martedì 29 maggio 2012

Fratelli Bandiera: Classisti, disertori, fanatici, settari, sovversivi, e...voltagabbana


Attilio Bandiera (Venezia, 24 maggio 1810Vallone di Rovito, 25 luglio 1844) ed Emilio Bandiera (Venezia, 20 giugno 1819Vallone di Rovito, 25 luglio 1844) entrambi ufficiali della Imperial Regia Marina Austro-Veneta erano i rampolli di una Nobile famiglia Veneziana. Il padre Francesco , anch'egli ufficiale di marina, per i suoi meriti aveva ottenuto il titolo di Barone ed era stato insignito dell'ordine cavalleresco della Corona di Fero ; col grado di Contrammiraglio comandava la squadra Austro-Veneta nel Mediteraneo (Nel 1831 catturò i sovversivi rivoluzionari in fuga Mamiani, Pepoli, Zucchi, Morani, Olivieri, che cercarono di fuggire da Ancona noleggiando un "trabaccolo" Pontificio.  Il Vice-Ammiraglio Francesco Bandiera , con la sua squadra, li fermò al largo delle coste di Loreto conducendoli prigionieri a Venezia).

Coat of arms of the Austro-Hungarian Navy.png
Stemma della Marina Imperiale

Continuando la tradizione di famiglia , i fratelli Bandiera, studiarono all'Accademia militare di Marina di Venezia dove la severità e la protezione dell'ambiente militare non valsero a vanificare la penetrazione delle idee rivoluzionarie Mazziniane: Antonio Bresciani, nel romanzo storico "L'Orfanello" così descrive i Bandiera al tempo del Collegio Militare: "Fino da giovinetti ebbero i Bandiera la disavventura di abbattersi al collegio nei tristi sovvertitori delle loro  giovani menti; ed Emilio , d'indole più maligna del fratel maggiore, narra sfacciatamente di sè medesimo , che, a disfogar l'odio dell'animo suo verso la dominazione austriaca , soleva, pargolo tra pargoli,  aizzare i compagni italiani contro i fanciulli Tedeschi loro convittori, e con ogni maniera di rabbuffi, di dispetti, d'onte, di villanie, stuzzicare, svilire, umiliare quegli innocenti giovinetti , coi quali avevano pur comune il tetto , la mensa, lo studio ed i giuochi (...). Fino al 1842 , con tutto l'aver per tre anni interi desiderato e cercato di ascriversi alla Giovine italia  , alla quale spettavano per la malvagità dei loro disegni sin da fanciulli , non erano riusciti ad effettuarlo coll'opera. Or in quell'anno il giovinetto Domenico Moro , di cera gentile e di bell'aspetto, ma tristemente allevato , e fin dalla fanciullezza amico e complice dei Bandiera, sotto altro pretesto recossi a Londra, e quivi abboccossi a grande agio col Mazzini , ed il nome suo e quello dei Bandiera , di pieno e autentico loro mandato, scrisse nella lista della Giovine Italia"(Il romanzo fu pubblicato a puntate sulla Civiltà Cattolica ; il passo citato è al capitolo XXXIV del Vol. III, Seconda Serie 1853, p. 651).


I fratelli Bandiera nel periodo in cui frequentavano l'Accademia militare di Marina di Venezia

Nel 1840 furono impegnati, sotto il comando del padre, nella Campagna di Siria ed è proprio in questo periodo che i due fratelli meditarono di trasformare in azione le idee rivoluzionarie maturate al tempo dell'accademia. Il progetto era quello di fondare una Società  segreta  con diramazioni in tutta la marina Imperiale al fine di affrancare l'Italia dal "dominio straniero".
Nacque così nel 1841 la Società Esperia , associazione segreta sostanzialmente affiliata sia alla Carboneria che alla Giovine Italia; sopratutto Attilio aveva avuto già esperienze di affiliazione sia alla Carboneria che alla Massoneria: Quando cadde prigioniero in Calabria , a seguito della sovversiva spedizione del 1844, fra i documenti che aveva con sè,  fu trovato un "Catechismo Carbonico in grado d'Apprendimento": Quasi certamente Attilio, prima di pensare a far sorgere nella Marina Austro-Veneta l'Esperia, era iscritto alla Carboneria. Ed ecco a provarlo, copiato di sua scrittura , un Catechismo in grado d'Apprendimento. Fu Attilio Bandiera anche massone? Lo fa ritenere probabile il Catechismo massone che si trovava tra le sue carte, uno dei numerosi di tal genere che in ogni tempo furono compilati , e dei quali molti vennero alla luce .


