sabato 5 dicembre 2015

Papa Benedetto XV e Bergoglio, due posizioni a confronto sulla guerra

bergoglio-Bxv

di Marco Martone (Fonte: http://www.radiospada.org/ )

I terribili fatti di Parigi hanno provocato sul piano internazionale una serie di reazioni a catena dagli esiti tuttora incerti. La lotta all’Isis infatti vede contrapporsi sullo scacchiere internazionale l’asse della Nato, da un lato, e la Russia di Putin, dall’altro.
L’abbattimento degli aerei da guerra russi da parte della Turchia di Erdogan sembra aver scaldato una situazione già di per sé di rovente. Appare infatti evidente che la guerra al “terrorismo” sia in realtà un mero pretesto per ridisegnare le zone di influenza in medio-oriente.
Il governo italiano mantiene per il momento una posizione di sostanziale neutralità, mentre il ministro degli esteri Paolo Gentiloni ripete come un mantra che la priorità è quella di “accompagnare il dittatore Assad alla porta, per una transizione democratica[1]” (sic!). Sorprende che queste stesse affermazioni siano state recentemente ribadite da Matteo Salvini, aspirante leader del centro-destra italiano.
Evidentemente l’Iraq e la Libia non hanno insegnato nulla. O forse – maliziosamente diremmo noi – è proprio questa situazione di instabilità che si vuole perseguire.
In questa guerra di schieramenti manca una voce cattolica, dal momento che, ad oggi, non si comprende bene che posizione debba tenere il fedele cattolico di fronte al dipanarsi degli eventi.
Oggi stiamo vivendo una situazione per certi versi simile a quella che si verificò nel 1915, all’indomani dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, ma con le dovute e significative differenze.
In quel periodo il governo italiano presieduto da Antonio Salandra mantenne, almeno sulla carta, una posizione di neutralità: si giustificava infatti questa scelta a causa del carattere difensivo della Triplice alleanza – di cui l’Italia faceva parte – mentre l’opinione pubblica auspicava un intervento militare a fianco delle potenze “democratiche” a danno dell’Impero cattolico austro-ungarico.
Il fronte interventista era in realtà frastagliato e comprendeva i partiti della sinistra democratica composta dai repubblicani, dai radicali, dai socialriformisti e dalle associazioni irredentiste, nonché da alcune frange estremiste del movimento operaio. Costoro videro nell’intervento militare un mezzo necessario per rovesciare l’assetto sociale e politico italiano.
Erano favorevoli all’intervento anche i nazionalisti che auspicavano una guerra contro l’Impero austro-ungarico al fine di completare il processo risorgimentale.
Più moderati, ma pur sempre favorevoli all’intervento militare, erano invece i c.d. conservatori dell’ala liberale, capitanati dal presidente del Consiglio Antonio Salandra e Sidney Sonnino, i quali temevano che il mancato intervento in guerra potesse pregiudicare gli interessi italiani una volta terminate le ostilità.
Chi invece si collocava nello schieramento contrario alla guerra erano quei liberali che si rifacevano a Giovanni Giolitti, dal momento che costoro temevano che l’inadeguatezza militare dell’Italia nell’affrontare una guerra lunga e di logoramento avrebbe comportato esiti disastrosi, nonché il Psi, unica forza di sinistra ad opporsi all’ingresso dell’Italia nel conflitto in corso.
In quella situazione così difficile i cattolici potevano contare su una guida sicura, rappresentata da papa Benedetto XV, il quale mantenne un atteggiamento di contrarietà alla guerra. Alcuni qualificano ancora oggi la posizione del pontefice pacifista, ma in realtà le cose non stanno proprio così. Nulla a che vedere con gli slogan sessantottini del Peace and Love durante la guerra del Vietnam. Vediamo perché.
Ebbene, papa Benedetto XV si schierò nettamente contro quella guerra poiché intuì che essa avrebbe provocato ingenti danni in particolar modo ai fedeli cattolici. Era infatti ben consapevole che un conflitto globale avrebbe potuto determinare uno stravolgimento degli equilibri politici. Cosa che, purtroppo, avvenne con la caduta dell’Impero austro-ungarico e che successivamente ha determinato, tra le tante conseguenze nefaste, anche quel fenomeno di balcanizzazione che ha provocato i terribili conflitti di fine Novecento. Tuttavia papa Benedetto XV non era – per così dire – filo austriaco: si temeva infatti che la guerra avrebbe provocato una inutile strage tra popoli legati dalla medesima fede cattolica e papa Benedetto XV era inoltre ben consapevole quali interessi economici e politici muovevano le potenze “democratiche”.
Si tratta peraltro di un atteggiamento non nuovo, giacché in pieno Risorgimento il papato mantenne una posizione ostile nei confronti delle mire “liberali” italiane e straniere, volte a ridimensionare l’influenza austriaca nei territori dell’Italia settentrionale. Questo non vuol dire che i pontefici, ed in particolare Pio IX, fossero “anti-italiani” – per usare uno slogan caro a certa destra italiana – significa, invece, che ebbero subito chiara la situazione e i danni che tali moti bellicosi avrebbero provocato. Peraltro lo stesso catechismo di San Pio X espressamente riconosce la legittimità della guerra, a determinate condizioni, sicché la posizione di Benedetto XV va vista in questa prospettiva.
Se invece diamo uno sguardo a ciò che sta accadendo in questi giorni non è possibile rinvenire una posizione da parte della Chiesa autenticamente cattolica. Il recente viaggio di J. Bergoglio in Africa è stato un momento di apoteosi “ecumenica”. I continui richiami al ripudio della guerra in nome di Dio lascia perplessi, poiché non si comprende – e forse è proprio questo l’intento – a chi sia rivolto. Ai cattolici? Ai musulmani? Ad entrambi? Ad una più attenta riflessione si scorge che in effetti J. Bergoglio ha voluto sostanzialmente lanciare un messaggio – questa volta sì – pacifista, senza alcun invito alla conversione di chi vive lontano dalla fede cattolica.
La scena del suo viaggio a bordo della papa-mobile assieme all’imam africano desta più di qualche interrogativo[2], dal momento che il Magistero ha più volte condannato questi atteggiamenti, a prescindere dal fine “nobile” che si vuole perseguire, come ribadito da Pio XI nella Mortalium animos[3]. La situazione non è affatto migliore se diamo uno sguardo alle dichiarazioni di J. Bergoglio all’indomani degli attentati parigini: non vi è stata alcuna esplicita condanna dell’ideologia maomettana e, anzi, si è cercato di minimizzare il tutto in nome del politically correct. Sicuramente non ci si aspetta l’indizione di una crociata, ma almeno una direttiva chiara e precisa al mondo cattolico e, soprattutto, una esortazione alla conversione all’unica vera fede. Infatti l’unica cosa che viene ribadita è la condanna di ogni tipo di estremismo, che sa tanto di relativismo etico[4]. Inoltre anche in merito alla crisi Nato – Russia non è dato rinvenire una linea cattolica che inviti i governanti al rispetto dei diritti di Dio. A tal proposito occorre sottolineare come sia pernicioso l’atteggiamento di quella parte della politica italiana e del clero troppo incline ad appoggiare le posizioni filo-scismatiche russe. Putin può sicuramente essere un argine allo strapotere americano, ma non può in alcun modo essere utilizzato come modello (anche) religioso. Forse però tale approccio deriva proprio dal fatto che manca una voce forte ed autorevole in campo cattolico.

