domenica 31 maggio 2015

Karl Schönhals sulla situazione delle campagne durante la prima guerra Austro-Piemontese


Karl Schönhals

Mentre adunque la rivoluzione veniva spinta con incredibile operosità, ad eccezione della servitù delle ricche famiglie e l'alta borghesia, il resto del popolo era tuttora incorrotto.
La maggior parte dei cosi detti coloni era anzi affezionata al governo, appo il quale aveva spesso trovato protezione contro i suoi oppressori. Se il governo non avesse avuto tanti riguardi per la proprietà, se non avesse dovuto temere che si rinnovassero le scene della Galizia*, non gli sarebbe stato malegevole armare contro la città il contado**. Una tal cosa si mostrò chiara più tardi alla venuta dei Piemontesi; nella loro invasione essi non trovarono che scarsa simpatia fra gli abitanti della campagna, sì che fortemente si lagnarono d'essere stati ingannati intorno allo spirito ed alle intenzioni del contadino. Mano mano che noi ci avanzavamo eravamo accolti assolutamente come liberatori. Non era quello il contegno di un popolo che sa d'esser colpevole, e che teme il castigo dei vincitori; era la gioia d'essere liberato da un giogo che gli era stato imposto sotto il nome di libertà, e che in un periodo di quattro mesi gli costò più che non l'antico suo governo in un anno. Era una popolazione che conosceva la giustizia e la clemenza del legittimo suo governo, ed in esso fidando n'attendeva indulgenza e perdono.
(Karl Schönhals sulla situazione delle campagne durante la prima guerra Austro-Piemontese)

*riferimento alla sanguinosa rivolta galiziana del 1846, placata dal governo imperiale fianchegggiato dalla classe contadina. 

**specialmente dopo i moti del 1848 si pensò di istituire una milizia contadina nel Lombardo-Veneto