Qualche giorno fa ho espresso , attraverso un comunicato pubblicato in questo blog, la mia posizione riguardo alla situazione Veneta e riguardo al plebiscito per l'indipendenza ivi tenutosi poche settimane orsono (per chi non l'avesse letto ne consiglio la visione: http://associazione-legittimista-italica.blogspot.it/2014/03/riflessioni-oggettive-sulla-questione.html ). Ho sottolineato in quel comunicato che , sperando in una marcia in avanti dei Veneti verso l'indipendenza de facto, anche le altre zone della Penisola avrebbero dovuto prendere esempio dall'iniziativa del plebiscito per l'indipendenza. Ovviamente i più accesi indipendentisti hanno risposto positivamente alla proposta di un plebiscito per l'indipendenza, e sulla scia del Veneto anche la Lombardia e il Friuli sembrano dirigersi verso una presa di posizione decisiva. Anche la Sardegna e la Sicilia stanno prendendo tale direzione , senza dimenticare il Trentino/Tirolo e la Valle d'Aosta seguita dal Piemonte e dalla Liguria.
Ora , pensando ai possibili scenari futuri che una presa di coscienza collettiva, volta alla liberazione dei popoli d'Italia dalle catene della Roma settaria e centralista , non ché del barcollante Stato Italiano, possa generare o realizzato 8 cartine geo-politiche della Penisola (isole comprese) nelle quali ho esposto le possibili evoluzioni geo-politiche che si verificherebbero (e lo si spera) se il Veneto e le altre aree della Penisola decidano di proseguire nella nobile via del vero patriottismo.
Ovviamente, non sono ne un veggente ne un oracolo e quindi le mie sono e rimangono supposizioni oggettivamente logiche su come potrebbe essere. Nell'esporre le cartine non mi dilungherò ne sulla forma di governo ne sull'ordinamento interno. Semplicemente si tratterà di una serie di immagini in sequenza che racconteranno ipotetici scenari futuri.
Senza dilungarci oltre , di seguito vi espongo i miei "Pensieri geo-politici sull'"onda" indipendentista":
1) Il Veneto diventa Stato Indipendente.
2) La Lombardia dichiara la sua indipendenza in alleanza con il Veneto.
3) Il Trentino e il Friuli Venezia Giulia dichiarano la loro indipendenza stringendo un accordo con Lombardia e Veneto.
4) Il Piemonte e la Valle d'Aosta dichiarano la propria indipendenza allineandosi e stringendo accordi con Lombardia , Veneto , Trentino e Friuli Venezia Giulia (si viene a formare così una vera e propria lega di alleanze sia per fini difensivi che commerciali).
5) La Liguria dichiara la sua indipendenza entrando nella "lega indipendentista".
6) La Sardegna e la Sicilia dichiarano la propria indipendenza entrando nella "lega indipendentista".
7) Dagli Abruzzi alle Calabrie si dichiara l'indipendenza di uno Stato federale che entra nella "lega indipendentista".
8) In fine , la Toscana dichiara la sua indipendenza entrando anch'essa nella "lega indipendentista".
Non mi dilungherò oltre sulle possibili evoluzioni (positive) che la geo-politica peninsulare potrebbe raggiungere se il desiderio di libertà concrete non sarà sopraffatto dalla paura , dall'eccessiva prudenza.
Ovviamente, non pretendo che le cose si presenteranno nell'ordine da me riportato, ma sono certo che una ipotetica "lega indipendentista" sia essenziale per ovvi e risaputi motivi.
Presidente e fondatore A.L.T.A.








La pace che, con soverchio rigore, da quando mondo è mondo, i delinquenti invasori hanno sempre imposto con la forza delle armi. L’equazione "piemontesi = SS" non è invenzione nostra. Sono i loro stessi documenti a fornircene il destro. Il bruto con l’anima di fango diede nel contempo ordine al suo tirapiedi colonnello Quintini, boia speculare di prima classe con relativa medaglia al merito, entrambi da Corte di Norimberga, di partire subito per Cittaducale e Borgocollefegato (oggi Borgorose), per raggiungere Avezzano nel piú breve tempo possibile, dove operavano le bande partigiane dei colonnelli Loverà (foto a fianco) e Lagrange e del Capitano Giorgi. 
Alonzi, detto Chiavone, di sorpresa aveva attaccato la città e messo in fuga le guardie nazionali infliggendo loro gravi perdite. Il "gran capitano" si recò perciò in Terra di Lavoro col rinforzo del 1° battaglione del 2° fanteria, ma la città, 12 dicembre, era stata già evacuata dai guerriglieri. Secondo i metodi non molto fraterni proclamati negli ukàs savoiardi, il novello barbaro ordinò il disarmo generale pena la morte (vae victis!) e mosse contro l’Alonzi, che con circa duemila uomini si trovava nella Selva di S. Elia nella gola fra la montagna di S. Angelo e quella di S. Elia in territorio marsicano. Ma l’Alonzi preferí non impegnarsi in uno scontro con forze piú numerose delle sue, e molto meglio armate, e quindi si sganciò dal nemico riparando nello Stato Pontificio. Il Quintini, dopo aver rastrellato la zona, e sostenuto frequenti e sanguinosi scontri con nuclei partigiani piú piccoli operanti nella Val Roveto, riprese la strada verso nord, percorrendo tutta la valle. Alle fonti di Canistro, pure ed immacolate acque degne di essere usate solo per il teobroma degli dei, il furfante osò contaminarle col suo piede e la sua ombra. Indi riprese la marcia e si ricongiunse al resto della colonna infame in Avezzano. 






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