domenica 7 aprile 2013

Conoscere l'islam (2° Parte)

V
TEOLOGIA DELL'Islam
 
l Introduzione
 
- Nota preliminare
Ricordiamo che lo scopo del presente scritto è semplicemente quello di mettere in rilievo i punti-chiave dell'islam nel quadro di una sua conoscenza di tipo elementare. Non è dunque nostra intenzione compiere uno studio approfondito della teologia dell'islam, il che tra l’altro, andrebbe al di là dei limiti assegnati a questo piccolo studio, e della nostra competenza. Ciononostante, come scriveva il già citato Joseph Hours, «l'islam è innanzi tutto una religione». Iniziando quindi questo capitolo, entriamo nel cuore del problema stesso, sforzandoci di mettere in evidenza con chiarezza ciò che costituisce l’essenziale della teologia dell'islam.
 
preghiera nella moschea- Ricercare la specificità dell'islam
Un atteggiamento frequente tra coloro che si avvicinano all'islam, consiste nel ricercare preferibilmente i punti che esso può avere in comune con le altre religioni monoteiste, e in particolare con il cristianesimo. Tale comportamento procede da un'intenzione certamente lodevole, quella cioè di facilitare un avvicinamento tra i credenti. Tuttavia, è stato constatato che i sostenitori di questo metodo di approccio cadono troppo spesso nella tentazione di edulcorare questo o quest'altro versetto del Corano, e di sfrondare l'islam dalle asperità, e in breve, di rendere insipido o di cancellare tutto ciò che può apparire imbarazzante per lo scopo «ecumenicamente» 80 ricercato. Più avanti, avremo occasione di illustrare alcuni esempi di questo modo di ragionare. Quanto a noi, siamo convinti che quando si tratta di definire un problema o un soggetto, e di mettere in luce l'originalità che gli è propria, sia opportuno mettere piuttosto in rilievo ciò in cui esso si differenzia da un soggetto dello stesso genere. Questo è il metodo che ci sforzeremo di conservare nelle pagine a seguire; lungi dal testimoniare una qualsiasi ostilità verso quegli uomini di cui studiamo i fondamenti della fede, esso, al contrario, tende innanzi tutto ad usare dei riguardi verso di essi. Il primo di essi non consiste forse nello sforzarci di conoscere i punti-chiave dell'islam, così come vengono appresi e vissuti dai musulmani - nostri fratelli - e non come vorremmo che essi fossero?
 
l Il nostro metodo
 
Come avevamo già detto nelle prime pagine di questo scritto, ci avvalleremo essenzialmente di alcuni versetti del Corano stesso, e di citazioni di autori sicuri. Talvolta, faremo seguire all'esame di questi punti teologici musulmani un commento che mira - senza alcuna pretesa - a sottolinearne o ad illustrarne il carattere proprio, confrontandolo occasionalmente con quello del cristianesimo. Tali note saranno intitolate «osservazioni complementari». Chiuderemo questo capitolo con una tavola comparativa che riassume in modo semplice e schematico ciò che avremo esaminato più dettagliatamente in precedenza.
 
l I principali punti del dogma
 
- Dio Allah
Secondo don Bertuel 81, il termine Il o Ilàh, o anche Hailàh, si ritrova spesso presso gli antichi semiti, e nelle vecchie iscrizioni aramaiche o fenicie, ed è sempre con un termine derivato da El o Il che gli ebrei designavano il loro Dio: El-Ohim (la «Divinità»). Tuttavia, Kasimirsky annota: «Affermano i commentatori (musulmani): "Gli idolatri chiamano i loro idoli "dio" (Ilàh), e non Allah, il Dio Unico"» 82. Rinviamo qui il lettore all'interessantissima opera di don Bertuel che, partendo dal passo appena citato, sviluppa la seguente idea: nel Corano, il termine «Allah» designa essenzialmente il Dio degli ebrei, del quale possiede tutti gli attributi: Unico, Creatore, Onnipotente e Dispensatore di tutti i beni, e che venne ripreso dall'islam. Tali attributi si ritrovano nella bella Sura I, detta Fàtiha-el-Kitab («che apre il libro», o la «preliminare»):
 
1. «Lode ad Allah, sovrano dei mondi!
2. La misericordia è la sua eredità.
3. Egli è il re del giorno del giudizio.
4. T'adoriamo, o Signore, e imploriamo la tua assistenza.
5. Guidaci nella via della salvezza,
6. Nella via di coloro che hai ricolmato di benefici,
7. Di quelli che non meritarono la tua collera e si sono preservati dall'errore» (F).
 