Simbolo della Carboneria

Bandiera della "Giovine Italia"

Simbolo "classico" della Massoneria

E' da notarsi per altro che questo fu redatto a Parigi nel 1840 (...) Attilio, imbevuto  dei principi filosofici e umanitarii che di Francia s'erano diffusi in tutto il mondo durante il secolo , preoccupato della sorte non d'Italia soltanto ma di tutti i popoli oppressi , convinto della fratellanza delle genti in una causa comune di libertà e giustizia , nemico della potestà Papale teocratica e alleata ai despoti, era deista e credeva con fede profonda. Credeva in uno spirito universale , in un ente supremo , regolatore d'ogni cosa creata, giudice secondo le opere dell'anima umana immortale , e tale fede, simile a quella che confortò la grande opera di Giuseppe Mazzini, era divisa dal fratello Emilio" ( Riccardo Pietrantoni, Storia dei Fratelli Bandiera...cit., pp. 84 sgg.).

Giuseppe Mazzini

In sostanza , sebbene i primi contatti diretti col rivoluzionario genovese si verificarono materialmente nella seconda metà del 1842 e cioè dopo la fonzazione dell'Esperia , l'ambito ideale, il clima e l'ambiente in cui si muoveva questa società erano , nondimeno, quelli della Giovine Italia di Mazzini . Entrambe si dichiaravano unitarie e repubblicane e ci fu un momento in cui si pensò , senza esito, ad una loro fusione ; comunque le forze furono associate.
A questo punto è d'obbligo soffermarsi su un punto in particolare, e cioè, lo Statuto dell'Esperia. In esso era contenuto un passaggio che può fare comprendere al lettore il grado di classismo e fanatismo dei Bandiera e dei loro ideali e compagni:

Non si facciano, se non con sommo riguardo, affigliazzioni tra la plebe perchè essa quasi sempre per natura imprudente e per bisogno corrotta.E' da rivolgersi di preferenza ai ricchi, ai forti e ai dotti,negligendo i poveri , i deboli e gli ignoranti.

Di seguito è pubblicata la corrispondenza tra i fratelli Bandiera , Mazzini, e il rivoluzionario modenese Nicola Fabrizi* incontrato dai Bandiera nel 1842, a Malta, che permise lo stetto legame tra le due società segrete.

Nicola Fabrizi


* Nicola Fabrizi era stretto collaboratore del Mazzini e importante dirigente della Giovine Italia; aveva combattuto in Spagna contro i Carlisti nel 1837 e poi si era trasferito , esule, a Malta per costituire la "Legione Italica", una formazione segreta militare, braccio armato e operativo della Giovine Italia finalizzata alla lotta armata e alla guerra per bande nell'Italia centro-meridionale.

 La corrispondenza riportata mostrerà profili documentali interessanti per la ricostruzione non solo dei fatti, ma sopratutto del pensiero politico-ideologico dei due fratelli:












La logica conseguenza delle attività cospiratorie dei due fratelli fu, dunque, la diserzione dalla marina Austro-Veneta e la fuga da Venezia; entrambi rifugiati a Corfù diedero inizio ai progetti sovversivi contro i legittimi Stati Italiani.

I fratelli Bandiera a Corfù

Il 13 Giugno 1844 i fratelli Attilio ed Emilio Bandiera partirono da Corfù con 17 compagni alla volta del Regno delle Due Sicilie , avendo avuto notizia di una sollevazione "popolare" in corso nelle Calabrie. L'informazione però non era esatta.In effetti nel Marzo in Calabria era scoppiato un moto rivoluzionario, ma ben presto era stato sedato concludendosi con 21 condanne a morte, delle quali solo sei eseguite. Lo sbarco avvenne presso la foce del fiume Neto , vicino Crotone, la sera del 16 Giugno.

