lunedì 15 agosto 2016

Breve e incompleta lista di mistificazioni darwiniste (ammesse pubblicamente da darwinisti)

Una celeberrima copertina del "New Scientisit".
Una celeberrima copertina del “New Scientisit”.
 
Chiudiamo il nostro ciclo estivo di articoli e filmati sullo scientismo evoluzionista con questa breve e non esaustiva carrellata di frodi, errori e imprecisioni gravi, ammesse pubblicamente dagli stessi sostenitori della teoria. Ovviamente sono solo una parte del totale [RS]
 
Embrioni. Ernst Heinrich Haeckel è stato un biologo, zoologo, filosofo, nonché artista tedesco. Sostenne che, date le superficiali sogmiglianze tra gli embrioni di specie diverse di dovesse suppore confermata la teoria darwinista. Le immagini dei primi stadi embrionali usate da Haeckel sono oggi considerati inesatte. Nel settembre 1997, sulla rivista scientifica Science, fu pubblicato un articolo contro i disegni degli embrioni di Haeckel, nel testo si supponeva fossero il prodotto di un inganno: “Haeckel’s Embryos: Fraud Rediscovered”. La cosa accese un furente scontro tra studiosi. (noto)
Celacanto. Pesce fossile definito come forma di transizione estinta tra pesci ed animali terrestri, progenitore fossilizzato degli anfibi. Viene ripescato nel 1938 vivo e vegeto, identico a 65 milioni di anni prima: è semplicemente un pesce. (noto)
Archaeopteryx. Spacciato per prova della teoria, che afferma che gli uccelli si sarebbero evoluti dai rettili. Sarebbe stato una forma di transizione: oggi è risaputo che l’Archaeopteryx era un uccello vero e proprio. Mai trovato alcun rettile suo antenato. (noto)
Ramapithecus. Una specie di scimmia fossile trovata nel Sud Est Asiatico, negli anni Sessanta e Settanta fu erroneamente ritenuto uno dei primi antenati dell’uomo, ma successivamente si è appurato che si trattava di uno stretto parente dell’orangutan. (si veda: Le Scienze,  17 febbraio 2011, Da riscrivere la storia antica della nostra specie?)
Oreopithecus bambolii. Proposto per antenato dell’uomo. Un fossile di scimmia trovato in Italia, per alcune caratteristiche dello scheletro si suppone che avesse già sviluppato un adattamento all’andatura bipede. Tuttavia si è saputo abbastanza della sua anatomia per mostrare come si trattasse di una scimmia fossile. (si veda: Le Scienze,  17 febbraio 2011, Da riscrivere la storia antica della nostra specie?)
Lucy. Imposta per anni come nuovo caso di “anello di congiunzione” e antenata dell’umanità. Celebre la copertina della rivista francese Science&Vie che col titolo “Adieu Lucy” manda in frantumi l’ennesimo sogno darwiniano. (noto)
Uomo di Orce. Antichissimo ominide datato dagli esperti spagnoli a circa un milione di anni fa, era in realtà un asino. La notizia, esplosa come un fulmine a ciel sereno negli ambienti internazionali della paleontologia, ha avuto un effetto immediato: un convegno di scienziati che si doveva tenere tra qualche giorno a Granata, in Andalusia, dedicato appunto a questo fossile personaggio, è stato annullato. La scoperta del cranio era avvenuta nel 1982, ed aveva suscitato sensazione nella comunità scientifica. Secondo i rivenditori, si trattava dei resti di un giovane di circa 17 anni, vissuto in Andalusia da novecentomila a un milione e mezzo di anni fa. Ma nei giorni scorsi un più accurato esame dei resti, compiuto in vista dell’imminente congresso, ha portato alla rettifica: il cranio apparteneva a un equide, probabilmente un primordiale asino andaluso. (Fonte: La Repubblica, 13 maggio 1984)
Nebraska Man. Celebrato scientificamente anche come Hesperopithecus haroldcookii (dal nome del suo scopritore Harold Cook). Doveva essere “l’anello di congiunzione”. Il reperto cui faceva riferimento era un singolo dente, che poi si scoprì essere stato perso da un suino. (persino Wikipedia gli dedica una scheda in inglese)
Uomo di Piltdown. Dogmatizzato come anello di congiunzione. All’ominide sconosciuto fu dato il nome scientifico di Eoanthropus dawsoni, dal nome dello scopritore Charles Dawson. Il ritrovamento della nuova specie fu oggetto di controversie che si risolsero solo nel 1953, quando il falso fu definitivamente smascherato e fu chiarito come, in realtà, i resti fossero il semplice frutto di una contraffazione, ottenuta combinando l’osso mandibolare di un orangutan con frammenti di cranio di un uomo moderno. La beffa dell’Uomo di Piltdown è conosciuta come la più grande truffa archeologica della storia. (Fonte: Wikipedia)
Ota Benga. Anno 1904. Veniva esposto in una gabbietta di uno zoo di New York e ridicolizzato come “l’anello di congiunzione” tra l’uomo e la scimmia, si chiamava Ota Benga. In realtà  – inutile dirlo – era un essere umano africano della tribù dei Pigmei, catturato da un mercante di schiavi. Dopo questa esibizione, arrivò al suicidio. (noto)
 
