sabato 17 dicembre 2011

Gli Ebrei e l'Impero.



Scrive Alan Palmer nella biografia "Francesco Giuseppe,il crepuscolo degli Asburgo" che molti ebrei di etnia polacca, che vivevano da secoli indisturbati sotto l'ala protettrice austriaca (l'Imperatore d'Austria regnava infatti su una vasta porzione della Polonia, in virtù dei suoi titoli di Granduca di Cracovia e Re di Galizia) nel corso del 1914 si rifugiarono a Vienna p...er sfuggire al pericolo dell'avanzata degli antisemiti soldati zaristi. Quando un ministro propose all'Imperatore di costruire dei campi in Moravia per ospitare il crescente numero di ebrei che arrivava dalla Polonia questi si indignò e rispose che se non ci fosse stato più spazio nella capitale, avrebbe messo a disposizione dei sudditi ebrei la sua stessa abitazione, la reggia Hofburg! Questo semplice aneddoto ci illustra meglio di mille libri i danni immensi che ha rappresentato per la civiltà il crollo dell'Impero: se questo non fosse avvenuto, la vecchia Europa si sarebbe risparmiata il dilagare degli sciovinismi, i fascismi, il comunismo ed i loro vari campi di concentramento ( appare particolarmente significativo, in questo senso, l'aneddoto di cui sopra, e l'indignazione di Ceccobeppe all'idea della costruzione di "campi", tragica premonizione di un futuro vicino a venire, per quanto l'idea del ministro non era certo quella di creare campi di concentramento sul modello di quelli che saranno i campi nazisti)
Non ci stupiamo allora se tra gli scrittori mitteleuropei che dopo il 1918 guardarono con nostalgia e rimpianto all'epoca imperiale francogiuseppina spicchino diversi ebrei, tra i quali Joseph Roth e Franz Werfel. Quest'ultimo definì l'Impero " il vero Regno", immagine del Regno dei cieli, contrapposto agli stati nazionali, vittime della diabolico germe sciovinista. Nell'elogiare il principio sovranazionale ed universalistico, che l'Austria-Ungheria aveva ereditato dal Sacro Romano Impero, anche Werfel sembrava avvertire la tragedie che incombevano su un'Europa sempre più vittima delle ideologie, come, appunto, i nazionalismi esasperati. Infatti, come riporta Claudio Magris ne "Il mito absburgico nella letteratura austriaca moderna" - ...confluisce nell'esaltazione di Werfel la vecchia alienazione politica di tipo religioso, il paternalistico mito dei popolicontrapposto alla moderna realtà delle nazioni nate dalla rivoluzione francese ...- e ancora -... Per Franz Werfel, ebreo cosmopolita e Weltfreund, l'Impero si configurava come uno stato sovranazionale, una grande Svizzera civile e armoniosa, pittoresco e composito mosaico .... L'ideale sovranazionale, che s'esprimeva fin nel paterno e rigido inizio dei proclami di Francesco Giuseppe, "Meine Volker", era stato il fondamento ideologico della monarchia danubiana,il suo sostegno spirituale e propagandistico nella lotta contro il moderno risveglio delle forze nazionali..."