lunedì 2 aprile 2012

La Monarchia sacra Parte Prima :I RITI DI CONSACRAZIONE DELLA MONARCHIA CRISTIANA:La Renovatio Imperii del secolo X

File:Die deutschen Kaiser Otto der Große.jpg
Ottone I di Sassonia, detto Ottone il Grande (23 novembre 9127 maggio 973), fu duca di Sassonia, re di Germania dal 936 e Imperatore del Sacro Romano Impero dal 962. Era il figlio di Enrico I l'Uccellatore e di Matilde di Ringelheim.


La fine della casata discendente dal grande Carlo non comportò, né il termine del Sacro Romano Impero, né il venir meno della cerimonia d’Incoronazione.
Dopo un periodo di sede vacante seguita alla morte di Berengario I († 924), la restaurazione compiuta da Ottone I (962-973), Re di Germania, significò anche la renovatio del rito d’intronizzazione dell’Imperatore Romano.
Ottone non apparteneva alla dinastia di Carlomagno, ormai sulla via del tramonto e confinata nel regno franco occidentale, ma volle richiamarsi esplicitamente al modello del grande Imperatore. Succeduto al padre Enrico I (919-936), fu incoronato ed unto Re di Germania ad Aquisgrana, capitale di Carlomagno, l’8 agosto 936 dai prelati più importanti del suo regno, gli Arcivescovi di Colonia, Treviri e Magonza. Divenuto in seguito Re dei Longobardi, ricevette la Corona Ferrea a Pavia il 23
settembre 951.
Ottone, così, operò il trasferimento del titolo imperiale dai Franchi occidentali (Regno di Francia) a quelli orientali (Regno di Germania). Egli, sovrano di due regni inquadrati nell’impero di Carlomagno (Germania ed Italia) coronò la sua ascesa alla massima potenza della Cristianità col titolo imperiale il 2 febbraio 962 a Roma.
Il rito, nel frattempo, era stato in parte modificato. Essendo d’esclusiva competenza del papato, questi apportò una serie di cambiamenti, che ponevano l’accento sulla differenza sostanziale tra la consacrazione del sovrano e l’autorità episcopale, tra il potere temporale dei Re e la potestas sacerdotale dell’Ordine sacro.
Il nuovo Imperatore, già all’epoca della dinastia sassone (862-1024), era unto, anziché col crisma, come in antico, col meno prezioso olio dei catecumeni, non più sul capo, ma su braccia e spalle solamente.
La liturgia imperiale s’assimilò, così, alla cerimonia d’intronizzazione del nuovo pontefice, con le tre orazioni pronunciate dai vescovi-cardinali di Albano, Porto ed Ostia, e l’unzione conferita da quest’ultimo. La collazione delle insegne del potere, invece, con l’Incoronazione vera e propria, era riservata unicamente al Papa.
Il Pontificale Romano, testo liturgico che ordinava i riti della Curia romana di spettanza del Papa, inoltre, vede far capolino una singolare cerimonia: il nuovo sovrano, dopo essere stato unto e incoronato in S. Pietro, partecipava alla messa papale (la Missa pro Imperatore) svolgendovi le funzioni del suddiacono.
L’innovazione nei propositi del papato, uscito rafforzato dalla lotta per le investiture del secolo XI, rimarcava l’inferiorità ontologica della monarchia temporale rispetto al sacerdotium gerarchico. Il più potente principe della Cristianità, il Sacro Imperatore, se paragonato ad un sacerdote della più sperduta contrada, il quale, però, in virtù dell’Ordine, esercita il potere sublime di compiere il sacrificio eucaristico, era al massimo un semplice suddiacono.
Tuttavia, come vedremo, questa singolare assimilazione dell’autorità temporale ad un ordine, seppur minore, del Sacerdozio, si rivelò un’arma a doppio taglio. E la teoria del Rex-sacerdos, che i carolingi avevano fatto propria, ereditandola da Costantinopoli, espulsa dalla porta, rientrò misteriosamente dalla finestra.
Se il rito dell’unzione col Crisma sul capo del Sacro Imperatore era stato espunto dal Pontificale Romano, nei cerimoniali dei più antichi regni europei, Francia, Inghilterra e Germania, tuttavia, esso rimase in vigore fino alla cessazione del rito. La consuetudine in quei regni era troppo potente perché l’autorità pontificia riuscisse a metterla in discussione.
Da allora, con il definitivo trasferimento del titolo imperiale dal regno di Francia a quello di Germania, si fissò la tradizione che il sovrano tedesco, dopo aver ricevuto ad Aquisgrana l’unzione e la corona d’argento di Re di Germania da parte dell’Arcivescovo di Colonia, assistito da quelli di Magonza e Treviri, e a Pavia (o Milano) l’unzione e la corona Ferrea di Re d’Italia, otteneva, infine, quella d’oro d’Imperatore Romano nella città eterna da parte del Sommo Pontefice.
Tale prassi rimase in tutto il suo vigore fino al 1530, quando Carlo V d’Austria fu incoronato da Papa Clemente VII a Bologna il 24 febbraio 1530. Dopo d’allora, fino alla cessazione del Sacro Romano Impero (1530-1806) non vi fu più alcun Re di Germania, Imperatore Eletto, come si diceva, a ricevere la corona imperiale a Roma da un papa.