Kasimirsky nota che bisogna intendere la parola araba «misericordia» in senso ristretto, ossia che non abbraccia tutti gli esseri umani senza alcuna distinzione, ma solamente i buoni, i fedeli, coloro che meritano la sua grazia, e che la «via della salvezza» designa unicamente l'islamismo. Commentando la «teodicea poco complicata» del Corano, Padre Lammens rileva anche che «Allah è il Creatore, il Sovrano Unico e senza uguali. Egli ha creato - solamente lui e dal nulla - il mondo in sei giorni e ha insufflato nell’uomo il suo spirito» 83.
 
- Osservazioni complementari
La concezione islamica di Allah e dei suoi attributi non sembra in opposizione con quella del Dio del cristianesimo, salvo forse per ciò che concerne il carattere restrittivo della divina misericordia.
 
l La Trinità
 
- Il Corano predica un monoteismo anti-trinitario
É ancora dall'ebraismo che l'islam ha mutuato questa violenta ostilità verso il dogma cristiano della SS.ma Trinità.
 
Sura V (La tavola)
77. «Infedele è colui che dice: Allah è il terzo della Trinità: non vi è che un solo Allah, e questo Allah è unico; se essi non ritrarranno ciò che affermano, un doloroso castigo attenderà gli infedeli» 84 (K).
 
Sura IV (Le femmine)
169. «O voi che riceveste le Scritture! Non varcate i limiti della fede 85; non dite di Allah che la verità. Gesù è il figlio di Maria, l'inviato dell'Altissimo e il suo Verbo. Egli l'ha fatto scendere in Maria. Esso è il suo soffio. Credete in Allah e nei suoi apostoli; non dite esservi una trinità; egli è uno. Questa credenza vi riuscirà più utile. Lungi che egli abbia un figlio, ma governa da solo il cielo e la terra, e basta a sé stesso» (F).
 
Come abbiamo visto, la predicazione di Maometto era risolutamente diretta contro il politeismo dei beduini dell'epoca che adoravano una decina di dèi diversi. Sembra che Maometto abbia inglobato la Trinità dei cristiani agli dèi del politeismo, accomunandoli agli idolatri beduini in un'unica e vigorosa riprovazione. Ecco, in proposito, il parere di Padre Lammens: «Allah non conosce degli "associati", o delle divinità rivali simili a quelle che gli associavano i pagani, motivo per cui il Corano li definì "associatori". Prima dell'égira, Maometto prese di mira i pagani coreìsciti e i beduini. A Medina, dopo la rottura con Israele, si accese la polemica anche con le "genti del Libro", e cioè con gli ebrei e i cristiani» 86.
 
l I cristiani sono degli «associatori»
 
I cristiani sono dunque degli «associatori», e con questo termine sono frequentemente bersagliati:
 
Sura LXXII (I geni)
2. «(Il Corano) contiene una dottrina meravigliosa; essa conduce alla vera fede. Crediamo in essa e non assoceremo un eguale ad Allah [...]. Allah non ha sposa, non ha figliato» (F).
 
Sura IV (Le femmine)
51. «Allah non perdonerà gli idolatri; farà giustizia a chi gli parrà. Essi solo non hanno nulla da sperare dalla sua misericordia. Associare un eguale all'Altissimo è il colmo dell'accecamento» (B).
 
L'autore del Corano chiama in causa anche Abramo, il padre dei credenti:
 
Sura III (La famiglia d'amram)
60. «Abramo non era né giudeo, né cristiano; era ortodosso musulmano e non associava altri esseri ad Allah» (F).
 
