domenica 16 marzo 2014

Civitella del Tronto 2014: un resoconto

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Nei giorni 7, 8 e 9 marzo a Civitella del Tronto (TE) si è tenuto l’incontro annuale del tradizionalismo cattolico, quest’anno dal titolo “Cattolici senza compromessi: contro il normalismo politico ed economico”.
L’incontro, come sempre, è stato molto interessante, dando spunti per riflettere sulle questioni che maggiormente impegnano la coscienza del cattolico ai giorni nostri e lasciando in certi casi anche sgomenti dinanzi alle dinamiche che hanno portato ad esempio alla situazione attuale dei Frati Francescani dell’Immacolata.
Ha aperto Danilo Quinto (“L’Europa tra Sodoma e Gomorra”), ex cassiere del Partito Radicale, che, dall’alto della sua conoscenza di Pannella e Bonino, ha espresso tutto il suo stupore sul “silenzio tombale” del mondo cattolico, che oppone solo un “nulla” giustificato, come ha espressamente raccontato, dal fatto che “Pannella e Bonino non contano più nulla”. Quinto si spiega questo atteggiamento in due modi che fanno comunque riflettere: il “c.d. mondo cattolico” è diviso, fortissimamente diviso, e/o al mondo cattolico non interessa quello radicale. Il relatore auspica la formazione di un “soggetto politico cattolico”.
È seguita la relazione del saggista Roberto Dal Bosco (“Estasi e orrore del tramonto occidentale”), il quale, con la sua dialettica sentita e vivace, ha messo in evidenza alcuni dei problemi dei nostri giorni, in particolare soffermandosi sull’Europa, sui rapporti tra i vari Stati, in particolare Usa e Russia. Anche Dal Bosco conclude che la differenza che possiamo fare è attivarsi nello Stato, nella vita civile, con l’auspicio della nascita di un partito  politico di cattolici dalla fede incrollabile.
Presentati il Comitato “Nel nome dell’infanzia”, con la sig.ra Patrizia Fermani che ha proposto un esaustivo ed interessante excursus degli avvenimenti che hanno portato al giorno d’oggi alle ultime innovazioni in tema di sessualità, e la Marcia per la vita che si terrà a Roma il 4 maggio prossimo. 
E’ intervenuto il Prof. Roberto De Mattei (“Concilio Vaticano II: una storia mai scritta”).
L’insigne Professore parte dalla relazione al Concistoro del cardinal Kasper e, con la sua consueta preparazione e lucidità, evidenzia come in detta relazione non rientri solo il caso dei divorziati-risposati, tanto in voga al momento, ma che questa porta ad una divergenza della morale; in sostanza, chiarisce, l’applicazione delle tesi del Kasper porterebbe dritti al divorzio cattolico e ad ogni forma di convivenza.
Per descrivere l’iter che ha portato alle ultime tesi in tema di morale familiare e sessuale parte dai tempi precedenti al Concilio Vaticano II, in particolare da Pio XII. Sotto il suo Pontificato la morale in oggetto era ancora fondata sulla continenza e sull’intendere grave peccato il sesso al di fuori del matrimonio cristiano; negli anni 60 poi ci fu un sovvertimento della morale sessuale.
Il Prof. De Mattei ha spiegato in maniera capillare e chiara tutti i passaggi di questo stravolgimento e si è soffermato ad illustrare il ruolo del cardinal Suenens all’interno del Concilio Vaticano II e come si è arrivati allo Schema XIII ed all’allontanamento dalla dignità del matrimonio e della famiglia, così come negli insegnamenti tradizionali con rovesciamento dei fini primario e secondario nel nuovo codice di diritto canonico.
Alla fine Paolo VI nella Humanae Vitae ribadì la dottrina tradizionale della Chiesa in tema di morale familiare e sessuale, ma il vento nuovo aveva fatto breccia e sul piano pratico dopo cinquant’anni il vincitore non sembra Montini ma il cardinal Suenens, tanto che i fini del matrimonio cristiano non solo sono stati parificati, ma addirittura capovolti (fine primario non più la procreazione, ma l’amore coniugale).
Caustico il De Mattei quando indica il Concilio Vaticano II come quel momento storico in cui la Chiesa ha cessato di opporre al mondo la Verità del Vangelo, illudendosi di migliorare i rapporti con esso. Quando però la Chiesa cessa di convertire il mondo è il mondo a convertire la Chiesa. Il mondo però, considera De Mattei, è quello che nasce dai secoli XVI e XVII, dalla Rivoluzione francese, con tutto quel che ne consegue e la Chiesa, per entrare in assonanza con questo mondo, dovette accantonare la sua dottrina e affidare alla storia i criteri di verifica della sua verità. In sostanza “la questione se la dottrina cattolica contenga una verità oggettiva non è questione di teoria ma una questione pratica”. Così è nella prassi pastorale che il cattolico deve dimostrare le verità della sua dottrina: il Concilio Vaticano II è il Concilio in cui “la pastoralità viene elevata a principio alternativo alla dogmaticità. La specificità del
Concilio Vaticano II”, afferma il relatore, “è stato il primato della pastoralità sulla dottrina, l’assorbimento della dottrina nella pastoralità, la trasformazione della pastorale in ideologia”. E nel momento in cui il CVII si poneva pastorale, affidava alla prassi la sua autorealizzazione e quindi il concilio stabilisce un nesso imprescindibile con il post concilio, proprio perché affida alla prassi post conciliare la verifica della propria verità.
