mercoledì 4 febbraio 2015

Fascismo & eresia. L'abbaglio nostalgico di alcuni cattolici

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Pubblichiamo per i nostri lettori un estratto del libro appena pubblicato dalle Edizioni Radio Spada in questo 2015, 70° anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale: 
Il pezzo è solo un assaggio (poco più di 3 facciate su 16) della prefazione scritta da Andrea Giacobazzi alle prime due encicliche. Ovviamente il testo completo, oltre a quello di Pietro Ferrari, tratta di molti altri temi che incontrerete nel volume cartaceo.
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«A Dio spiacenti ed a’ nemici sui»[1]
Nell’analisi della reazione cattolica rispetto al fascismo italiano sarebbe utile, come si è fatto altrove[2], cercare innanzitutto di capire la complessità di questo fenomeno, così come degli altri presunti “fascismi” e di certe loro particolari degenerazioni.
Il modello politico inaugurato da Mussolini fu la “via italiana” al socialismo o fu il supremo argine “occidentale” (virgolette d’obbligo) al socialismo stesso? Probabilmente né l’uno, né l’altro: forse fu un’eresia del socialismo divenuta oltremodo ribelle. E se il Duce una volta al governo non fu più lo scatenato anticlericale che volle essere in gioventù certamente non incarnò nemmeno il ruolo di ineccepibile statista cattolico. Lo stesso fascismo italiano rappresentò spesso e volentieri l’alibi ideologico di alcuni famosi preti apostati o gravemente eterodossi.
Si pensi al celeberrimo Don Giovanni Preziosi che lasciò la tonaca, divenne fascista e massimo esponente dell’“antisemitismo italiano”. “Precursore” delle leggi razziali, diresse La Vita Italiana, fu Ministro di Stato ed Ispettore generale per la razza nella Repubblica Sociale Italiana. Si tolse la vita nell’aprile del 1945.
Sulle pagine de La Vita Italiana – uno degli organi più intransigenti nell’ambito della pubblicistica fascista – comparve anche il nome di un altro “autorevolissimo” apostata: don Romolo Murri. Pioniere della “democrazia cristiana” – oggi considerato un nume tutelare di questo partito politico, così come di certo modernismo – venne sospeso a divinis e scomunicato[3]. Murri ebbe un figlio, si riconciliò con la Chiesa nel 1943. Già nel 1924 aveva scritto un libro intitolato Fede e Fascismo in cui sosteneva “che andava considerata come «un precedente storico del Fascismo» la Democrazia Cristiana, il movimento da lui fondato”[4]. Fa un certo effetto vedere nell’indice de La Vita Italiana del gennaio 1938, il nome di questo modernista “spretato” vicino a quello di Sommi Picenardi ed Evola (su quest’ultimo faremo qualche cenno anche in seguito). Ci si permetterà un ucronistico divertissement nell’immaginare una storia andata un po’ diversamente, con qualche data spostata e con una vittoria dell’Italia mussoliniana nel conflitto mondiale: probabilmente ci saremmo ritrovati Murri, non padre nobile della DC, ma figura di rilievo nel trionfante, e retorico, pantheon fascista postbellico.
Non mancò poi chi – ed è il caso di don Tullio Calcagno – cercò di guidare una sorta di scisma nazionale e fascista della Chiesa. Don Calcagno parve agire con alti appoggi – tanto politici, quanto “editoriali” – all’interno del governo della Repubblica Sociale Italiana, Repubblica che tuttavia, all’articolo sei della sua Costituzione, proclamava “la religione cattolica apostolica e romana” come “la sola religione” della Stato. Sebbene la rivista del sacerdote scismatico (chiamata Crociata Italica) godesse di una certa diffusione, la Gerarchia ecclesiastica non ebbe timore di condannarlo apertamente. Morì fucilato dai partigiani insieme a Carlo Borsani (Medaglia d’oro al valor militare) nell’aprile 1945.
Non fu meno fascista don Ettore Civati, centurione della Milizia, entusiasta al punto di essere sospeso a divinis il 18 settembre 1942 dal vescovo di Como – l’integrista Mons. Alessandro Macchi – per “le malvagità e le insinuazioni … contro le persone sacre” lanciate attraverso testi pubblicati su Il Regime Fascista.