Ci fermiamo qui, ma la lista potrebbe continuare.
 

Controstoria dell’impresa dei Mille: Da Quarto a Messina

Fonte: http://www.inuovivespri.it/


Oggi cominciamo a raccontare l’impresa dei Mille. Non le falsità che hanno scritto tanti storici, ma i fatti per come sono andati veramente. Seguiremo il racconto di Cesare Abba: “Da Quarto a Volturno”. Non perché questo libro valga qualcosa: non vale infatti niente. Seguiremo il racconto di Abba per confutarlo, passo dopo passo, sulla base delle vere testimonianze. Scoprirete che l’impresa di Garibaldi fu una volgare pagliacciata. Questa è la prima puntata di un lavoro che ci vedrà impegnati fino a Luglio. Non saremo presenti ogni giorno, ma solo nei giorni più importanti, dalle false battaglie e tutte le bugie che ci hanno raccontato fino ad oggi

Cronaca di oggi, dell’8 maggio 1860.
Se Titti, il canarino stizzosissimo dei cartoni di Tom e Jerry, potesse leggere la vera storia dell’impresa dei Mille che cosa direbbe?
Semplice: “Mi è semblato di vedele un altlo gatto!”, non quello stampato nei libri di storia risorgimentale, scritti dai vincitori.
E non farebbe come quei disperati che a Marsala, il 4 maggio scorso, si sono riuniti per festeggiare un evento tragico per noi siciliani, la partenza da Quarto di Garibaldi e dei Mille.
Ebbene, poiché quasi tutti i siciliani hanno studiato la storia del Risorgimento nei libri ufficiali, con il risultato che arriviamo a festeggiare un colossale autogol, abbiamo deciso di scrivere un contro diario di quell’epopea, da Marsala a Messina, utilizzando un libro scritto da un perfetto cretino che non capì nulla di quello che succedeva attorno a lui, Cesare Abba, e qualche documento storico che la dice la verità, eccome se la dice!
Preparatevi. Oggi è l’8 maggio e le due navi, su cui in questo blog avete avuto qualche informazione (come potete leggere qui – e come potete leggere anche qui) il Piemonte e il Lombardo,con a bordo “i liberatori”, dopo tre giorni di navigazione, sono giunte nel porto di Talamone.

Che le navi siano state rubate per finta lo sapete già. Che sono state in realtà comprate da Cavour  e “noleggiate” a Garibaldi ve lo dico io, prove alla mano.
Che ci fanno dunque i nostri “eroi” a Talamone? Ce lo dice Abba. I Mille hanno in tutto qualche fucile e un vecchio cannone; avrebbero dovuto essere riforniti di armi subito dopo la partenza da alcune scialuppe che però non si fecero vedere. Quindi le navi furono dirottate a Talamone, dove esisteva fortezza sabauda.
Qui i Mille furono riforniti di armi piemontesi. Garibaldi, per l’occasione, ci dice Abba, è “vestito da generale dell’esercito piemontese (il buffone!). Perché? Perché le armi gli vengono consegnate  nella qualità di generale piemontese, come lui stesso si qualifica (il buffone!).
Abba, ebete tenerissimo, ci dice che “i lunghi capelli e la barba intera combinavano male con quei panni”. Altro che camicia rossa! Questo qui è meglio di Fregoli, di Mastelloni, i grandi trasformisti!
In tanto che si svolge questa delicata operazione di carico, alcuni “mille” vengono fatti sbarcare e “invadono” lo Stato pontificio; in realtà, si danno alle tipiche razzie dei pirati, ma vengono ricacciati a bordo dai contadini infuriati.
Le carte, anche se parzialmente, vengono scoperte e sessantaquattro mazziniani che ci avevano creduto, lasciano la spedizione.
Scrive Abba l’ingenuo: “Non vogliono più seguire il Generale, perché al grido di guerra ha mescolato (lui, il buffone!) il nome di Vittorio Emanuele”.