Raffigurazione retorica dello sbarco dei fratelli Bandiera

 Per rendersi conto in modo concreto di come si svolsero realmente i fatti  riporterò ciò che il Giornale del Regno delle Due Sicilie scrisse approposito:



 





E' importante mostrare, per comprendere il fanatismo che ispirava questi novelli terroristi, i due deliranti proclami scritti dai Bandiera , eccoli qui di seguito:









Il processo che seguì la cattura dei sovversivi chiamò gli imputati a rispondere dei reati di:

-Cospirazione ed attentato all'ordine pubblico, il cui oggetto era quello di cambiare il Governo del Re Ferdinando II.
-Sbarco furtivo commesso a mano armata nel Regno con bandiera tricolore.
-Infrazione alle leggi sanitarie del Regno.
-Resistenza alla forza pubblica dei Comuni di Belvedere e Spinelli, la sera del 18 Giugno, in cui rimasero estinti il Capo e un individuo di G. Urbana, cioè D. Antonio Arcuri e Nicola Rizzuti, nonchè di ferite gravi in persona del Generale Bernardino Chiacchierella che gli produssero la morte, elasso il periodo di giorni nove.
Parimenti di attacco e resistenza alla forza pubblica di S. Giovanni in Fiore, il giorno 19 Giugnoin cui rimasero parimenti estinti , due di essi cospiratori , cioè Giuseppe Miller e Francesco Tesei.
-Finalmente per aver condotto seco loro carte e libri contenenti organizzazioni repubblicane , proclami , statuti e massime rivoluzionarie.
Il vulcano di patriottismo rivoluzionario, popolare, repubblicano , modulato su ispirazione democratico-Mazziniana e che costituiva l'"importante e necessario presupposto nel processo di liberazione dei popoli, si affievolisce, sino a scomparire del tutto , appena qualche giorno dopo lo sbarco, quando, chiusi nelle carceri Calabresi e sottoposti a processo , i "patrioti" rimeditano con più "cosapevolezza" la figura di Ferdinando II che da "villano spregevole", da re che opprime e perseguita, che a "riempito il nostro paese di vergogna e di obrobrio" , viene promosso "Sacra Real Maestà", "Sire Augusto", destinatario dei" migliori sentimenti di zelo e di ammirazione", la "vivificata immagine d'iddio in terra" (riscoprendo e restaurando la teologia politica del diritto divino dei Re), regnante sulle "province che hanno la felicità di essere rette dall'invitto vostro scettro", dotato da "così alti spiriti guerieri e di acuto intendimento" , destinato a "imprese gloriose , magnanime e benefiche", futuro "Luigi XIV del Regno d'Italia", padre che mantiene nel suo Regno "pace, contentezza e amore".
Ma ce n'è ancora: sono venuti nel Meridione per offrirsi "sentinelle perdute di quel Sovrano al quale avevamo dedicato ammirazione, fedeltà ed obbedienza illimitata"; per "vivere e morire sotto i gloriosi suoi stendardi(...) pur non avendo il vantaggio di appartenere al Vostro Regno"; Murat fallì il tentativo perchè non possedeva "nè la legittimità, nè l'integrità del Trono" che al Borbone discende dagli Avi (ancora un richiamo alla teologia regale che vede la legittimità non derivata dal popolo); si professano  "servi devoti e sicuri" diversificandosi" da quei non pochi che diedersi in braccio di repubblicane utopie come se fosse mai possibile (unire l'Italia) senza un freno di ferro che potesse e sapesse contenere gli inconsiderati (leggasi sconsiderati) concepimenti di una nazione non ancora matura per le forme costituzionali" (ma Attilio aveva un progetto di costituzione nello zaino); la loro "convinzione non era la scomposta e viziosa Italia costituita in Repubblica".
Infine, "ansiosi di poter divenire di Vostra Sacra Maestà Reale, sudditi fedelissimi" (e non cittadini) "prostrati nella polvere", desiderosi di chiamarlo padre, supplicano perdono sperando di divenire un giorno, istrumento non ultimo della gloria cui il Regno aspira.
Insomma, i componenti la spedizione (va ricordato che Attilio Bandiera scrive "in nome degl'infelici mie compagni di sventura, ansiosi di poter divenire sudditi fedelissimi") dissimulano totalmente sia quello che sono sia quello che scrivono, preannunciando la formazione di quel tipico carattere "italiano" che modellerà i futuri costumi politici con il vezzo delle "zone grigie", dove tutto si mescola e si fa fatica a capire.
Emilio Bandiera nella lettera "Memoria diretta da Emilio Bandiera ai componenti il Tribunale Milatare" arriva ad affermare addirittura che "Ferdinando II non solo favoriva, ma era il misterioso autore della sollevazione Calabrese". Secondo il Bandiera , Ferdinando II, per non compromettersi con i Gabinetti europei, anzi per sviarne i sospetti, avrebbe segretamente assecondato gli insorti per poi, di fronte al rivolgimento popolare compiuto, essere costretto a concedere le guarentigie costituzionali e da qui a prendere la direzione dell' "impresa nazionale" , il passo sarebbe stato breve.
Le farneticanti affermazioni del Bandiera cozzano contro il muro della realtà oggettiva. La politica estera di Ferdinando II di Borbone-Due Sicilie non ha mai contemplato progetti di leadership unitaria; il Re non volle mai ingerirsi nella così detta "questione Italiana", per non ledere i diritti degli altri Principi d'Italia e sopratutto del Pontefice. L'aneddoto secondo cui si riteneva "chiuso tra l'acqua salata e l'acqua Santa" rende comprensibile, in parte e con arguzia e semplicità, la posizione della Monarchia Duo Siciliana, senza scomodare dotte argomentazioni diplomatiche.


