martedì 3 settembre 2013

La Nuova Destra, cocktail malriuscito di neopaganesimo, anticristianesimo, etnismo

R150171261
 
 
Scorrendo tra le pagine dell’ottimo saggio La Chiesa ha ucciso l’Impero Romano e la Cultura Antica?  di Jean Dumont (edito dalla Effedieffe) si può trovare una pregevole introduzione firmata da Rino Cammilleri, nella quale vi sono alcune considerazioni a mio modesto parere profondamente illuminanti per comprendere meglio quella parte di destra radicale impregnata di neopaganesimo, di nazionalismo su base etnica e di più o meno velato anticristianesimo, rappresentata perlopiù dalla cosìdetta “Nouvelle Droite” (ma non solo da essa) e che ebbe tra i suoi intellettuali di spicco personaggi come Alain de Benoist, Guillaume Faye e Jean Cau, giusto per citarne qualcuno. Ringrazio gli amici di Radio Spada che mi hanno dato la possibilità di riportare tali passi sul loro sito:
Ora, l’ultima novità (si fa per dire, visto che lo stesso Dumont sentì l’obbligo di occuparsene fin dai primi anni Ottanta del secolo scorso) è la comparsa all’orizzonte culturale di intellettuali provenienti dall’area della destra, un’area culturalmente screditata e senza presente e futuro nei salotti che contano. Naturalmente parliamo della cultura della destra, quella che, non coincidendo col pensiero liberalconservatore, è e rimane “impresentabile”. Non di rado, la frustrazione di non venire accolti nell’ambiente dei vip culturali, di non avere accesso ai fogli di prestigio, di vedere le proprie a volte indubbie capacità sempre misconosciute, il dover guardare da dietro i vetri il pasto dei privilegiati, fa compiedere ad alcuni il salto “dall’altro lato”. Pochi sono quelli cui la coerenza fa accettare una vita di ghetto. Infine, ci sono quelli che, giocando d’astuzia, riescono a salvare capra e cavoli, cioè a restare “di destra” ma facendosi anche accogliere dal “salotto buono” dopo aver trovato l’unico punto di alleanza possibile con quel club esclusivo che li disprezza. E questa alleanza di parenti-serpenti e fratelli-coltelli si salda nell’anticattolicesimo. Possono così “sdoganare” autori e opere, cui l’ostracismo era assicurato e consolidato, col solo espediente di evidenziarne il paganesimo anticristiano. Così, è dato di assistere a grottesche inversioni: giovani formati da tali maestri e cresciuti nel culto del fascismo si ritrovano a magnificare i barbari celti contro i Romani; nostalgici dell’Impero rimpiangono Widukind; i tentati dal razzismo biologico detestano il darwinismo. E via paradosseggiando.
Comunque, il gioco degli intellettuali di cui sopra consiste nel puntare il dito contro il Cattolicesimo; i cattolici sono costretti a reagire per difendersi, cosa che da agli intellettuali di cui sopra quella pubblicità che mai le loro vere idee, quelle portanti, avrebbero dato loro (anzi, con queste avrebbero corso anche rischi penali). Ciò li mette in luce presso quei quei circoli in cui in verità ambiscono. Solo che, in tal modo, sovente rimangono intrappolati nel ruolo che si sono imposti, l’unico che l’establishment culturale accetti da loro. Come in bicicletta, sono costretti a continuare a pedalare sempre sulle stesse due ruote per non cadere. Molti vi si adattano, anche perché l’alternativa è l’oscurità e un’occupazione manuale per vivere.
Ora, è difficile stabilire chi, tra gli intellettuali della destra laicista, sia caduto nella tentazione di “sparare alla Croce Rossa” (fuori di metafora: su chi è costretto a porgere l’altra guancia per motivi dottrinali e – anche – per avere quei mezzi che, nella storia, un’autorità civile un tempo cristiana garantiva). In fondo, quelli in buona fede possono sempre tirar fuori le ascendenze storicamente di sinistra della destra. E’ tuttavia singolare notare qual sia, in fondo, il nemico comune a destra e  sinistra; l’astio nei  suoi confronti ha il potere di (ri)conciliare gli (apparentemente) opposti. […]
Jean Dumont, apprezzatissimo storico non accademico (categoria che purtroppo in Italia langue, anche per la spocchia dei Signori della Cattedra nostrani), è stato tra i primi a rendersi conto che il testimone della lotta culturale al Cristianesimo era passato da sinistra a destra, dalla polemica materialisticamente grossière dei neogiacobini e marxisti a quella ben più raffinata ed erudita, in Francia, della cosìdetta Nuova Destra […]