A domani

sabato 13 agosto 2016

Metodi di datazione e loro limiti



La stessa Enciclopedia della Scienza e della Tecnica, mette in chiaro alcune precisazioni su questi metodi.
La stessa Enciclopedia della Scienza e della Tecnica, non sospettabile di pregiudizi “antiscientifici”, mette in chiaro alcune precisazioni su questi metodi.
 
 
Volentieri rimandiamo ad un interessante studio sui seri limiti dei metodi di datazione, con particolare riferimento alla radiodatazione. L’autore è Giuseppe Veneziano, membro del Consiglio Direttivo dell’Osservatorio Astronomico di Genova. Sullo stesso tema abbiamo già pubblicato lo studio della chimica belga Marie Claire van Oosterwyck-Gastuche, esperta di fama mondiale [RS]
 
Per accedere cliccare sul link seguente Metodi di datazione e loro limitazioni.
***

Per altre informazioni sull’Osservatorio di Genova: http://www.oagenova.it /
Link originale: http://alssa.altervista.org/Documenti/Seminari/4/01%20-%20Metodi%20di%20datazione%20e%20loro%20limitazioni.pdf

ANSA: Nuovi calcoli, la vita su Terra è ‘prematura’, in anticipo sul ‘baby boom cosmico’

Sole-terra

Fonte: http://www.radiospada.org/

Sebbene dal tono vagamente scientista, riproduciamo questo testo ANSA del 3 agosto 2016. Grasettature e sottolineature nostre [RS]:

Secondo i calcoli il nostro pianeta è anomalo.
La vita sulla Terra potrebbe essere prematura. Sarebbe cioè nata troppo presto rispetto al ‘baby boom cosmico’, previsto tra moltissimi anni. E’ infatti molto più probabile che in un lontano futuro si abbia un fiorire di forme di vita nell’universo, secondo quanto indicano i calcoli elaborati dal Centro Smithsonian per l’astrofisica dell’università di Harvard e pubblicati sul Journal of Cosmology and Astroparticle Physics.
[…]
Ad esempio, stelle molto più massicce del nostro Sole hanno una vita molto breve, mentre quelle più piccole brillano molto più a lungo, dando ai loro pianeti tutto il tempo per ‘far attecchire’ i semi della vita. Per questo motivo la probabilità che forme viventi possano nascere nell’universo si sposta, statisticamente, più in un futuro ancora lontano, piuttosto che in un’epoca relativamente vicina al Big Bang.
Alla luce di queste valutazioni il fatto che in un pianeta come la Terra sia già nata la vita è un’anomalia. La più probabile, tra le possibili spiegazioni, è che “siamo nati ‘prematuri'”, ha rilevato Loeb. E’ anche possibile, ha aggiunto, che l’ambiente vicino ad una stella di massa medio-piccola non sia favorevole alla vita.
Le stelle nane rosse ad esempio, pur vivendo a lungo, quando sono giovani emettono forti bagliori e radiazioni ultraviolette che potrebbero privare dell’atmosfera mondi rocciosi che si trovano nella cosiddetta “zona abitabile”, ossia a una distanza tale dalla loro stella da avere le condizioni ideali per ospitare la vita, prima fra tutte acqua allo stato liquido in superficie. Una risposta definitiva al momento non c’è e per sapere se effettivamente la vita sulla Terra è nata prematuramente potrà essere d’aiuto il prossimo grande telescopio spaziale, il James Webb Space Telescope (Jwst) della Nasa.

