giovedì 14 febbraio 2013

La Monarchia sacra Parte Sesta : La Monarchia sacra e il Papato : S. Gregorio VII e la vittoria del Papato

Gregorio VII
S. Gregorio VII


Alla morte di Nicolò II (1061) venne applicato il nuovo sistema elettorale ed i Cardinali-vescovi, senza chiedere il consenso imperiale, elessero al papato Anselmo da Baggio, vescovo di Lucca, che si fece chiamare Alessandro II (1061-1073). La corte allora gli elevò contro l’antipapa Onorio II, il veronese Cadalo, vescovo di Parma. Alla fine, tuttavia, grazie soprattutto ad Annone, Arcivescovo di Colonia, tutore del giovane sovrano, Alessandro venne riconosciuto come vero papa. Morto anche Alessandro, il giorno successivo venne unanimemente eletto papa il Cardinale Ildebrando di Soana, che in onore di Gregorio VI, il Papa deposto da Enrico III nel 1046, assunse il medesimo nome (22 aprile 1073). S. Gregorio VII (1073-1085) era stato ardente fautore della riforma del clero e del Papato. Con la sua elevazione al Pontificato coronava così una carriera consacra- ta all’ideale della restaurazione morale del clero ed all’innalzamento della dignità pe- trina. Il nuovo Papa comunque richiese per lettera la conferma regia, in conformità al decreto di Nicolò II, che giunse con l’arrivo di Gregorio di Vercelli, Cancelliere del Regno d’Italia, anche se la scelta di Ildebrando, come per i suoi immediati predeces- sori, era stata compiuta senza tener conto della volontà sovrana. Il nuovo Papa s’adoperò alacremente per la riforma del clero, stigmatizzando il clero concubinario e simoniaco e cercando di sottrarre all’influenza dei principi la nomina dei prelati maggiori (vescovi ed abati). Anche alcuni Vescovi consiglieri del giovane sovrano subirono le conseguenze dell’ardente pontefice e furono scomunicati. Così, le relazioni tra le due supreme potestà cominciarono a guastarsi, e il Papa do- vette, tuttavia, patire l’offensiva della fazione rivale, che il Natale 1075, guidata dal Cardinale Ugo di Silva Candida, un tempo fautore come Ildebrando della riforma, ma ora passato agli avversari, organizzò una congiura. Gregorio fu fatto prigioniero e feri- to mentre celebrava la messa di Natale a S. Maria Maggiore. La reazione dei suoi fautori fu immediata e il pontefice venne tosto liberato. I suoi nemici, cacciati dall’Urbe, si rifugiarono presso Enrico IV . Inizia ora il lungo conflitto tra il Pontefice e l’Imperatore. Enrico convocò a Worms una dieta che de- cretò la deposizione di Gregorio (24 gennaio 1076), il quale rispose scomunicando e de- ponendo il sovrano (2 febbraio 1076). La nobiltà germanica allora elesse un anti-re, Rodolfo di Svevia. Enrico si ridusse così a chiedere l’assoluzione del Papa che lo rice- vette nel Castello di Canossa, feudo della contessa Matilde, accesa sostenitrice del Pontefice Romano (gennaio 1077). Era la prima volta da quando Carlo Magno aveva restaurato la potestà impe- riale in Occidente che un sovrano, anzi, il maggior principe della Cristianità, era sco- municato da un Pontefice. E questo non per motivi d’ordine strettamente dottrinale. Enrico infatti era stato separato dalla comunione con la Chiesa per il suo attaccamen- to alla prassi imperiale precedente in ordine alla relazione con la gerarchia ecclesiasti- ca. Come se non bastasse, Enrico IV era anche stato deposto. Il pontefice, infatti, aveva sciolto i sudditi del sovrano dal giuramento di fedeltà. Lo aveva privato del ti- tolo e della dignità di Re. Questo era un fatto inaudito. Gregorio VII fu il primo pon- tefice che trasse le estreme conseguenze della superiorità ontologica dell’ordine so- prannaturale su quello naturale, su cui poggia l’autorità dello Stato. Il rapporto di forza tra Imperium e Sacerdotium, nel giro di poco più di tren- t’anni, si era del tutto capovolto. Nel 1046 era un principe che interveniva per depor- re un pontefice. Nel 1076 era la volta del Sommo Pontefice a fare altrettanto. Nel 1080, tuttavia, Enrico riuscì a sbarazzarsi con una sanguinosa battaglia del suo anta- gonista (15 ottobre 1080). Gregorio lo aveva nuovamente scomunicato. Il sovrano l’anno successivo decise di scendere a Roma (1081) per affrontare direttamente il ri- vale. Finalmente nel 1083 la città leonina era conquistata dopo un assedio di sette mesi. Così il monarca poté insediare il suo antipapa, Clemente III, in S. Pietro. Gre- gorio VII, costretto a fuggire da Roma, si rifugiò a Salerno sotto l’ala protettrice dei Normanni, ove morì il 25 maggio 1085. Enrico dopo aver perseguito la sua politica anche durante i pontificati di Vittore III (1086-1087) e Urbano II (1088-1099), morì il 7 agosto 1106, durante quello di Papa Pasquale II (1099-1118), senza che fosse trova- ta una soluzione alla pluridecennale contesa tra le due supreme potestà. Sarà infatti Enrico V (1106-1123) il figlio e successore dell’Imperatore, a conchiudere a Worms il 23 settembre 1122 quel celebre concordato che regolava la questione delle investiture, sancendo la vittoria, anche se temporanea, almeno per quel che riguardava le nomine episcopali, del principio della libera elezione dei mini- stri ecclesiastici da parte della Chiesa docente, riducendo al minimo l’intervento della potestà temporale.