venerdì 10 febbraio 2012

Napoli nella seconda metà del '700



Napoli, nella seconda metà del '700, era la più popolosa, importante ed economicamente attiva città d'Italia, grande 4 volte Roma e 2 volte Milano.
Era la seconda città d'Europa (dopo Parigi) e la quinta nel modo, più grande di New York e di Tokio. Era soprattutto la splendida capitale barocca, amica delle arti, dei commerci, delle scienze, straripante di turisti e viaggiatori. Aveva il sistema fognario, è stata la prima città al mondo ad avere l'acqua corrente nelle case. L'economia era basata sull'intensa attività portuale. L'Arsenale per la costruzione di navi, e relativo indotto, meccanica, setifici, cotonifici, imprese tessili e pastifici davano lavoro a diecine di migliaia di persone.


I Napoletani erano operai, artigiani, pasticcieri, studenti, mercanti, nobili, possidenti, ortolani, dottori e professori, mugnai, vinai, borghesi, fabbricanti di porcellane, piastrelle, arazzi. C'erano anche i gendarmi, soldati, cocchieri, camerieri, valletti, stallieri, impiegati nei ministeri, giudici, ecc. accumulati da comportamenti specifici: i Napoletani esternano sentimenti, opinioni e religiosità in modo spettacolare, fantasioso, spesso eclatante, se non addirittura enfatico.
La morte, la felicità, la vita in generale trovano una veste esteriore rappresentativa, una continua trasposizione teatrale che spesso è oggetto di critica e perplessità, molte volte preconcette. Infatti, la sfera dell'intimo a Napoli è forse ancor più profonda, se ha dovuto munirsi, per proteggersi, di una simile corteccia esteriore.


Erano Parigi e Londra più pulite di Napoli? È con queste metropoli che bisogna fare il paragone, in quanto delle stesse dimensioni di Napoli. Il Regno di Napoli era detto delle mille città. C'erano in Francia città, Parigi a parte, più grandi di Bari o Reggio? No.


Nel secolo dei lumi napoletani vi erano, per la verità, anche enormi masse diseredate, lasciate nell'ignoranza,  superstizione ed idolatria, strutturate a "famiglie", soggette alla violenta legge della "società" dei guappi (la proto-camorra), più che a quella dello Stato. Questa immensa "questione sociale" peserà non poco sui destini della città nei secoli a venire.
Alfonso Grasso
luglio 2004