Una storia falsificata sta cancellando l’Occidente

ffj

di Agostino Nobile - Fonte: http://www.radiospada.org/ 

Di Facebook possiamo dire tutto il bene e il male che si vuole, ma certamente ci può insegnare qualcosa in più sull’ignoranza dilagante, nonché sulla psicologia umana. Si possono individuare all’istante gli individui che con nozioni di storia risibili postano luoghi comuni come verità assolute. Dopo un breve battibecco si viene a sapere che sull’argomento in discussione l’autore del post ha letto sì e no tre o quattro libri, ignorando che prima di leggere un libro di storia è necessario conoscere la tendenza politico-sociale dell’autore e la casa editrice. Così capita spesso che ci troviamo davanti a un muro di gomma. Avete mai sentito dire a un comunista convinto che il nazismo aveva i suoi lati positivi? Come può un ateo-marxista-laicista scrivere in maniera oggettiva sulla storia del cristianesimo? Personalmente, studio perlomeno da trentacinque anni le ricerche storiche scritte sia da agnostici e atei che da credenti cattolici e non, vivendone oltre dieci nei paesi non cristiani, prevalentemente musulmani. Dunque, non sono stato folgorato sulla strada per Damasco, ma dai fatti e dall’evidenze tangibili. E quando ti trovi a discutere nei post con tipi presuntuosi, forti – si fa per dire – di aver letto due o tre libri senza mai vivere nelle altre culture, capisci che le menzogne storiche hanno fatto più danni all’occidente di una guerra atomica.  Nessuno voterebbe certi governi se conoscesse la storia, ed è questa ignoranza che ha reso milioni di cittadini allergici alle elezioni. Oltre alla confusione, da queste menzogne nascono le società liquide, il relativismo, il buonismo e il senso di colpa infondato dell’occidente. I giapponesi l’atomica l’hanno avuta, ma grazie al loro senso di appartenenza sono diventati una potenza tecnologica mondiale. Un’Europa che ignora il suo passato baloccandosi sulla sessualità umana variabile, non avrà nemmeno le lacrime per piangere, perché non sa più piangere.
La scuola, gli pseudo-storici anticattolici così come intellettuali, scrittori, giornalisti e TV, hanno divulgato e divulgano mezze verità e menzogne pesanti come montagne. Questi hanno azzerato qualsiasi forma di reattività a un laicismo e ad un islamismo sempre più aggressivi, al punto di cancellare il naturale rispetto per la propria cultura. Mi arrivano post che, assolvendo l’Islam che uccide e sgozza in non pochi paesi del mondo, ripropone le supposte violenze della Chiesa di otto secoli fa. A parte il fatto che questi individui per coerenza dovrebbero fare le valigie e traslocare in Pakistan, Iran o in un altro paradiso come l’Arabia Saudita dove la costituzione è rappresentata dal Corano, che senso ha parlare di ottocento o anche cento anni fa per dare un aspetto consequenziale ai crimini attuali? Lo storico serio, come il lettore più avveduto, contestualizza i fatti nel periodo in cui si sono verificati. Se duemila anni fa i romani crocifiggevano i delinquenti, non significa che la sindaca attuale di Roma ne è corresponsabile, a meno che il Comune non decidesse di legalizzare il supplizio piazzando le croci ai bordi dell’Aurelia. Ma in certi paesi islamici come l’Arabia Saudita, l’Iran e nell’arcinoto califfato dell’Isis, si continua a decapitare e a sgozzare come ai tempi di Maometto. Detto questo, le violenze dei cristiani erano la risposta a un Islam che durante secoli ha massacrato i cristiani e, per divino mandato, era deciso a conquistare e convertire con le buone o con le cattive l’Europa e il resto del mondo.
Oltre ai soliti sprovveduti che postano ingiurie, perché incapaci di esporre un pensiero coerente con dati documentati, o semplicemente perché hanno problemi caratteriali, devo sorbirmi certi individui convinti che la civiltà musulmana sarebbe stata il “faro”, la “luce” che ha arricchito la cultura europea. Se per cultura intendiamo il processo evolutivo della società come noi l’intendiamo, nei paesi non occidentali non esiste. La prima universitas, come oggi è concepita, è stata fondata dalla Chiesa a Bologna nel 1088, ma in altre forme esistevano già nei monasteri fin dall’Alto Evo. Le scuole collegate ai monasteri erano l’unica forma di istruzione per qualsiasi livello educativo. La prima università extra europea è stata fondata in Turchia, a Costantinopoli, nel 1453.
Se per Platone negli ospedali “Sono degni di cura solo i cittadini liberi e soprattutto quelli che possono guarire sicuramente”, i primi ospedali per tutti i sofferenti sono stati creati dalla Chiesa a partire dall’Alto Evo. In Europa si è sviluppata la scienza, la tecnologia, la filosofia, l’arte, l’architettura e la letteratura. È stata creata la forma del libro e del romanzo, la scrittura musicale e l’armonia, il treno, l’aeroplano, il motore, l’auto, l’elettricità, la lampadina, i farmaci che hanno debellato malattie anche mortali, gli occhiali, la penna a sfera, il cinema, la TV, il telefono, il computer, internet, fino alla lavatrice, l’aria condizionata, etc…  Tutto importato dalle altre culture.
