mercoledì 10 aprile 2013

"L'ultimo Papa Re" : la fantastoria secondo RAI .




L'8 e il 9 aprile 2013 è andata in onda su RAI uno la mini serie intitolata "L'ultimo Papa Re". Il solo pensare che questo volesse dire vedere sul piccolo schermo anche soltanto un'ombra di verità storica si è dimostrato , tristemente, una mera fantasia.



Introduzione













Gigi Proietti, nel ruolo del cardinale Romeo Colombo, interpreta lo stesso personaggio nel quale si calò, nel 1977, Nino Manfredi protagonista del film In nome del Papa Re, nel quale le castronerie non mancavano, diretto da Luigi Magni. Infatti la miniserie L'ultimo Papa Re è proprio la trasposizione sul piccolo schermo della pellicola cinematografica e non rappresenta soltanto  l'omaggio, da parte di Luca Manfredi che ne firma la regia, al padre e allo stesso Magni, ma rappresenta l'ennesimo film di propaganda unitarista e modernista con la quale i media ci stanno bombardando intensivamente in particolare dal "fu 150°". La vicenda si svolge nella Roma papalina del 1867, con S.S. Pio IX Pontefice. Ma, come spesso si vede in queste patriottarde pellicole, la Capitale è piena di rivoluzionari e patrioti che, affascinati dalle gesta di Giuseppe Garibaldi (?), appoggiano il suo tentativo di entrare a Roma con un esercito di volontari (?) e abbattere definitivamente il potere temporale della Chiesa, ultimo baluardo contro la definitiva Unità d'Italia....Fortunatamente all'epoca la Chiesa non prendeva il caffè in compagnia del diavolo e di certo non appoggiava i suoi nefasti intenti...





Sintesi della mini serie fantastorica

La mini serie si apre con uno sguardo su una Roma papalina , che appare subito inventata per chi la storia vera sa qual è , dove la nobiltà e il clero, che il regista si è adoperato per fare apparire incuranti dei fantomatici fermenti patriottici che vengono come al solito fatti passare per buoni, continuano la vita di sempre tra feste e ricevimenti (classico esempio di distorsione della realtà). Il cardinale Romeo Colombo, visibilmente di tendenze cattoliberali , capo della Polizia Pontificia, avverte che "la fine del potere papale è prossima". La sua crisi di coscienza tra l'uomo giusto e l'"illuminato" che sa di essere e il compito al servizio del Pontefice, inizia con l'attentato terroristico alla caserma degli zuavi realizzato, secondo il regista, da tre sovversivi rivoluzionari durante il quale rimangono uccisi, sempre secondo quanto riportato nella pellicola,  venticinque soldati del Papa. Il regista da buon italiota mostra poi la reazione dei mercenari , che mai ci furono e mai fu estremamente feroce come l'uomo medio è indotto a credere durante la visione della miniserie.Si mostrano situazioni inventate di sana pianta dove gli zuavi compiono una sanguinosa strage. Si accusano pesantemente i Gesuiti che "furono", come se l'intento fosse quello di sottolineare la differenza con i Gesuiti di "oggi" i quali  si mostrano molto aperti alla così detta "modernità".
 Al protagonista, cardinale Romeo Colombo,  gli viene chiesto di indagare sull'attentato e scopre che Cesare Costa, uno dei bombaroli, è suo figlio concepito durante la nefasta repubblica romana del 1849 nella quale il cardinale liberale si era dato alla pazza gioia. Da questo momento la storia diventa ancor più smielata e mostra il "percorso umano" del Colombo verso il vero progressista contemporaneo che  si intreccerà con quello pseudo religioso nel disperato tentativo di salvare la vita ai tre terroristi colpevoli di aver assassinato non soltanto venticinque zuavi come viene raccontato in questa miniserie e che verranno ghigliottinati.  Il tutto si chiude con la "liberazione di Roma" il 20 settembre 1870 dove il felice e vecchio cardinale festeggiando passa a miglior vita.



Come andarono le cose realmente?

