don Marcello Stanzione:
Il tema dello scontro tra bene e male dentro la storia umana è assai presente nei pensatori cattolici più lucidi ed è alla base del concetto di controrivoluzione portato avanti da brillanti scrittori e apologeti come Henri Delassus e Plinio Correa de Oliveira autore del magistrale “ Rivoluzione e Controrivoluzione” che quest’anno 2...009 celebra il cinquantenario di pubblicazione. Per l’autore Brasiliano la rivoluzione ha la sua causa profonda in una esplosione di orgoglio e di sensualità che hanno ispirato una catena di sistemi ideologici dall’accettazione dei quali sono derivate le tre grandi perniciose rivoluzioni dell’Occidente: la pseudo–riforma protestante, la rivoluzione francese ed il comunismo. Scrive de Oliveira: “ L’orgoglio conduce all’odio verso ogni superiorità, e porta quindi all’affermazione che la disuguaglianza è in se stessa, su tutti i piani, anche e principalmente quello metafisico e religioso, un male”. Si tratta in questo caso dell’aspetto ugualitario della rivoluzione, seguito dall’aspetto liberale, determinato dalla sensualità, che “ di per se tende ad abbattere tutte le barriere. Non accetta freni e porta alla rivolta contro ogni autorità e ogni legge, sia divina che umana, ecclesiastica o civile”. Lo scopo della rivoluzione è sempre il sovvertimento dell’unico Ordine Divino costituito, cioè l’autorità divina sul creato. La rivoluzione non ha quindi un’unica forma, una sola manifestazione, ma cerca in tutti i modi compreso quello della mediazione e del sorriso di conseguire i propri obiettivi. Il de Oliveira riguardo alla strategia rivoluzionaria osserva: “ Queste tendenze disordinate, che per la propria natura lottano per realizzarsi, non conformandosi più ad un ordine di cose che è ad esse contrario, cominciano a modificare la mentalità, i modi di essere, le espressioni artistiche e i costumi, senza incidere subito in modo diretto – almeno abitualmente- sulle idee”. Quindi la rivoluzione arriva a modificare le idee. “ Così. Ispirate dalla sregolatezza delle tendenze profonde, spuntano dottrine nuove. Esse cercano talora, all’inizio, un modus vivendi con quelle antiche, e si esprimono in modo da mantenere con queste una parvenza di armonia, che normalmente non tarda a sfociare in lotta dichiarata”. Infine “Questa trasformazione delle idee si estende, a sua volta, al terreno dei fatti, da cui passa a operare, con mezzi cruenti o incruenti, la trasformazione delle istituzioni, delle leggi e dei costumi, tanto nella sfera religiosa quanto nella società temporale”. L’incedere rivoluzionario parte quindi da tendenze non ordinate al bene che si sviluppano come i vizi che crescono di intensità quanto più sono soddisfatte. Gli ingenui si lasciano spesso illudere da apparenti intervalli della rivoluzione, che procede di eccesso in eccesso. Spesso all’inizio la rivoluzione esplode in estremismi inaccettabili che suscitano reazioni contrarie. Il possibile temporaneo fallimento delle esagerazioni estremiste è solo apparente, perché in realtà inclina la moltitudine dei moderati e dei tiepidi verso sinistra… Per de Oliveira l’apparente divisione delle forze rivoluzionarie è un’illusione perché esse sono in profonda armonia negli elementi essenziali quando si tratta di combattere la Chiesa Cattolica, quintessenza della Contro-Rivoluzione. L’arcangelo Michele può a ragione essere definito il primo controrivoluzionario perché ha combattuto contro Lucifero, il primo rivoluzionario della storia del cosmo che voleva con il suo orgoglio destabilizzare l’ordinamento divino del creato. Ma san Michele è anche il primo modello per ogni controrivoluzionario Gli Ebrei, al ritorno dalla prigionia di Babilonia, pensarono di