«Maometto fu nutrito di spirito ebraico», affermò il già citato storico ebreo Bernard Lazare; nulla di sorprendente, dunque, in questa constatazione: «Maometto fu espressamente ostile alla Trinità» 87.
 
santissima trinità- Osservazioni complementari
Ai versetti che abbiamo appena letto, è sufficiente affiancare il Prefazio della SS.ma Trinità, estratto dal Messale Romano: «Signore santo, Padre onnipotente, Dio eterno, che con l'Unigenito tuo Figlio e con lo Spirito Santo sei un solo Dio, un solo Signore, non nell'unità di una sola persona, ma nella Trinità d'una sostanza. Infatti, quello che, per tua rivelazione, crediamo della tua gloria, lo stesso, senza alcuna distinzione, lo crediamo del tuo Figlio e dello Spirito Santo. Così confermando la vera e sempiterna Divinità, si adora la proprietà nelle persone, l'unità nell'essenza e l'uguaglianza nella maestà, che è lodata dagli Angeli e dagli Arcangeli...». Prima di inoltrarci nella succinta analisi della teologia islamica che ci siamo prefissati di compiere, meditiamo e queste righe e già percepiremo l'insormontabile abisso che separa l'islam dal cristianesimo! Dopodiché, quando leggiamo - talvolta dalla penna di ecclesiastici! - che in fondo... è ben poca cosa ciò che separa l'islam dal cristianesimo, e che entrambi adorano lo stesso Dio 88, ci domandiamo: di quale cristianesimo (o di quale islam) si sta parlando? Permetteteci, per concludere questo paragrafo con una nota di attualità, di raccontare un aneddoto vissuto da uno dei nostri amici. Giovedì 25 maggio 1985, verso le ore 07:00, sul sagrato della chiesa di Notre Dame di Parigi, migliaia di pellegrini con zaini, bagagli e stendardi, si apprestavano a compiere una marcia di tre giorni verso la Cattedrale di Chartres. Uno di essi, dopo aver scaricato la sua macchina, decise di depositarla in un parcheggio attiguo, il cui custode era un marocchino di una cinquantina d'anni. Quest'ultimo, gli chiese che cosa significasse questo insolito e mattutino viavai che causava disagio alla circolazione; il nostro amico, che non perde mai occasione di fare una chiaccheratina con i musulmani, pensò fosse bene informarlo:
 
- Amico: «Si tratta di cattolici, giovani e vecchi, che cammineranno per tre giorni fino alla grande chiesa, la loro grande moschea; cento chilometri a piedi: ti rendi conto»?
- Marocchino: «Sai che alla mia età - rispose con orgoglio - ho percorso in un sol giorno cinquanta chilometri sulle montagne del Marocco? Ma dimmi: per quale motivo lo fanno»?
 
Il nostro amico gli spiegò che essi stavano andando a chiedere alla Madre di Gesù la sua protezione per le famiglie minacciate, e il suo aiuto per la rinascita della fede religiosa in Francia. Prima la stupefazione, poi l'entusiasmo si impadronirono di questo padre di famiglia musulmano che scoprì esservi ancora dei francesi ancora attaccati, come lui, a certi valori tradizionali! Infiammandosi a sua volta, denunciò crudamente gli stessi mali che non risparmiano neppure le famiglie musulmane che vivono in Francia: la libera unione, il rilassamento dei costumi, la perdita di rispetto per gli anziani, ecc... Al termine di uno scambio divenuto calorosamente amichevole, al momento di lasciarlo, il nostro amico promise di pregare Dio, nel corso del pellegrinaggio, per la famiglia del marocchino che, ringraziando, replicò immediatamente: «Il tuo Dio è il mio Dio, ma non ve n'è che uno, amico mio, uno solo»! Il braccio alzato, l'indice teso, la fermezza del tono, sottolineavano con forza questa unicità, indispensabile richiamo compiuto amichevolmente a questo simpatico cattolico, ma, malgrado tutto, ancora nell'errore...
 
l Il Padre
 
dio padre
 
- Allah non è Padre
«Allah non è generato e non ha generato» (Sura CXII, 1). Con questa formula l'islam impugna contemporaneamente il falso contro la nozione di un Dio Padre, e più fermamente ancora contro quella della filiazione di Gesù, aspetto quest'ultimo che esamineremo più oltre. L'Onnipotente è certamente il Creatore dell'uomo, ma da lì a stabilire tra Allah e l'uomo una relazione da Padre a figlio, c'è una soglia che il musulmano non saprebbe oltrepassare. Il musulmano sta prosternato con infinito rispetto davanti ad Allah, il Potente, il Dispensatore di tutti i beni, il Misericordioso, ma sarebbe un errore intravedere in questo atteggiamento una nozione di amore filiale che sarebbe completamente fuori luogo. Allah è infinitamente troppo alto e inaccessibile perché la sua creatura si possa permettere di vedere in lui un padre. Ecco come Joseph Hours commenta questo aspetto dell'islam: «Senza soccorso divino, senza nessun altro punto d'appoggio permanente che la nozione naturale, l'uomo si ritrova solo davanti a sé stesso con tutta la sua fragilità. A malapena, la sua personalità si costruisce. Il Dio dispotico che regna in Cielo non lo aiuta in quest'opera, ma piuttosto lo schiaccia» 89. Ma questo aspetto caratteristico dell'islam può essere maggiormente compreso tramite un effetto di contrasto con la seconda Persona della SS.ma Trinità: il Figlio.
 