Molti anni fa, durante i primi viaggi nei paesi non cristiani mi sono posto la domanda che tutti dovrebbero chiedersi: come mai lo sviluppo ha avuto inizio in Europa e non, per esempio nella cultura induista, buddista o islamica? Leggendo i testi sacri di queste religioni ho avuto la risposta. Per i cristiani, l’universo è creato da un Dio perfetto, e come tale non poteva creare un universo irrazionale o buttato lì con nonchalance senza preoccuparsi dell’uomo. Se l’uomo è stato creato a immagine di Dio, significa che attraverso la razionalità può leggere l’opera del suo Creatore. Sono queste le ragioni che hanno spinto la Cristianità alla ricerca e allo sviluppo. Ed è per questo motivo che la Chiesa ha emarginato gli astrologi, gli alchimisti e i maghi, attività con le quali scientificamente e tecnologicamente l’uomo è rimasto al palo per migliaia di anni. Ha invece sovvenzionato e promosso la ricerca scientifica e la filosofia insegnandole nelle sue università fin dal Medioevo.
James Hannam, dottore in Storia e Filosofia della Scienza presso l’Università di Cambridge, autore del saggio The Genesis of Science: How the Christian Middle Ages Launched the Scientific Revolution (2011), selezionato per l’assegnazione del Royal Society Science Book Prize, afferma quello che tutti gli storici seri concordano: «la Chiesa non ha mai insegnato che la Terra fosse piatta e, nel Medioevo, nessuno la pensava così, comunque. I Pontefici non hanno cercato di vietare nulla, né hanno scomunicato qualcuno per la cometa di Halley. Nessuno, sono lieto di dirlo, è stato mai bruciato sul rogo per le sue idee scientifiche. Eppure, tutte queste storie sono ancora regolarmente tirate fuori come esempio di intransigenza clericale nei confronti del progresso scientifico». Fino alla Rivoluzione francese, continua lo storico «la Chiesa cattolica è stata lo sponsor principale della ricerca scientifica. La Chiesa ha anche insistito sul fatto che la scienza e la matematica avrebbero dovuto essere obbligatorie nei programmi universitari. Nel XVII secolo, l’ordine dei Gesuiti era diventata la principale organizzazione scientifica in Europa, con la pubblicazione di migliaia di documenti e la diffusione di nuove scoperte in tutto il mondo. Le cattedrali sono state progettate anche come osservatori astronomici per la determinazione sempre più precisa del calendario».
Allora, un occidente tutto rose e fiori? Nella storia degli ultimi duemila anni gli errori e le tragedie abbondano – come in tutte le culture di tutti i tempi – ma i crimini contro l’umanità, come lo schiavismo e i genocidi, non sono da addebitare alla Chiesa, bensì a quelle culture, sette e lobbies che hanno combattuto e combattono tutt’oggi contro di essa. Senza il cristianesimo l’Europa sarebbe rimasta allo stesso livello delle altre culture, anche quelle che hanno conosciuto la civiltà Greca. Gli arabi, come alcuni paesi asiatici, conoscevano i grandi maestri ellenici, ma come sappiamo hanno dovuto attendere l’occidente per apprendere il concetto di sviluppo o, come lo chiama il mondo moderno, progresso.
Nonostante queste evidenze, le falsità diffuse fino ad oggi in occidente hanno creato un senso di colpa totalmente infondato. Hanno massacrato il buon senso con le menzogne. I nemici dell’uomo ci hanno convinto che coloro che amano veramente l’umanità sono i peggiori nemici. E noi, nonostante la gravità economica e sociale ci trascinano dritti al tracollo, gli crediamo. È per questa ragione che ho scritto (permettetemi la sfacciata autopromozione, ma con quello che circola mi sembra opportuna) il mio nuovo libro “Quello che i cattolici devono sapere- Almeno per evitare una fine ridicola” – Ed. Segno, con la speranza di poter aprire gli occhi a chi non vuole perdere le proprie radici. Per chi non vuole essere costretto, ateo o credente che sia, a vendere per una ciotola di riso se stesso e i propri cari ad una politica laicista che sta cancellando quel cristianesimo che ha stabilito i diritti dell’uomo come la libertà e il rispetto della dignità umana. L’ho scritto per chi crede che senza il cristianesimo il mondo sarebbe migliore, dimenticando che il secolo degli ateismi ha fatto più morti ammazzati in pochi anni di quanti ce ne sono stati in duemila anni. Per informare che le lobbies massoniche e compagnia bella hanno progettato l’impianto di biochip anche sui neonati, per costringerci all’ubbidienza dalla nascita all’eutanasia. Se non riconosciamo al più presto i veri nemici dell’umanità non troveremo nemmeno la strada del ritorno.

