martedì 19 febbraio 2013

Una poesia contro le nozze di Sodoma

Christiane-Taubira-Mariage-pour-tous-Assemblee
Nuove di Francia
Viva la Fracia. Non vi sovveniva?
Liberté, egalité, poi le altre cose.
E un colpo e via, la ghigliottina. Evviva!
Ne hanno già scritte tante, rime e prose,
Che stanno tutte sulla stessa scia:
Sempre a infiorare già infiorate rose.
L’han detto, lo sapete, e così sia,
Ma io che sono antipatico, dissento.
Sentite allora adesso questa mia.
Sapete quale è quella del momento?
Il matrimonio “gay”: si può, da adesso.
E a scriverlo bisogna aver talento:
“Accordo – sai – tra due persone (ammesso
Che accordo non è il termine da usare)
Di sesso opposto o dello stesso sesso”.
Lungi da me volerli giudicare,
Ma questi sposi, in ruoli un po’ soffusi,
Mica saranno merce da scambiare!
Ero rimasto alla famiglia, agli usi
Di un padre e di una madre. Che volete,
Chi mi vuole accusare, beh, mi accusi.
Sarà che adesso – è vero, lo sapete – 
Tutti voglion sembrare generosi,
Mica come noi altri, e qualche prete!
Adesso vanno e vengono, gli sposi:
Ne prendi due? Va bene! Non sia mai
Che altri non ne rimangano gelosi.
Manca una sposa? Non importa, sai:
Un’altra volta, come tira il vento,
Ne avremo due, poi quattro. Ma sì, dai!
Eppure un certo amaro io lo sento
E mi sento colpevole da un canto.
Ma sì, lo dico, l’ho nascosto a stento.
Mi piacciono le donne, ed anche tanto,
E se mi sposerò voglio una sposa.
Lo so, sono crudele, ostile, e intanto
Dovrei forse scusarmi di qualcosa?

Federico Clavesana
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