Se invece osserviamo la posizione di papa Benedetto XV la differenza di prospettiva è netta, tanto è vero che sul finire del conflitto mondiale Egli inviò ai capi dei popoli belligeranti una lettera nella quale istruisce come raggiungere la vera e duratura pace. Si legge inoltre alla fine della predetta lettera:
«Riflettete alla vostra gravissima responsabilità dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini; dalle vostre risoluzioni dipendono la quiete e la gioia di innumerevoli famiglie, la vita di migliaia di giovani, la felicità stessa dei popoli, che Voi avete l’assoluto dovere di procurare. Vi inspiri il Signore decisioni conformi alla Sua santissima volontà, e faccia che Voi, meritandovi il plauso dell’età presente, vi assicuriate altresì presso le venture generazioni il nome di pacificatori.[5]»
Ebbene, appare evidente come oggi la nostra situazione sia incerta, sia per i venti di guerra che sembrano muoversi sia per la mancanza di autorità credibile che difenda innanzitutto la posizione di noi cattolici. Non ci resta che pregare affinché Chiesa torni dove era fino a qualche decennio fa.


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[1] http://www.corriere.it/esteri/15_ottobre_30/gentiloni-vienna-intesa-transizione-uscita-assad-75398b42-7f27-11e5-882e-dcc202b27802.shtml
[2] Cfr. http://www.askanews.it/top-10/francesco-prega-in-moschea-poi-con-l-imam-sulla-papa-mobile_711676397.htm
[3] Consultabile su https://w2.vatican.va/content/pius-xi/it/encyclicals/documents/hf_p-xi_enc_19280106_mortalium-animos.html
[4] http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/11/15/attentati-parigi-la-condanna-del-papa-utilizzare-il-nome-di-dio-e-una-bestemmia/2221162/
[5] Consultabile su https://w2.vatican.va/content/benedict-xv/it/letters/1917/documents/hf_ben-xv_let_19170801_popoli-belligeranti.html