venerdì 12 agosto 2016

TENOCHTITLAN NON ERA PIÙ POPOLATA DI NAPOLI (CITTÀ DELL'IMPERO SPAGNOLO)


Sappiamo bene che uno dei cavalli di battaglia degli "indigenisti" è: “Tenochtitlán era la città più grande e più popolata del mondo!" E esagerano il numero della sua popolazione: “Aveva cinquecentomila abitanti, aveva un milione di abitanti!" Nonostante siano molti gli esperti che mettono in dubbio questa diceria. Per esempio, il venezuelano Carlos Rangel nella sua opera ‘Del buen salvaje al buen revolucionario’ dice: “Lo storico statunitense Bailey W. Diffie fa un osservazione elementare, essendo l'estensione massima di Tenochtitlán di circa tre miglia e mezzo quadrate, incluse lagune e canali, e che tenendo Londra nel secolo XX 12.000 abitanti per miglia quadrate, è altamente improbabile che la capitale azteca avesse avuto una popolazione così numerosa nel 1520. In cima a ciò , lo stesso autore pone una domanda tanto semplice quanto demolitrice: se supponiamo una popolazione superiore a poche decine di migliaia in Tenochtitlán, come potete immaginare i rifornimenti e lo smaltimento dei rifiuti in una città senza canali navigabili, senza animali da soma o da tiro, e senza la conoscenza della ruota?" La realtà è che il buon Diffie stima la popolazione di Tenochtitlán intorno ai centomila abitanti.
Al contrario, lo storico tedesco Richard Van Dülmen nella sua opera ‘Gli inizi dell'Europa moderna, 1550-1648’ segnala che, nel secolo XVI, la città più popolosa d'Europa era Napoli con 280.000 abitanti. Altre città con una popolazione numerosa erano Parigi, Venezia e Costantinopoli, con una popolazione comunque minore. Giova sottolineare che Napoli era tecnicamente una città delle Spagne, che formava parte dell'impero spagnolo, il quale consolidò il proprio predominio in Italia con la pace di Cateau-Cambrésis nel 1559, annichilendo le pretese francesi.
Inoltre, per finire di demolire i travisamenti storici degli "indigenisti", possiamo dire che Roma è giunta ad avere un milione di abitanti nel momento del suo splendore classico avendo lavoratori per la pulizia delle strade, fogne, acquedotti e un rifornimento costante di grano dall'Egitto, dall'Italia meridionale e dal sud della Spagna. Tutto questo più di mille anni prima della fondazione di Tenochtitlan.

Fonte: Carlismo 

mercoledì 10 agosto 2016

La fonte del furore e dell'impeto della cavalleria


La bellezza della Cavalleria viene dall’idea del Santo Sepolcro calpestato, profanato, infangato, in balia dei musulmani, e dal conseguente bisogno di lottare con la spada per far cessare quella malvagità. Nella grazia che animava i crociati, il Santo Sepolcro appariva sotto una luce che non era la luce comune. Il Santo Sepolcro era considerato sacro in funzione della persona di Nostro Signore Gesù Cristo. Era come se, in qualche modo, Nostro Signore vi fosse veramente presente, disprezzato e ingiuriato.