l Il Figlio
 
il figlio di dio
 
- Il Corano condanna la fede nell'Incarnazione
 
Sura XXIII (I fedeli)
92. «Allah non ha figli; egli non divide il suo impero con un altro Dio. Se così fosse, ognuno di essi vorrebbe appropriarsi della sua creazione ed innalzarsi sopra il suo rivale. Lode all’Altissimo! Lontano da lui queste bestemmie»! (F).
 
Gesù Cristo stesso (in arabo Ìsà) è chiamato in causa come testimone:
 
Sura V (La tavola)
76. «Quelli che dicono che il Messia, figlio di Maria, è Dio, pronunciano una bestemmia. Non ha egli stesso detto: "Figli d’Israele, adorate Allah, mio e vostro Signore"? Chiunque associa altri dèi ad Allah non entrerà nel giardino delle delizie, e la sua dimora sarà nel fuoco» (F).
 
Sura V (La tavola)
116 «Allah chiese a Gesù, figlio di Maria, se avesse comandato agli uomini di adorare lui e sua madre come dèi; "Signore - rispose - avrei loro ordinato un sacrilegio? Se ne fossi colpevole, non lo saresti tu pure? Tu conosci ciò che è nel mio cuore, e io ignoro ciò che vela la tua maestà suprema. La conoscenza dei misteri non spetta che all'Altissimo"» (F).
 
E altrove:
 
Sura XXXIX (Le schiere)
6. «Se Allah avesse voluto avere un figlio, lo avrebbe scelto tra gli esseri che ha voluto creare. Ma che questa bestemmia sia lontana dalla sua gloria! Egli è unico e potente» (K).
 
E questa imprecazione dal tono apocalittico:
 
Sura XIX (Maria)
92. «Essi (gli infedeli) dicono che Allah ha un figlio, e proferiscono così una bestemmia. Poco manca che i cieli non si schiantino a queste parole, che la terra non si spacchi e che le montagne spezzate non crollino»!
93. «Essi attribuiscono un figlio al misericordioso, e non potrebbe averne» (F).
 
Sura IX (La conversione)
30. «I giudei dicono che Ozai è figlio di Dio; i cristiani dicono lo stesso del Messia 90. Parlano come gli infedeli che li precedettero; il cielo punirà le loro bestemmie. Chiamano signori i loro pontefici, i loro monaci e il Messia, figlio di Maria, ed è loro imposto di servire un solo Dio; non ce n'è un altro. Anatema a quelli che si associano al suo culto»! (F).
 
gesù non è figlio di dio ma lo schiavo di allah
Manifestanti islamici ripropongono in Occidente gli slogan della loro religione: «Gesù è lo schiavo di Allah» (a sinistra), e «Gesù non è il figlio di Dio. Egli è un profeta dell'islam» (a destra).
 
Si rimane veramente colpiti per la veemenza con cui si esprime in questi versetti - osiamo dire astiosamente - il rifiuto del Figlio del Dio vivente.
 
