questione […] non può più costituire oggetto di libera discussione fra i teologi» («Humani Generis», Pio XII,clicca qui).
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Si legge: «[…] ci sono decisioni del magistero che non possono essere un’ultima parola sulla materia in quanto tale, ma sono un ancoraggio sostanziale nel problema innanzitutto anche un’espressione di prudenza pastorale, una specie di disposizione provvisoria. Il loro nocciolo resta valido, ma i singoli particolari sui quali hanno influito le circostanze dei tempi, possono aver bisogno di ulteriori rettifiche. Al riguardo si può pensare sia alle dichiarazioni dei Papi del secolo scorso sulla libertà religiosa come anche alle decisioni anti-modernistiche dell’inizio di questo secolo, soprattutto alle decisioni della Commissione biblica di allora. Come grido di allarme davanti ad affrettati e superficiali adattamenti esse restano pienamente giustificate; una personalità come Johann Baptist Metz ha detto ad esempio che le decisioni anti-moderniste della Chiesa hanno reso il grande servizio di preservarla dallo sprofondamento nel mondo liberal-borghese. Ma nei particolari delle determinazioni contenutistiche esse furono superate dopo che nel loro momento particolare esse avevano adempiuto al loro compito pastorale» (clicca qui).
Ratzinger cita nello scritto, quasi per avvalorare la sua becera teoria, presentandolo peraltro come una personalità illustre, Johann Baptist Metz, discepolo dell’eresiarca Karl Rahner, amico dello stesso Ratzinger, e messaggero del modernismo.
Secondo J. Ratzinger, come facilmente si capisce dalle sue esplicite dichiarazioni, la Chiesa non deve più condannare modernismo e liberalismo, poiché tali condanne, che «nel loro momento particolare […] avevano adempiuto al loro compito pastorale», oggi sarebbero fuori luogo; egli teorizza, dunque, la fantasiosa esistenza del magistero pastorale (su fede e costume) non dogmatico, quindi riformabile. La dottrina cattolica sulla questione può essere studiata in Quanta Cura, Pio IX e Pascendi Dominici gregis, san Pio X.
Ratzinger, così, presume che in epoca contemporanea non sarebbero più necessarie codeste antiquate battaglie: “desuete” (sic!). Come è sotto gli occhi di tutti, purtroppo, diversamente dalle visioni arcobaleno di J. Ratzinger, la realtà è differente: la società sta rovinosamente implodendo anche a causa del modernismo e del liberalismo. Pio XII condanna chiaramente tali affermazioni – come quella appena tratta da J. Ratzinger – bollandole di storicismo, ovvero l’errore di chi ritiene che il Magistero sia un qualcosa di valido solo per l’epoca in cui viene formulato (cf. «Humani Generis», 22.08.1950). Noi cattolici sappiamo che sulle questioni che riguardano la fede ed il costume, sull’oggetto materiale della Fede, il Magistero non «scade».
Torniamo a parlare di J. Ratzinger e del suo morboso e flesso rapporto con l’Islam (qui le puntate precedenti).
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Sala degli Svizzeri, Castel Gandolfo, Lunedì, 25 settembre 2006, Discorso di J. Ratzinger agli ambasciatori ed ai rappresentanti maomettani in Italia: «Vorrei ribadire oggi tutta la stima e il profondo rispetto che ho per i credenti musulmani, richiamando alla mente le parole del Concilio Vaticano II , che per la Chiesa cattolica sono la Magna Charta del dialogo islamo-cristiano» (qui il documento in lingua inglese).
Vediamo cosa ci dice il documento in lingua italiana: «[…] in questo particolare contesto, vorrei oggi ribadire tutta la stima e il profondo rispetto che nutro verso i credenti musulmani, ricordando quanto afferma in proposito il Concilio Vaticano II e che per la Chiesa Cattolica costituisce la Magna Charta del dialogo islamo – cristiano: “La Chiesa guarda con stima anche i musulmani che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini. Essi cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti anche nascosti di Dio, come si è sottomesso Abramo, al quale la fede islamica volentieri si riferisce” (Dichiarazione Nostra aetate, n. 3). Ponendomi decisamente in questa prospettiva, fin dall’inizio del mio pontificato ho auspicato che si continuino a consolidare ponti di amicizia con i fedeli di tutte le religioni, con un particolare apprezzamento per la crescita del dialogo tra musulmani e cristiani (cfrDiscorso ai Delegati delle altre Chiese e Comunità ecclesiali e di altre Tradizioni religiose, Oss. Rom. 26 aprile 2005, pag. 4)».
Cosa significa avere stima di qualcuno? Secondo il dizionario: «opinione favorevole, considerazione positiva delle qualità, dell’operato altrui»; anche: «determinazione approssimativa di valori incogniti, di natura non economica, sulla base di una valutazione soggettiva». Come J. Ratzinger possa stimare ed avere «profondo rispetto» (ovvero: «Sentimento e atteggiamento di deferenza verso qualcuno che si ritiene degno di stima e di onore») per i «credenti musulmani» , ovvero per i propugnatori ed appartenenti alla setta di Maometto, divulgatori di una falsa religione, resta un mistero per la retta ragione (clicca qui).