Questi esempi di clero deviato per l’Italia tuttavia non rappresentarono una novità. Si pensi alla sciagurata partecipazione, diretta o indiretta, di noti religiosi all’epopea massonico-risorgimentale e ai moti del 1848, valga per tutti l’esempio di Padre Ugo Bassi, sul cui monumento bolognese spiccano una squadra ed un compasso. Non si è in errore nel ritenere che la stessa polarizzazione politico-ideologica, determinata dalle prepotenze sabaude prima, durante e dopo il raggiungimento dell’“unità italiana”, abbia prodotto significativi contraccolpi anche in ambito ecclesiale. Se da un lato si erano resi manifesti alcuni casi di sfacciato tradimento con le forze “risorgimentali”, dall’altro si dovrà notare come certo popolarismo (anticipatore della DC) sia stato il frutto ben visibile di un pericoloso compromesso tra questi poli: nei decenni successivi ciò che nei primi anni del ‘900 si intravedeva appena divenne chiarissimo, le varie “democrazie cristiane” del Continente cedettero con blanda o nulla resistenza alle campagne pro-aborto e pro-divorzio. Non è un caso che il modernismo religioso abbia proliferato in campo politico principalmente attraverso questi partiti.
Pur con alcuni evidenti limiti si può dire tra i regimi autoritari consolidatisi nel periodo a cavallo delle due guerre mondiali, il franchismo spagnolo e ilsalazarismo portoghese furono quelli meno distanti da ciò che i cattolici potevano politicamente desiderare dal punto di vista della gestione interna dello Stato.
Per quanto concerne il fascismo italiano vi sono poi una serie di controprove che lo rendono difficilmente assimilabile al modello ottimale di governo cattolico. Ci si potrebbe dilungare – e non è il caso farlo qui – sull’idealismo che ha impregnato il partito, per non parlare di certe correnti “esoteriche” la cui influenza non può essere sottovalutata. Si faceva prima cenno al nome di Julius Evola accostato a quello del modernista Murri sulle pagine della fascistissima La Vita Italiana gestita dallo “spretato” Preziosi. L’evolismo – che tanto danno fece anche in seguito per l’interesse suscitato nelle generazioni giovanili del Movimento Sociale Italiano e di altri raggruppamenti di “estrema destra” – fu un prodotto tossico che godette di significativi sponsor sotto il regime. Il rapporto di Evola, poi guastato, con il massone[5] Reghini è noto. Quest’ultimo – inizialmente simpatizzante del fascismo – amava definirsi “il Vicario di Satana”[6], pare fu lui a presentare Evola a René Guénon. Che dire poi di D’Annunzio, massone ed esponente del Rito Martinista?
Sul fronte tedesco, la questione del cosiddetto “esoterismo nazista”, così come dei suoi caratteri anticristiani, verrà accennata in seguito.
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[1] Dante nel Canto III della Divina Commedia sceglie queste parole per gli ignavi. Qui non si tratta di ignavi ma di soggetti che non essendo stati fedeli né alla Chiesa né ai suoi più manifesti nemici hanno finito per avere il ruolo certamente di avversari del Cristianesimo ma senza nemmeno ottenere l’approvazione della maggioranza di quelli che – in altri modi, talvolta più efficaci – lo combattevano.
[2] Cfr. Pietro Ferrari, Fascismi, Edizioni Radio Spada, 2014.
[3] A differenza sua, don Ernesto Bonaiuti – altro modernista incallito e condannato – si oppose al governo di Mussolini.
[4] Pino Rauti, Rutilio Sermonti, Storia del fascismo: Le interpretazioni e le origini, Centro editoriale nazionale, 1976, nota, p. 127. Cfr. R. Murri: Fede e Fascismo, Alpes, 1924, pp. 81-88.
[5] Piero Vassallo, Le culture della destra italiana, Effedieffe, 2002, p. 111, note.
[6] Cfr. Paolo Taufer, in Atti del 7° Convegno di Studi Cattolici, Rimini, 29-30-31 ottobre 1999.


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