- Osservazioni complementari
L'islam rigetta dunque l'Incarnazione 91; alla stessa constatazione è giunto anche Jean Beraud-Villars, il redattore della nota sotto riportata, che si trova nel libro Islam d'hier et de toujours: «Infatti, l'islam si avvicina molto più all'ebraismo che al cristianesimo. In effetti, chiunque considera Gesù come un grande profeta o un precursore, respinge con energia sia l'idea di Incarnazione, che la necessità di un Salvatore» 92. Peccato che a questa osservazione pertinente, l'autore abbia aggiunto questo strabiliante commento: «In effetti, la nozione di peccato originale è estranea ai musulmani che, al contrario, considerano sacrosanto l'atto generativo». È esatto dire che l'islam non crede nella dottrina del peccato originale, o più esattamente, sembra essere dell'opinione che, oltre ad Adamo, esso non sia stato trasmesso all'umanità. Ma affermare che il peccato originale sia l'atto generativo rivela la più completa ignoranza di questo dogma da parte dell'Autore! Ecco un ennesimo esempio che lascia intravedere le deficienze che possono intaccare certi studi pubblicati su questo soggetto. Infine, per ben sottolineare la specificità dell'islam in queste nozioni di Padre e di Figlio, è sufficiente confrontare le summenzionate citazioni del Corano con la professione di fede dei cristiani:
 
«Credo in un solo Dio,
Padre onnipotente,
Creatore del cielo e della terra,
di tutte le cose visibili ed invisibili.
Credo in un solo Signore Gesù Cristo,
Unigenito Figlio di Dio,
nato dal Padre prima di tutti i secoli;
Dio da Dio, Luce da Luce,
Dio vero da Dio vero, generato, non creato
della stessa sostanza del Padre...»
.
 
l Lo Spirito Santo
 
spirito santo dio
 
- Viene confuso con l'Arcangelo Gabriele
Nel Corano, il termine rouh («spirito-di-Allah», «spirito santo», oppure semplicemente «spirito») designa sia l'Arcangelo Gabriele, considerato come l'intermediario autorizzato delle rivelazioni profetiche 93, sia Cristo, «il Messia, il Verbo e lo Spirito di Allah» 94, sia lo Spirito di Allah. Ma in nessun caso, il vocabolo rouh corrisponde nel Corano allo Spirito Santo in qualità - permetteteci questa espressione - di Terza Persona della SS.ma Trinità. Il Corano è dunque muto per ciò che concerne questa Terza Persona; se ne sconfessa l'esistenza, lo fà implicitamente e attraverso la negazione degli «associati» vista poc'anzi. Ecco, dunque, come il Corano liquida la SS.ma Trinità: niente Padre, niente Figlio, e quanto allo Spirito Santo, esso è - come vedremo - sia confuso con l'Arcangelo Gabriele, che del tutto assente.
 
l Gesù Cristo
 
- Il suo posto nel Corano
Più sopra, abbiamo visto come il Corano rifiuti la filiazione e la Persona divina di Cristo. Tuttavia, benché ciò sia essenziale, tutto questo non è sufficiente per apprezzare in maniera pressoché esatta l'idea che l'islam si è fatto di Gesù Cristo, della Sua natura, della Sua missione, e della Sua vita terrena. Nel Corano, Gesù Cristo occupa un posto molto importante; per non essere noiosi citando tutti i passi del Corano che parlano di Cristo, ci limiteremo ad evocarne i più caratteristici e significativi tra essi.
 
- La nascita di Gesù Cristo fu miracolosa
 
Sura XXI (I profeti)
91. «Canta la gloria di Maria, che conservò la sua verginità intatta. Soffiammo su di lei il nostro Spirito; essa e il proprio figlio formarono la meraviglia dell'Universo» (F).
 
- Gesù Cristo fu istruito da Allah e sostenuto dal suo Spirito
 
Sura III (La famiglia d’amram)
43. «Egli insegnerà la Scrittura e la Sapienza, il Pentateuco e il Vangelo. Gesù sarà suo inviato (di Allah) presso i figli d’Israele» (F).
 
Sura II (La vacca)
254. «Accordammo a Gesù, figlio di Maria, il potere dei miracoli: lo fortificammo con lo Spirito di santità» (F).
 
- Gesù Cristo ha compiuto dei miracoli 95
 
Sura V (La tavola)
110. «Allah dirà a Gesù, figlio di Maria: "Ricordati delle grazie che sparsi sopra te e sopra colei che ti ha generato; ti ho fortificato nello Spirito di santità, onde tu istruisca gli uomini dalla tua culla alla tua vecchiaia [...]. Tu guaristi un cieco nato e un lebbroso per voler mio; facesti uscire i morti dai loro sepolcri"» (F).
 
«Per voler mio»: in questo versetto, il Corano accentua la subordinazione di Gesù ad Allah, e la sua non-divinità.
 