Alla luce di quanto esposto, troppo lungo ed anche troppo importante per poterlo ridurre in poche parole, quel che vien fuori dalla relazione del Prof. De Mattei è il risultato dell’iter raccontato: cambiato il modo di intendere la persona, ora sciolta da ogni vincolo normativo, cambia anche il modo di intendere il sesso che pian piano verrà sempre più intuito come parte integrante della persona stessa, così da arrivare a rivendicare il ruolo della sessualità come funzione primaria di crescita personale.
Si arriva così alla conclusione chiara della relazione del card. Kasper: non esiste più il peccato come atto intrinsecamente illecito (grave offesa che si reca a Dio quando si trasgredisce la sua religione), non esistono più assoluti morali e si riduce la morale al primato della coscienza (intenzione soggettiva di chi pone l’atto). Sono quindi le intenzioni e le circostanze, la coscienza e la storia a rendere buono e cattivo un atto umano. Nella relazione l’unico peccato per il cardinale è l’opposizione al corso della storia, perché è nel divenire storico che Dio si manifesta. “Compito della Chiesa è benedire tutto ciò che si manifesta, tutto ciò che dalla realtà sociologica emerge, a cominciare nello specifico dalle convivenze extramatrimoniali”.
Il Prof. De Mattei spiega che la prassi pastorale non nega esplicitamente la verità, ma la accantona, aprendo la strada alla menzogna. La menzogna è il non predicare più la verità ma ieri come oggi, la verità è Dio.
In conclusione del suo intervento, esorta a vivere coerentemente con le proprie idee, essendo prima di tutto uomini di fede e di principio e, nel periodo storico in cui viviamo la cosa più importante è risalire a quei principi supremi che hanno in Dio la loro unica fonte. Per essere uomini di principi bisogna amare la verità e l’amore per la verità, che si manifesta nella lotta per diffonderla, per difenderla 
A seguire c’è stata la relazione di Guido Scatizzi (“Lex orandi lex credendi: la distruzione della liturgia”), il quale, come si comprende dal titolo, ha spiegato perché il variare della lex orandi porta inevitabilmente al variare della lex credendi, di quel che si crede. In un elogio della liturgia il relatore ricorda come questa è legata alla bellezza e spinge alla ricerca di Dio, spinge a volgerci verso di Lui e ad adorarLo. Nel ricordare che Gesù ha insegnato la liturgia una volta per tutte, ribadisce quel che Benedetto XVI aveva messo in evidenza e cioè che il Vetus Ordo non è mai stato abolito.
Carlo Manetti (“I Francescani dell’Immacolata: un caso che fa discutere”) ha esposto la situazione dell’Ordine di Padre Manelli, affermando che questo è “un caso emblematico della Chiesa della misericordia”, anche se sembra una misericordia senza la giustizia.
In questo quadro si inserisce la persecuzione ai FFI, che non hanno fatto altro che riscoprire S. Francesco di Assisi nella sua originalità ed in chiave ancora più mariana, seguendo S. Massimiliano Kolbe. Per fare questo però era necessario tornare alla realtà oggettiva di sempre: la dogmatica cattolica.
Il Manetti evidenzia alcuni “peccati” dei FFI, come quello di aver organizzato nel 2010 un Convegno di studio sul Concilio Vaticano II, in cui vengono messi in luce i limiti concettuali dello stesso.
Quanto all’attenzione dei FFI al Vetus Ordo, il relatore ha specificato che la Messa in Rito Antico non è la Messa di S. Pio V, ma è la Messa di Gesù. A Lui si risale. Quindi la diffusione del Vetus Ordo era inevitabile, nell’intento di seguire la verità oggettiva. Non imposizione, come è stato accusato, bensì naturale coronamento. Il relatore conclude che la persecuzione dei FFI (senza nulla togliere alla sofferenza e a quanto di buono hanno dato) si iscrive in una conversione della Chiesa e del Pontificato completamente diversi dalla concezione di sempre.
L’ultima relazione, quella della saggista Cristina Siccardi (“L’inverno della Chiesa dopo il Concilio Vaticano II”), inizia con l’affermare che oggi c’è bisogno di resistenza, di forza, di coraggio, che devono venire dalla fede che converte. La relatrice non dà un punto di vista teologico o storico, ma parte dai frutti del Concilio Vaticano II. In tutti i campi c’è stato un mutamento (formazione seminaristi, insegnamento università, calo vocazioni). Si è cercato di dare una risposta a quali siano le cause. La Siccardi le trova non solo nel dibattimento del Concilio Vaticano II, ma anche dentro i documenti stessi. In questi ci sono direttive che portano a mutamenti quasi dall’oggi al domani. Porta l’esempio della S. Messa: nel 1969 i fedeli si sono trovati una nuova Messa, tolta la talare (segno significativo di appartenenza del sacerdote a Dio).
La Siccardi evidenzia come il Concilio Vaticano II non abbia più condannato l’errore ed ha portato altri esempi particolari di cambiamenti successivi al CVII.
L’incontro è stato di alto livello. Relatori preparati e chiari nell’esporre i problemi, di varia natura, relativi al nostro tempo.
Questo tipo di incontri andrebbero moltiplicati, visto che, a sommesso parere dello scrivente, sono momenti di formazione, di aggiornamento ed anche di rafforzamento della propria fede, che si nutre anche con la conoscenza di quel che è la materia del credere. È dalla formazione che si deve partire per poter continuare nella diffusione della fede integralmente cattolica.

                                                                                                      Pierfrancesco Nardini (http://radiospada.org/)