ricostruire le mura di Gerusalemme; ma visto le disposizioni ostili delle popolazioni vicine, essi si divisero in due gruppi. Gli uni si misero al lavoro; gli altri schierati in battaglia sotto gli ordini de capi della tribù di Giuda, si tennero pronti per respingere gli assalti dei nemici che avevano giurato d’impedire il successo dell’impresa. Gli operai stessi erano armati; accadeva loro sovente, pur preparando i materiali e disponendo le pietre, di sospendere il lavoro e tirar fuori la spada. Costruire e combattere è questa la migliore immagine per definire il vero cristiano militante, che proprio per questo non può non essere un controrivoluzionario a tale proposito San Cirillo D’Alessandria afferma: “Ecco Michele combatte e vince. Forse che una guerra sorse contro l’Arcangelo? Forse che egli ebbe bisogno di attaccare battaglia? No, non sia mai. Ma il nemico, essendosi ribellato, volle catturare tutto il genere degli uomini. Allora Michele combatté con lui. Sempre infatti Michele l’Arcangelo combatte per tutto il genere dell’umanità, aiutandola, essendo per essa un difensore davanti a Dio che la creò. Perciò beato colui che morirà puro dalla violenza di quel dragone. Un gran male vi fu per noi, o miei cari, poiché il nemico malvagio fu cacciato giù da noi, il nemico della verità. Ma cacciamo da noi le sue azioni malvagie, affinché non ci tiri giù dalla perdizione con lui”. (Cirillo di Alessandria, Esegesi dell’Apocalisse, in Omelie Copte, S.E.I., Torino 1981, p. 142).
Ecco l’immagine del cristiano. E’ un costruttore ed un soldato. Egli costruisce a gloria di Dio un tempio magnifico. La sua vita deve essere consacrata come i nostri templi più maestosi che portavano in alto sulla facciata d’ingresso la scritta in latino Deo optimo maximo, cioè al Dio buonissimo e gradissimo ch’essa è dedicata. Ma non bisogna rallegrarsi di innalzare e di completare in pace l’edificio che ha intrapreso a costruire. Dei nemici lo circondano, numerosi, infaticabili, che pongono alla prova la sua costanza e lo insidiano in mille maniere. Egli deve lavorare con la spada in mano: è un soldato. Un sacerdote napoletano morto in concetto di santità scrisse: “La vittoria di San Michele e degli Angeli fedeli non fu un trionfo di armi; sarebbe stato troppo meschina; fu un trionfo di spiriti eccelsi, di intelletti luminosi, di amori splendenti nella loro fiamma, di maestà elevate sulle altezze della grazia […]. Anche gli uomini veramente grandi ed equilibrati, esaltano le vittorie militari non per le stragi attraverso le quali si conseguono, ma per l’intelletto e la volontà che le dirigono. […]. Rifulge il comando nella ponderazione delle sue disposizioni, rifulgono i capi nella risolutezza della loro volontà, rifulgono i soldati nello slancio della loro obbedienza, spinta fino all’eroismo. La vittoria è nel comando, la gloria è nei capi, l’epopea è nei soldati; potenza, intelletto ed amore spinto fino al sacrificio: la triade della vittoria”. (Dain COHENEL (Sac. Dolindo Ruotolo), Nei raggi della Grandezza e della vita sacerdotale, Napoli, Tipografia La Floridiana 1940, p. 378). Lo stesso autore afferma: “Milizia è la vita dell’uomo, milizia è la vita del cristiano, ed in questa milizia che muove alla conquista degli eterni beni, conoscendo, amando e servendo Dio, il Sacerdote rappresenta il capitano che guida le schiere, ed è sulla terra quello che fu San Michele Arcangelo nella lotta angelica, vindice della divina gloria e capo del combattimento glorioso. La Chiesa che ha San Michele come Angelo Custode e come Custode dell’Eucarestia, propone la vittoria del Santo Arcangelo come modello della nostra vittoria, ed io perciò debbo considerare quell’epopea mirabile di libertà, per vivere combattendo, per non cedere al male, per liberarmi dai ceppi, per liberarne le anime a me affidate, e gridare al mondo apostata ed infedele: Chi è come Dio?”