- Gesù Cristo è salito al Cielo
 
Sura III (La famiglia d'Amram)
48. «Allah disse a Gesù: "Ti manderò la morte, e ti solleverò fino a me. Sarai separato dagli infedeli"» (F).
 
- Gesù Cristo sarà uno degli intimi di Allah
 
Sura III (La famiglia d'Amram)
40. «L'Angelo disse a Maria: "Allah ti annuncia il suo Verbo. Egli chiamerà Gesù il Messia, figlio di Maria, grande in questo mondo, e nell'altro confidente dell'Altissimo"» (F).
 
- Gesù Cristo sarà un Segno per tutti gli uomini
 
Sura XIX (Maria)
21. «Egli (Gesù) sarà il nostro segno davanti agli uomini, e la prova della nostra misericordia...» (K).
 
Come si potrà notare, il libro sacro dei musulmani concede nella creazione un posto privilegiato a Gesù Cristo. Esistono tuttavia versetti che ne parlano in tutt'altro tono:
 
- Gesù non è né Dio, né il Figlio di Dio
Vedi più sopra i versetti che lo affermano in maniera categorica 96.
 
- Gesù Cristo è un profeta: egli annuncia Maometto
 
Sura LXI (L'ordine)
6. «Sono l'apostolo di Allah, ripeteva ai giudei Gesù, il figliolo di Maria. Vengo a confermare la verità del Pentateuco che mi precedette e ad annunciarvi la felice comparsa del profeta che verrà dopo di me. Ahmed è il suo nome» (F) 97.
 
messia musulmano
Il regista iraniano Nader Talebzadeh ha girato il film The Messiah: Jesus, the Spirit of God (2008), una pellicola in cui Gesù Cristo viene ricondotto alle dimensioni coraniche del profeta precursore di Maometto e non del Figlio di Dio crocifisso dei Vangeli. Il film è basato sul Corano e sul vangelo (apocrifo) di Barnaba.

 
Blachère aggiunge che «l'identificazione Ahmed-Maometto si impone con evidenza alla coscienza musulmana». I musulmani sostengono che il Vangelo sia stato «manipolato», e che siano state fatte scomparire le parole di Gesù relative al suddetto passo del Corano. Tale accusa è stata recentemente riconfermata da un personaggio musulmano affatto trascurabile 98: «Il Libro dell'Antico e del Nuovo Testamento, attualmente in circolazione, è stato falsificato. Esso è stato deliberatamente modificato e amputato del nome del profeta Maometto, e di molte altre cose, poiché Gesù nella vera Bibbia disse» 99.
 
- Osservazioni complementari
É implicito che tale accusa, frutto di una grossolana ignoranza, non merita nemmeno la nostra considerazione. Approfittiamo tuttavia di questa occasione per ricordare ai cristiani che Gesù Cristo non dovrebbe essere collocato tra i profeti, che egli supera infinitamente! Egli non è affatto il «Profeta di Dio» - titolo irriverente di un capitolo di un noto «catechismo» 100 - ma il Dio dei profeti!
 
- Gesù Cristo è un semplice mortale
 
Sura V (La tavola)
79. «Il Messia, figlio di Maria, non è che il ministro dell'Altissimo: altri inviati lo precedettero. Sua madre era giusta. Vivevano e mangiavano in comunione» (F).
 
«Per farla breve - annota Kasimirsky - Gesù e Maria non erano che esseri umani, e che quindi non potevano fare a meno di cibarsi».
 
Sura V (La tavola)
19. «Quelli che dicono che il Cristo, figlio di Maria, è Dio, sono degli infedeli. Rispondi loro: "Chi potrebbe fermare il braccio dell’Onnipotente, se volesse annientare il Messia, figlio di Maria, sua madre e tutti gli esseri creati"»?
 
- Gesù Cristo è un semplice mortale; ce lo dice Lui stesso
 
Sura V (La tavola)
116. «Allah chiese a Gesù, figlio di Maria, se avesse comandato agli uomini di adorare lui e sua madre come dèi; "Signore - rispose - avrei loro ordinato un sacrilegio? Se ne fossi colpevole, non lo saresti anche tu? Tu conosci ciò che c'è nel fondo del mio cuore, e io ignoro ciò che vela la tua maestà suprema. La conoscenza dei misteri non spetta che all'Altissimo» (F).
 