Agli occhi dei crociati, Nostro Signore appare in tutta la Sua altezza, nella Sua infinita dignità, inondato da una luce divina. Ma, nonostante questa dignità, Egli manifesta una dolcezza come mai nessuno ha saputo fare. È quasi un paradosso: un’immensa elevatezza che patisce tuttavia le ingiurie con dolcezza. Proprio per questo la Sua elevazione splende con un fulgore speciale. Non è solo un’elevazione regale, ma un’elevazione che, per la dolcezza, si fa amare, attrae a Sé, offre perdono...  La semplice grandezza non possiede questo fascino. La Sua è un’elevazione che si inchina misericordiosa e amorevole sopra coloro che la contemplano, abbassandosi al loro livello. E tuttavia viene trattata in questo modo!
Questa elevazione è rappresentata  nel portamento incredibilmente  nobile e, allo stesso tempo, profondamente addolorato di Nostro Signore Gesù Cristo. Egli è stato torturato in un modo ingiusto oltre ogni limite. Tuttavia, la sua trascendenza assoluta, anche quando ingiuriata e miserevolmente profanata, desta in Lui un dolore che non è collera, ma una tristezza profonda che si esprime con la dolcezza. Questo è un altro apparente paradosso. Per chiunque avesse sofferto tanto come Lui e in modo ingiusto, la reazione normale non sarebbe di dolcezza bensì di indignazione e di voglia di maledire. Ma non Lui. In Lui si nota un dolore profondo che produce una dolcezza d’una caratura morale tutta particolare, molto attraente, che invita all’umiltà e alla contrizione. Ma una dolcezza che ha piena coscienza di essere fatta per conquistare!
È proprio il brutale rifiuto di questa dolcezza da parte dei musulmani che suscita l’ira dei crociati. Ecco l’oggetto diretto del loro furore. Se l’infinita dolcezza di Nostro Signore non è capace di intenerire il cuore dei musulmani, allora bisogna ristabilire l’ordine sul filo della spada! Donde una formidabile combattività, che scaturisce dalla percezione dell’inutilità di ogni sforzo pacifico, e dal bisogno di infliggere un castigo e una riparazione. Davanti al fallimento della dolcezza, il crociato mette mano alla spada. E parte indignato per sconfiggere con la forza coloro che la dolcezza non è riuscita a smuovere.
Questo si sente già dal primo momento della crociata, ancor prima del Deus vult! del beato Urbano II. I crociati avevano piena coscienza del tremendo rifiuto dei musulmani, un rifiuto che ai loro occhi configurava un peccato consolidato, brutale e irrimediabile. Ecco la causa profonda della loro indignazione e del loro furore, frutto dell’atto di amore di un’anima che si era lasciata toccare dalla dolcezza di Nostro Signore Gesù Cristo.
Vedendo che tutta la maestà e tutta la dolcezza di Nostro Signore Gesù Cristo non solo non conquista quella gente ma, anzi, la incita a ingiuriarLo e a percuoterLo, il crociato riceve una grazia speciale per vendicare il nome di Dio. Ma questa vendetta sarà perfetta solo se il crociato non vi introdurrà il tumultuare delle sue passioni personali. Egli misura tutta l’immensità del peccato fatto, e il desiderio di voler vendicare Nostro Signore per amore disinteressato e puro. Questo è esattamente il cavaliere indomito, che ha la forza per caricare il maomettano, spada in mano.

Il Santo Sepolcro di Nostro Signore Gesù Cristo 
con sopra la cappa rossa, simbolo della TFP

Ecco la genesi psicologica di questo furore, che proviene dal modo in cui i crociati, nel Santo Sepolcro, hanno “visto” Nostro Signore Gesù Cristo offeso dai musulmani.
È solo a questa luce che si comprende l’impeto dei crociati. Non è l’impeto del soldato delle due Guerre mondiali, che lottava per questioni di confini nazionali violati. I crociati non lottavano per l’Alsazia-Lorena, per quanto legittima possa essere questa rivendicazione, ma per qualcosa di molto più nobile.


Plinio Corrêa de Oliveira
(Conferenza del 18 Ottobre 1989)