Vorrei aprire una parentesi e raccontarvi cosa successe davvero nell'arco di tempo nel quale la storia si svolge:


Nel rione Borgo, a pochi passi dal Vaticano, nell’edificio dove oggi vi è la Scuola Pontificia Pio IX, si trovava la Caserma Serristori che ospitava gli zuavi pontifici. Il 22 ottobre 1867 il terrorismo risorgimentale fece esplodere la caserma, assassinando i giovani zuavi componenti della banda musicale e alcuni passanti, tra cui una bambina di sei anni. I due esecutori materiali furono arrestati e giustiziati, dopo che entrambi si erano riconciliati con Dio. Secondo alcune fonti l’organizzatore dell’attento fu il bergamasco Francesco  Cucchi, poi senatore del regno, inviato a Roma da Garibaldi nell’illusione di organizzare una sollevazione del popolo romano. Successivamente la cricca rivoluzionaria strumentalizzò la giustizia pontificia facendo nascere la leggenda nera del Pio IX papa forcaiolo. Col presente testo rendiamo omaggio alle vittime dell’azione terroristica, quelle vere!.

 
 
 
Foto scattata dopo l'attentato alla caserma Serristori: all'interno del perimetro bordato di rosso si può vedere la caserma dopo l'esplosione.




L’attentato terroristico alla caserma degli zuavi:







“… Uno dei punti cardine di tutta l’insurrezione si fondava sulla distruzione della caserma degli zuavi nel quartiere Serristori a poca distanza dal Vaticano. Lo scopo fondamentale, ovviamente, era quello di colpire e fiaccare fisicamente e psicologicamente il corpo degli zuavi (…). Facendo saltare in aria il loro quartier generale e con esso la maggior parte degli zuavi, si sarebbe inflitto un durissimo colpo alla forza fondamentale a cui si affidava l’estrema difesa della città (…). Una grande parte del fabbricato crollò. Ma per fortuna la maggior parte dei militari, per ragioni di servizio, era partita poco prima alla volta di Porta s. Paolo; rimasero sotto le macerie vari zuavi che facevano parte della banda musicale. Le vittime furono:
Carmine Carletti di Olevano
Luigi Carrey di Arbois
Giuseppe Cesaroni di Roma
Fortunato Chiusaroli di Roma
Emilio Claude di Nancy
Federico Cornet di Namur
Alessio Desbordes d’Ilê de Oléron
Cesare Desideri di Roma
Federico De Dietfutr di Colmar
Giovanni Devorscek di Bologna
Luigi Flamini di Roma
Giovanni Lanni di Roma
Eduardo Larroque di Cahors
Michelangelo Mancini di Roma
Pietro Mancini di Roma
Stefano Melin di Moulins
Francesco Mirando di Portici
Antonio Partel di Vigo, Tirolo
Giacomo Poggi di Genova
Andrea Portauovo di Napoli
Edmondo Robinet di Saint-Pol-de-Leon
Nicola Silvestrelli di Roma
Oreste Soldati di Palestrina
Domenico Tartavini di Roma
Vittore Vichot di Parigi
un passante, Ferri Francesco e la figlia di sei anni, Rosa; dei feriti, tra i quali vi era la moglie di Ferri, alcuni morirono in seguito. (…)
(Fulvio Izzo, L’attentato del fermano Giuseppe Monti alla Caserma Serristori nella insurrezione romana del 1867, Maroni Editore, Ripatransone, 1994)



Mons. Gottardo Scotton descrive la Caserma Serristori:


(…) Caserma Serristori sinistramente celebre, perché minata dai due infelici Monti e Tognetti. I morti zuavi furono 27, delle più nobili famiglie di Europa, ma sarebbero state centinaia, se provvidenzialmente i soldati non ci fossero trovati fuori. E’ uno dei mezzi morali usati per la nostra liberazione dalla rivoluzione italiana, che raccolse i due disgraziati assassini, che però si pentirono del delitto e di propria volontà ne domandarono venia al reggimento, tra le pieghe della sua bandiera. Ma la rivoluzione italiana può menare trionfo, che la sua lezione non fu senza frutto. Le mine di quella caserma costarono 24 scudi; l’incendio di un palazzo del tempo della Comune di Parigi costava uno scudo soltanto, e oggi con cinquanta centesimi di dinamite si mette lo scompiglio in una intera città. Ma allora Monti e Tognetti furono proclamati martiri ed eroi; oggi coloro che ne seguono le tracce sono malfattori e briganti! (…) (Gottardo Scotton, Il pellegrino cattolico a Roma, Bassano 1895, pag. 46)


 La prosa dei fiancheggiatori del terrorismo che nella miniserie è stata presa come verità assoluta e come ispirazione:


(…) Una delle parti più importanti del piano d’insurrezione era certamente la mina della caserma Serristori. La caserma situata nel rione di Borgo, e a poca distanza dal palazzo del Vaticano, era occupata dagli zuavi pontifici. Questo corpo è reclutato fra i clericali più fanatici e feroci, su tutti i punti del globo. È un’accozzaglia di gente, di stirpi, e di lingue diverse, che non ha altro vincolo comune se non che l’accecamento e l’intolleranza religiosa. Sono i giannizzeri del potere temporale. (…) (Gaetano Sanvittore, I misteri del processo Monti e Tognetti, 1869)




Relazione degli ultimi giorni di Giuseppe Monti e di Gaetano Tognetti per rendersi conto di come andarono in realtà le cose nel dettaglio:



 
 
 
Giuseppe Monti e Gaetano Tognetti



Foto d'epoca che mostra il patibolo dove vennero giustiziati i due terroristi Monti e Tognetti


Siete ancora convinti che le cose siano andate veramente così come la miniserie appena andata in onda sulla RAI racconta? Cambiare idea è segno di saggezza , specie quando bisogna riconoscere ciò che è in realtà.


Conclusione sulla fantastoria secondo RAI


Nulla da dire sulla straordinaria capacità di Gigi Proietti di alternare, nella recitazione, cifre drammatiche e ironiche, in un gioco di stati d'animo che rispecchia la "romanità" del protagonista, ma il mio giudizio critico dipende da fattori molto più importanti. Una cosa su cui riflettere si nasconde tra le affermazioni dello stesso Proietti il quale ha sottolineato la singolare "modernità" della storia narrata nella serie con quanto sta accadendo oggi: "Anche la Chiesa oggi è in via di cambiamento e ce lo ha fatto chiaramente capire attraverso il nuovo modo di comunicare di Papa Francesco che sta andando incontro alle classi più disagiate con semplicità e fratellanza". Come dire "Pio IX? Per carità! Un'oscurantista amante del classismo!"...
Infine il regista Luca Manfredi dice: "Nel ricordo di uno dei più bei film recitati da papà, mi auguro che sia chiaro l'intento e il messaggio contenuto nella serie: il confronto tra una Chiesa reazionaria e attaccata al potere e una Chiesa più pastorale e progressista".
Ora, alla luce di quanto affermato dallo stesso regista , quanti di voi hanno ancora dubbi che tutto il teatrino chiamato "L'ultimo Papa Re" non sia altro che lurida propaganda non solo tricoloruta ma anche cattocomunista/liberale/modernista? Sinceramente Io ne sono totalmente consapevole.
La cosa che mi fa anche riflettere è che gli ascolti di questa scialacquatura televisiva sono stati alti: e considerando che oggi i così detti cittadini della "democratica italiella", per il 90-95% , anche se diplomati o laureati, si mostrano gravemente ignoranti in materia di verità storica, di moralità,  di buoni ideali, e soprattutto di fede , constatando il grave anticlericalismo che si diffonde specie tra i giovani, i danni possono essere, soprattutto sul piano etico-culturale, gravissimi!






Fonte:

http://www.centrostudifederici.org

Scritto da:

Il Presidente e fondatore Amedeo Bellizzi .