Ferdinando II di Borbone-Due Sicilie



Qui di seguito sono esposte le lettere scritte da Attilio Bandiera a Ferdinando II:










Qui viene presentato lo scritto , sempre di Attilio Bandiera, indirizzato ai sui difensori. Notare le farneticazioni esposte dal Bandiera e il tentativo di passare come una povera vittima del "crudele inganno":






Con sentenza del 24 Luglio la Commisione MIlitare , dei  18  imputati ne condannò a morte 17 e uno a 5 anni di prigionia; per cinque la pena capitale fu sospesae per gli altri l'esecuzione fu limitata a solo nove e cioè ai "capi  e a coloro che hanno avuto più influenza e più gridato alla rivolta" .
L'esecuzione avvenne il 25 Luglio per fucilazione e con il terzo grado di pubblico esempio che consisteva nel trasporto dei condannati a piedi nudi, vestiti di nero, con velo nero che copriva i volti.
I fucilati furono: Attilio Bandiera , Emilio Bandiera, Nicola Ricciotti, Anacarsi Nardi, Giovanni Venerucci , Giacomo Rocca, Francesco Berti, Domenico Lupatelli, Domenico Moro.



Da sinistra: Attilio ed Emilio Bandiera ritratti da Giuseppe Pacchioni,compagno di spedizione,nel carcere di Cosenza prima dell'esecuzione.


Nicola Ricciotti, uno dei più famosi compagni sovversivi-rivoluzionari dei fratelli Bandiera . Garibaldi ,  folle fanatico ammiratore di folli  fanatici, chiamò uno dei suoi figli , nato nel 1847,  con il nome Ricciotti.

Fucilazione dei fratelli Bandiera e dei loro compagni nel  Vallone di Rovito  il  25 luglio 1844



Al momento della loro fucilazione i fratelli Bandiera avevano rispettivamente , 34 anni (Attilio) e 25 anni Emilio. Fucilati con i loro compagni rivoluzionari, nel vallone di Rovito , vennero fatti passare dalla propaganda liberale come "eroi", come "patrioti" e "coraggiosi martiri", ma la realtà era completamente diversa. I Bandiera hanno dimostrato di essere solamente dei personaggi falsi ed opportunisti , classisti e contraddittori, fanatici e incoerenti con ciò che fino a poco prima della loro cattura affermavano. In alcune caratteristiche di base  tutti i così detti "patrioti" unitari si somigliano in modo inconfutabile.
Nonostante la "storiografia ufficiale" ha sempre messo sugli altari i Bandiera  e la loro fanatica e folle causa, come avete potuto constatare, essi erano semplicemente delinquenti, terroristi pronti a sovvertire l'ordine sostituendolo con il caos rivoluzionario. La loro fucilazione, tralaltro cercata da loro stessi con le loro scellerate azioni, servì ai liberali ad imbastire altre menzogne sulla figura del grande  Re Ferdinando II. Bisognerebbe chiedere ai signori liberali che cosa sarebbe successo se i Bandiera fossero sbarcati con i medesimi intenti sovversivi nella "liberale" Inghilterra o nel Regno di Sardegna, li avrebbero offerto thè con biscotti? Personalmente ho dei forti dubbi in merito.

File:Ceppo della Stragola per wiki.jpg
Il "Cippo della Stragola". Monumento commemorativo in ricordo della cattura dei Fratelli Bandiera avvenuta in questo luogo. Si tratta dell'ennesimo monumento in memoria di veri e propri terroristi.


Fonti:

I FRATELLI BANDIERA
RISORGIMENTO SENZA EROI?(Fulvio Izzo) (RIPOSTES)

Wikipedia

Scritto da:

Il Principe dei Reazionari