- Gesù viene messo allo stesso livello di Adamo, semplice creatura
 
Sura III (La famiglia d'Amram)
52. «Agli occhi dell’Altissimo, Gesù è un uomo come Adamo. Adamo fu creato dalla polvere. Allah gli disse: “Sii”, ed egli fu» (F).
 
gesù dio
 
- Lucifero si rifiutò di adorare... Adamo!
 
Sura II (La vacca)
28. «Allah disse agli Angeli: "Manderò il mio vicario sulla terra". Risposero gli spiriti celesti: "Manderete un uomo che si avvolgerà nell'iniquità e spargerà il sangue, mentre noi celebriamo le vostre lodi e vi glorifichiamo"? Rispose il Signore: "Io so quello che voi non sapete"».
29. «Allah insegnò ad Adamo il nome di tutte le creature, e disse agli Angeli, ai cui sguardi le espose: "Nominatele, se siete veraci"»!
30. «"Lodato sia il tuo nome", risposero i celestiali spiriti. "Non abbiamo altre conoscenze che quelle che ci vengono da te. La scienza e la saggezza sono tuoi attributi"».
31. «Egli disse ad Adamo: "Nomina loro tutti gli esseri creati"; e quando li ebbe nominati, il Signore riprese: "Non vi ho forse detto che conosco i segreti dei cieli e della terra? Le vostre azioni manifeste e segrete sono svelate ai miei sguardi"».
32. «Ordinammo agli Angeli di adorare Adamo, ed essi l'adorarono. L'orgoglioso Iblìs (o Saytan, ossia «Satana» o «Lucifero»; N.d.T.) si rifiutò di obbedire e fu annoverato tra gli infedeli» (F).
 
In questo punto, sembra che l'autore del Corano mescoli e confonda, da una parte due episodi distinti (Adamo che dà un nome alle creature, e Lucifero che rifiuta l'Incarnazione 101, e dall'altra Gesù e Adamo. Volute o meno, queste confusioni - frequenti nel Corano - manifestano sempre un medesimo fine: ridurre alla semplice umanità la natura divina di Gesù Cristo.
 
l Nessun peccato originale trasmesso; inutilità di in Redentore
 
L'islam non accetta il dogma cattolico della trasmissione a tutta l'umanità del peccato originale, il quale colpì dunque solo Adamo. Il Corano è quindi in perfetta coerenza con questo rifiuto allorché afferma:
 
- Gesù Cristo non è stato crocifisso (e - implicitamente - non è risorto)
 
Sura IV (Le femmine)
156. «Essi (gli ebrei) dissero: "Abbiamo fatto morire Gesù, il Messia, figlio di Maria, mandato da Dio". Essi non l'hanno assolutamente messo a morte, e non l'hanno crocifisso; un corpo fantastico ingannò la loro crudeltà. Quelli che altercano a questo proposito, non hanno che dubbi. La vera scienza non li rischiara; essi non seguono che una semplice opinione. (Gli ebrei) non hanno messo a morte Gesù. Allah lo ha sollevato a sé, perché egli è potente e saggio» (F).
 
- Al suo posto è stato crocifisso un sosia
Secondo la traduzione di Blachère, «un sosia fu sostituito ai loro occhi» (degli ebrei). Ma a parte queste sfumature dovute alle diverse traduzioni, dal testo in esame non si può che trarre un’unica conclusione: la crocifissione di Gesù Cristo è un mito, un'illusione, se non un'impostura.
 
- Gesù Cristo ritornerà alla fine dei tempi?
Trattando del mahdì 102 dei sunniti, che si pensa ritornerà alla fine dei tempi per restaurare ed unificare l'islam, Padre Lammens rievoca le vaghe tradizioni sunnite concernenti la Parusia di Gesù Cristo, alla quale il Corano avrebbe - si pensa - fatto allusione:
 
Sura XLIII (L'acconciamento)
61. «Gesù sarà il segnale certo dell'avvicinarsi del giudizio. Badate a non mettere in dubbio la sua venuta. Seguitemi, è la via della salvezza» (F).
 
Sura IV (Le femmine)
157. «Tutti i giudei e i cristiani credettero in lui prima di morire. Nel giorno della resurrezione (della carne) egli sarà testimone contro di essi» (F).
 
