domenica 3 febbraio 2013

Il divorzio: una tappa della sovversione

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“Non raramente all’uomo e alla donna di oggi, in sincera e profonda ricerca di una risposta ai quotidiani e gravi problemi della loro vita matrimoniale e familiare, vengono offerte visioni e proposte anche seducenti, ma che compromettono in diversa misura la verità e la dignità della persona umana. È un’offerta sostenuta spesso dalla potente e capillare organizzazione dei mezzi di comunicazione sociale, che mettono sottilmente in pericolo la libertà e la capacità di giudicare con obiettività.” Beato Giovanni Paolo II, consortio, n. 4
 “Al principio della creazione Iddio li fece maschio e femmina. Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre, e i due saranno una sola carne, talché i due non sono più due, ma una stessa carne. Quello che dunque Dio ha unito, l’uomo non separi” (Marco 10:6-9)
 “Chiunque manda via la moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio; e chiunque sposa una donna mandata via dal marito, commette adulterio” (Luca 16:18)
 Tra le innumerevoli piaghe sociali e leggi contrarie al diritto naturale un posto di primo piano lo occupa il cosìddetto divorzio, legalizzato in Italia il 1° dicembre 1970.
Esso ha comportato una serie di danni sul tessuto fondamentale della società, ossia la famiglia, che cercherò ora di mostrare:
 Stando ai dati Istat degli anni 1987-1991 si nota un livello doppio di morbilità cronica per disturbi nervosi nei divorziati rispetto che tra i coniugati. I divorziati inoltre fanno un ricorso massiccio di farmaci antinevralgici e antidolorifici(119% contro il 106% dei coniugati), tranquillanti e antidepressivi (48% contro il 39,5%).
Altre ricerche mettono in luce che il livello di ricoveri per disturbi psichici sono per i divorziati il 7,7%, mentre per i coniugati lo 0,8%, senza voler considerare numerose indagini che dimostrano come la longevità e la salute abbiano circostanze favorevoli in un contesto di stabilità affettiva all’interno di un matrimonio.
  • Per quanto riguarda i figli dei divorziati, stando ai dati forniti dall’International Journal of Law, Politics and the Family del 1988 essi hanno il triplo di probabilità di avere disturbi psichici e di andare male a scuola. Va considerato inoltre che nella più parte dei divorzi i figli vengono affidati alla madre, e riferendomi a quanto detto dal International Journal of the American Academy of Child and Adolescent Psychiatry del 1988 in seguito ad una ricerca effettuata su dei bambini dell’asilo ricoverati negli ospedali di New Orleans nel reparto di psichiatria, si è scoperto che l’80% di loro doveva le proprie patologie all’assenza della figura paterna, stando invece al Journal of the American Academy of Child and Adolescent Psychiatry del 1995 il 63% dei suicidi tra i giovani avvengono in famiglie dove non c’è il padre. Inoltre secondo lo Psychiatry Research del 2011 in una ricerca svolta su circa 6500 soggetti si è attestato che coloro che sono cresciuti con i genitori divorziati sono più esposti a tentazioni suicide.
 
Verrebbe da chiedersi di fronte a questi dati come il divorzio possa essere definito un diritto e l’averlo ottenuto nella maggioranza assoluta delle legislazioni mondiali un traguardo.
Fonte: articolo “Divorzio, il virus che uccide” di Giuliano Guzzo, apparso sul numero 67 di Radici Cristiane 
 
A cura di Federico
 
 
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