giovedì 22 gennaio 2015

Dante e gli elogi al Sacro Romano Imperatore



Dante il "patriota", canto VI Purgatorio. A desta (nell'immagine qui sopra) l'Imperatore Alberto I del Sacro Romano Impero al quale il poeta si rivolge con biasimo, per non essere sceso in Italia con un esercito, per mettere fine alla corruzione, agli arbitri ed alla delinquenza dei "politici" (città piene sol di tiranni), cita in particolare il caso di Roma.

Ahi serva Italia, di dolore ostello, 
nave sanza nocchiere in gran tempesta, 
non donna di province, ma bordello!

Quell' anima gentil fu così presta, 
sol per lo dolce suon de la sua terra, 
di fare al cittadin suo quivi festa;

e ora in te non stanno sanza guerra 
li vivi tuoi, e l'un l'altro si rode 
di quei ch'un muro e una fossa serra.

Cerca, misera, intorno da le prode 
le tue marine, e poi ti guarda in seno, 
s'alcuna parte in te di pace gode.

Che val perché ti racconciasse il freno 
Iustinïano, se la sella è vòta? 
Sanz' esso fora la vergogna meno.

Ahi gente che dovresti esser devota, 
e lasciar seder Cesare in la sella, 
se bene intendi ciò che Dio ti nota,

guarda come esta fiera è fatta fella 
per non esser corretta da li sproni, 
poi che ponesti mano a la predella.

O Alberto tedesco ch'abbandoni 
costei ch'è fatta indomita e selvaggia, 
e dovresti inforcar li suoi arcioni,

giusto giudicio da le stelle caggia 
sovra 'l tuo sangue, e sia novo e aperto, 
tal che 'l tuo successor temenza n'aggia!

Ch'avete tu e 'l tuo padre sofferto, 
per cupidigia di costà distretti, 
che 'l giardin de lo 'mperio sia diserto.

Vieni a veder Montecchi e Cappelletti, 
Monaldi e Filippeschi, uom sanza cura: 
color già tristi, e questi con sospetti!

Vien, crudel, vieni, e vedi la pressura 
d'i tuoi gentili, e cura lor magagne; 
e vedrai Santafior com' è oscura!

Vieni a veder la tua Roma che piagne 
vedova e sola, e dì e notte chiama: 
«Cesare mio, perché non m'accompagne?».

Vieni a veder la gente quanto s'ama! 
e se nulla di noi pietà ti move, 
a vergognar ti vien de la tua fama.

E se licito m'è, o sommo Giove 
che fosti in terra per noi crucifisso, 
son li giusti occhi tuoi rivolti altrove?

O è preparazion che ne l'abisso 
del tuo consiglio fai per alcun bene 
in tutto de l'accorger nostro scisso?

Ché le città d'Italia tutte piene 
son di tiranni, e un Marcel diventa 
ogne villan che parteggiando viene.


Fonte: Vota Franz Josef