Il mio, ovviamente, è sarcasmo. La Chiesa non stima gli infedeli, mai potrebbe farlo. Gli viene in aiuto, tuttavia, il “concilio” Vaticano II, acclamato «Magna carta» della Chiesa nel rapporto con le “false religioni”, da Montini ritenuto «più importante del Concilio di Nicea». A detta di J. Ratzinger e dei suoi seguaci, questa «Magna carta» sarebbe, però, non definitoria e meramente pastorale, quindi solo indicativa. Allora perché chiamarla «Magna carta», «più importante del Concilio di Nicea»? (clicca qui per approfondire).
Secondo J. Ratzinger e la sua «Magna carta»: «i musulmani che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini». Non sono mai riusciti a spiegare come lo stesso Dio che ha parlato possa essere Uno e Trino (il nostro vero Dio), ed uno nell’invenzione di Maometto (il loro “falso dio”); peraltro questa “comune entità” avrebbe detto a noi alcune cose, a Maometto altre, spesso in contraddizione, quindi non sarebbe il vero Dio, oppure non esisterebbe il vero Dio. Questa è la loro conclusione!
Ratzinger conclude il suo discorso prono allo spirito del mondo con la solita frase beneaugurante, tutta pacifista: «[…] fin dall’inizio del mio pontificato ho auspicato che si continuino a consolidare ponti di amicizia con i fedeli di tutte le religioni[…]».
In che modo vorrebbe «consolidare i ponti», senza la grazia di Dio?
Lo aveva già spiegato apertis verbis nella “benedizione” Urbi et Orbi, Roma, 25 dicembre 2005 (clicca qui): «Uomo moderno, adulto eppure talora debole nel pensiero e nella volontà, lasciati prender per mano dal Bambino di Betlemme; non temere, fidati di Lui! La forza vivificante della sua luce ti incoraggia ad impegnarti nell’edificazione di un nuovo ordine mondiale, fondato su giusti rapporti etici ed economici. Il suo amore guidi i popoli e ne rischiari la comune coscienza di essere “famiglia” chiamata a costruire rapporti di fiducia e di vicendevole sostegno. L’umanità unita potrà affrontare i tanti e preoccupanti problemi del momento presente: dalla minaccia terroristica alle condizioni di umiliante povertà in cui vivono milioni di esseri umani, dalla proliferazione delle armi alle pandemie e al degrado ambientale che pone a rischio il futuro del pianeta».
Questo è massonismo, non è cattolicesimo: «edificazione di un nuovo ordine mondiale», però con l’aiuto del Bambino di Betlemme, ma anche con l’aiuto del “dio” dei maomettani, di quello dei Giudei “nostra predica vivente” … vedremo prossimamente anche con l’aiuto di Buddha.
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Moschea al-Hussein bin-Talal – Amman, Sabato, 9 maggio 2009, incontro con i capi religiosi maomettani (qui il testo in inglese, qui in italiano), J. Ratzinger afferma: «Luoghi di culto, come questa stupenda moschea di Al – Hussein Bin Talal intitolata al venerato Re defunto, si innalzano come gioielli sulla superficie della terra. Dall’antico al moderno, dallo splendido all’umile, tutti rimandano al divino».
Nella versione italiana: «Luoghi di culto, come questa stupenda moschea di Al-Hussein Bin Talal intitolata al venerato Re defunto, si innalzano come gioielli sulla superficie della terra. Dall’antico al moderno, dallo splendido all’umile, tutti rimandano al divino, all’Unico Trascendente, all’Onnipotente. Ed attraverso i secoli questi santuari hanno attirato uomini e donne all’interno del loro spazio sacro per fare una pausa, per pregare e prender atto della presenza dell’Onnipotente, come pure per riconoscere che noi tutti siamo sue creature».
Secondo J. Ratzinger, le moschee sarebbero «gioielli sulla superficie della terra», meglio ancora «santuari», luoghi dove «uomini e donne all’interno del loro spazio sacro» (sacro??) prendono «atto dell’Onnipotente» e pregano alla «presenza dell’Onnipotente». Qualcuno dovrebbe spiegare al “fine teologo” tedesco cosa insegna la Chiesa a tal proposito. Ci si può documentare brevemente studiando la «Mortalium Animos» di Papa Pio XI (clicca qui).
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Parigi, venerdì 12 settembre 2008, incontro con il mondo della pseudo-culturaal Collège Bernardins (qui il testo in inglese, qui in italiano), J. Ratzinger dice: «Ringrazio i delegati della comunità islamica francese per aver accettato l’invito a partecipare a questo incontro : rivolgo loro i miei migliori auguri per il Ramadan già in corso».
In italiano: «Ringrazio i delegati della comunità musulmana francese per aver accettato di partecipare a questo incontro: rivolgo loro i miei migliori auguri  per il ramadan in corso. Il mio caloroso saluto va ora naturalmente all’insieme del multiforme mondo della cultura, che voi, cari invitati, rappresentate così degnamente».
Quindi: – auguri per il Ramadan; – caloroso saluto al multiculturalismo. ISIS ringrazia, purtroppo!
Prossimamente una nuova “puntata” …