. (Dain COHENEL (Sac. Dolindo Ruotolo), Nei raggi della Grandezza e della vita sacerdotale, Tipografia La Floridiana, Napoli 1940, p. 377).Il cristiano, solo, potrebbe resistere ad un nemico che è legione? Dio vi ha provveduto: egli gli ha dato un difensore. La santa Chiesa l’afferma quando dice: “Arcangelo Michele, venite in aiuto al popolo di Dio”. Il difensore dei cristiani, secondo sant’Anselmo, è il vincitore di Satana stesso, è quell’angelo formidabile che ha la potenza di legare il dragone per mille anni; è san Michele, il capo della milizia celeste, che ha il dono di far tremare Satana e di metterlo in fuga. – Anche numerosi autori chiamano san Michele il sostegno dell’umanità decaduta, il difensore della fede dei cristiani, lo scudo vivente di quelli che vogliono combattere i demoni e salvare le anime.Non contento di ottenere a quelli che l’invocano la forza di resistere alle seduzioni dell’inferno, san Michele in persona combatte per essi. “Va, diceva egli un giorno a Gedeone inviandolo contro i Madianiti, io sarò con te e tu vincerai”. Egli agisce così nei riguardi di quelli che gli sono devoti. Egli ama tanto gli uomini, dice san Brunone da Segni, che giorno e notte lotta per essi contro il Dragone infernale. Il diacono Pantaleone aggiunge ch’egli è sempre accampato intorno ai fedeli, ossia che coi suoi angeli egli monta intorno a noi una custodia vigilante, affinché noi non diventiamo preda dei nostri nemici. Non è quello che ci indica la Chiesa in quella parola della sua liturgia: L’arcangelo è in piedi pronto a venire in soccorso delle anime giuste?La Chiesa non ha solamente per scopo di ricordarci il suo trionfo in cielo, quando ci rappresenta san Michele nell’attitudine di un guerriero, la corazza sul petto, la lancia o la spada in mano, ed il suo nemico sotto il suo piede vittorioso. Ella vuole ancora esprimere la missione che egli ha ricevuta da Dio di combattere per noi e di proteggerci. Bisogna dunque invocarlo con fiducia. Se i cattolici non ricevono tutti i soccorsi e tutte le consolazioni che potrebbero ottenere, è che esse dimenticano di pregare san Michele, o che lo pregano male. Michele, da valoroso e fedele generale di Dio, non accetta pace sino a che il nemico dell’Altissimo non sarà vinto anche sulla terra: “Vidi un angelo che scendeva dal cielo tenendo in mano la chiave dell’Abisso e una grande catena. Egli afferrò il dragone e l’antico Serpente, che è il diavolo, satana, e lo incatenò” (Ap. 20, 1-2). Chi altri è questo Angelo se non Michele? Egli ha vinto il drago in cielo e lo vincerà anche sulla terra. Come il sottoscritto ha già scritto altrove: “La lotta dell’Arcangelo (con il demonio) non appartiene solo ad un antico passato, ma è attualissima anche oggi perché, come afferma il santo padre Giovanni Paolo II: “Il demonio è tuttora vivo e operante nel mondo”. Quando si parla del demonio, l’uomo moderno, che è influenzato da numerose correnti culturali anticristiane come l’Illuminismo, il Positivismo e il Secolarismo, afferma che il diavolo è un mito, una personificazione simbolica del male, uno spauracchio dell’epoca medievale. Ma nella nostra società incredula si verifica un fenomeno inquietante: Satana, scacciato dalla porta, è rientrato dalla finestra: cioè scacciato dalla fede, è rientrato dalla superstizione. Il mondo moderno, tecnologico e industrializzato, pullula di maghi, streghe, stregoni di città, spiritisti, venditori di fatture e d’amuleti e di altra gente simile”. (Marcello STANZIONE, La Via Angelica, Gribaudi, Milano 2004, pp. 25-26).