L’ideologia del GRECE […] teorizzava, nella storia del mondo civile, un’età dell’oro indoeuropea, seguita da una fase di decadenza (il Cristianesimo) e da una rinascita da Schopenauer-Nietzsche in poi. […] Resta il fatto che Jean Dumont dovette scendere in campo per controbattere una delle tante accuse portate da detta ideologia al Cristianesimo. E non una qualsiasi: se non è vero (e non è vero) che il Cristianesimo affossò l’Impero romano e la cultura antica, tutto il resto cade, dalla pretesa età dell’oro indoeuropea alla “decadenza” cristiana.”
Sempre all’interno del sovracitato saggio si possono trovare altre critiche rivolte al mondo della Nuova Destra, stavolta ad opera del Dumont, che ritengo in questo contesto utile citare: […] il professor Louis Rouger […] rinnovellando le critiche del filosofo platonico e anticristiano Celso (contemporaneo dell’imperatore romano Marco Aurelio), ha avuto la sua opera, Le conflit du Christianisme primitif et de la civilisatione antique, prefata da Alain de Benoist, animatore della Nouvelle Droite. E’ stata pubblicata dall’editrice del movimento, le edizioni GRECE, cioè Gruppo di Ricerche e Studio della Civiltà Europea. Una civiltà europea concepita dunque come anticristiana. Il GRECE organizza numerosi congressi e dibattiti, pubblica un bollettino (Elements), ispira la lussuosa e intellettualissima rivista Nouvelle Ecole diretta da Alain de Benoist (che è editorialista filosofico e ispiratore storico, con i suoi collaboratori del GRECE, del diffusissimo Figaro-Magazine). […]
In tal modo la denuncia della Chiesa come male storico fin dalle origini non è più solo opera di un intellighenzia anticlericale, laicista e marxista, situata politicamente a sinistra. E’ diventata anche quella di un intellighenzia che si situa politicamente a destra e che è riuscita a ispirare importanti settori della stampa rivolti a un’opinione pubblica tradizionalmente cattolica. Si tratta questa volta di un tentativo di far risorgere deliberatamente il paganesimo, di un ritorno alle fonti acristiane e anticristiane dell’ “Occidente antico”. Fonti riattualizzate tramite la morale della volontà di potenza individuale rivendicata dal filosofo tedesco Nietzsche alla fine dell’Ottocento. Riattualizzate anche tramite la negazione di ogni universalismo concettuale e religioso a vantaggio di una filosofia del particolare e dell’individuale (nominalismo), nonché di un neopoliteismo che si rifà agli dèi di tutte le antiche culture. Riattualizzate, infine, tramite la “funzione erotica” (titolo di un’opera di Gérard Zwang, segnalata da Elements n. 12), tanto magistralmente espletata un tempo dalla prostituzione universale greca, dalle orge romane e dalle ierodule, le prostitute sacre dei templi romani. Così, verrebbe pienamente realizzata quella “manipolazione del’uomo per mezzo dell’uomo”, verso la quale corre la nostra civiltà materialista e libertaria, che il Papa Giovanni Paolo II denunciava nel discorso pronunciato a Parigi, all’Unesco, nella primavera del 1980.
[…]
[…] le accuse anticristiane della Nouvelle Droite sono tutt’altro che nuove. Si tratta di un luogo comune dei paganizzanti di formazione protestante, dallo storico inglese della decadenza romana, Gibbon nel secolo XVIII, fino al mitologo Frazer (Il Ramo d’Oro) e al teorico nazista Alfred Rosenberg (Il Mito del XX Secolo) nel XX. E si trovava già nel XVI secolo in Machiavelli, inquietante “nominalista” politico.”
 
Per concludere, riporterei l’interessante considerazione a proposito della Nouvelle Droite del sociologo Massimo Introvigne (Massimo Introvigne, “GRECE e Nouvelle Ecole”, in Cristianità,  n. 32 pag. 5, dic. 1977), che la definì giustamente Un ‘cocktail’ di evoluzionismo, di neopositivismo, di scientismo, di rivoluzione sessuale e di dottrine chiaramente massoniche in una presentazione ‘indoeuropea’: in primo luogo per corrompere in modo sottile quei giovani che si sottraggono al conformismo socialcomunista e progressista, favorendo la loro trasformazione in ‘rivoluzionari anonimi’; in secondo luogo, per preparare l’inquinamento di ogni eventuale reazione anticomunista, e per tentare di soddisfarne le inevitabili esigenze spirituali in senso anticattolico e antimetafisico, nella prospettiva di un oscuro e funesto miraggio neopagano.”  
 
Savonarola
 
Fonte: