Come è nata l’Europa? Lo spiega magistralmente il più grande storico britannico dello scorso secolo, Christopher Dawson (1889-1970) in La genesi dell’Europa. Un’introduzione alla storia dell’unità europea dal IV all’XI secolo, saggio pubblicato ora in Italia da Lindau, con una prefazione di Alexander Murray dell’University College di Oxford. L’autore illustra come la storia non può essere spiegata come un sistema chiuso, in cui ogni stadio è il logico e inevitabile risultato di quello che è avvenuto prima. Nella storia è sempre presente un elemento misterioso e inspiegabile, dovuto non soltanto al caso o all’iniziativa del genio individuale, ma anche alla potenza creatrice di forze spirituali. La forza spirituale per la nascita del nostro continente è stato il cristianesimo e la Chiesa che l’ha diffuso e sostenuto.
Dawson richiama l’importanza fondamentale e peculiare per la nostra cultura e il nostro pensiero della civiltà greca, la vera sorgente della tradizione europea. Successivamente Roma trascinò la civiltà occidentale fuori dal suo barbarico isolamento, unendola alla società del mondo mediterraneo. Lo strumento decisivo di questa impresa fu fornito dalla personalità di Giulio Cesare, il cui genio di conquista e di organizzazione furono la suprema rappresentazione della potenza romana, ma gli artefici della nuova era europea furono sant’Agostino, che vide la vanità e la futilità del culto del potere umano, san Benedetto, creatore nei monasteri di un nucleo di pace, ordine spirituale e culturale nel mezzo dei disastri delle guerre gotiche, e san Bonifacio, il quale, nonostante il profondo scoraggiamento e la delusione per quanto accadeva, diede la propria vita per la crescita del popolo di Dio.
L’Europa, scrive Dawson, non è un’unità naturale come l’Australia o l’Africa; è il risultato di un lungo processo di evoluzione storica e di sviluppo spirituale, cominciato nei “secoli bui” dell’Alto Medioevo. La tradizione classica secondo lo storco inglese non è estranea al processo formativo europeo. Il latino divenne non solo un veicolo perfetto per l’espressione del pensiero, ma anche un’arca che traghettò il seme della cultura ellenica attraverso il diluvio della barbarie e i grandi autori classici del I secolo a.C., soprattutto Cicerone, Virgilio, Livio e Orazio, rivestono un’importanza fondamentale.
L’autore analizza il crollo dell’impero romano, l’invasione dei barbari, l’opera di Carlo Magno, i rapporti di Roma con l’impero orientale e la nascita dell’islam e il suo sviluppo. Un vasto e complesso scenario storico accuratamente descritto in rapporto con quanto è riuscita a fare la Chiesa cattolica – pur tra errori e retta da grandi papi, ma a volte da figure corrotte – per difendere il valore del cristianesimo e per trasmetterlo. Malgrado tutte queste turbolente vicende, fra le quali bisogna aggiungere l’invasione dei vichinghi, lentamente si sviluppò un processo di assimilazione alla spiritualità evangelica.
La visione della storia di Dawson è che solo studiando la cultura cristiana noi possiamo comprendere come è nata l’Europa e i valori fondamentali su cui essa poggia. Pur essendo stato scritto nel 1932, il libro dello storico inglese conserva un’attualità sorprendente, poiché, se ora papa Francesco sta dando un rinnovato vigore spirituale alla Chiesa cattolica, uno sfrenato individualismo e il relativismo si contrappongono al suo insegnamento. Dawson ha sempre messo in luce il legame fra religione e cultura: una società che perde la sua religione, diventa una società che prima o poi perde la sua cultura.
Fonte: http://www.tempi.it/