Dobbiamo quindi concludere, come fanno alcuni, che l'islam è in perfetto accordo con il cristianesimo nel proclamare che «Cristo ritornerà nella gloria per giudicare i vivi e i morti»? L'estrapolazione ci pare azzardata, ed è per tale motivo che abbiamo messo un punto interrogativo al termine del titolo di questo paragrafo.
 
gesù cristo buon pastore- Osservazioni complementari
In questo capitolo consacrato alla teologia dell'islam, abbiamo cercato di dare un posto preponderante alla persona di Nostro Signore Gesù Cristo, e di mettere in evidenza, più fedelmente possibile, il tono e il modo in cui l'islam la presenta a milioni di uomini da oltre tredici secoli. Per concludere, citeremo due autori, le cui considerazioni ci sembrano riflettere in maniera più che esatta la posizione che dovrebbe assumere su questo tema ogni cristiano; la prima è di Padre Lammens: «Incontestabilmente, la cristologia del Corano accorda a Gesù - la tradizione ortodossa vi aggiunge le sue relazioni con l'Anticristo (in arabo "al-Dajjàl"), che egli ucciderà - malgrado i chiaroscuri forse intenzionali, un posto a parte tra tutti i profeti. Tuttavia, essa evita con sollecitudine - ma con poca logica - tutto ciò che lo metterebbe al di sopra dell'umanità a detrimento del dogma del monoteismo, così come lo intende il Corano» 103. Aggiunge Joseph Hours: «Non c'è altra salvezza che quella che viene da Cristo. Rifiutare Cristo non è cosa da farsi impunemente, né senza terribili conseguenze. Conviene quindi soffermarsi, almeno per qualche istante, onde soppesare tali conseguenze. Essendo Gesù Uomo-Dio, e possedendo entrambe le due nature, Egli è essenzialmente il Mediatore. Cristo instaura tra il Creatore e la Sua creatura delle relazioni che permettono a quest'ultima di intendere la chiamata del Signore, e di conoscere la sua propria vocazione all'Amore divino. Sopprimendo qualsiasi mediazione, l'islam rende Dio inaccessibile all'uomo. Esso fà di Allah l'arbitro puro ed inconoscibile con il quale ogni rapporto è impossibile, e più di ogni altro, l'Amore. Non è dunque affatto per un semplice caso che, nell'Iraq del secolo XI, Al Halladj fu giustiziato per avere proclamato il suo amore per Dio; nella logica musulmana, questo amore non è nient'altro che una bestemmia. Tra l'uomo e Allah, nessun consorzio è possibile» 104. Ecco infine, estratti dal medesimo articolo, alcuni brani che ci sembrano decisivi per chi voglia comprendere la posizione dell'islam di fronte a Cristo: «L'islam è la religione che, avendo conosciuto Cristo, ha rifiutato di conoscerlo come Dio. Se è vero, come dice Henri Rambaud, che la peggiore forma di menzogna è quella che - almeno apparentemente - contraddice di meno la verità, la menzogna che consiste nel dire di Cristo tutto il bene possibile, salvo che è Dio, è la più terribile di tutte» 105.
 
l Maria SS.ma
 
sempre vergine maria
 
Dopo Gesù Cristo, conviene ora parlare della Vergine Maria sua Madre, tanto più che - secondo un'opinione corrente - Maria (in arabo Lalla Myriem), sarebbe oggetto di una venerazione tutta particolare da parte dei musulmani. Infatti, in più di un'occasione abbiamo visto - prima del 1962 - alcune donne musulmane accorse, ad esempio, ad implorare questa o quest'altra grazia, o la protezione della Vergine nella chiesa di Nostra Signora d'Africa ad Algeri!
 
- Il posto di Maria nel Corano
Nel Corano, la Vergine Maria viene - come del resto suo Figlio - più volte citata. Esso presenta un certo numero di dettagli inerenti l'infanzia di Maria, la sua formazione religiosa, la sua gravidanza, la nascita e l'infanzia di Gesù, i miracoli che l'accompagnarono (miracolo della palma, Gesù che parla fin dalla culla, ecc...), e che invano si cercherebbero sui Vangeli canonici. In realtà, l'autore del Corano si è abbondantemente ispirato ai vangeli apocrifi, i quali non sono riconosciuti dalla Chiesa che, come abbiamo visto, li rifiuta per varie ragioni. Onde evitare di sovraccaricare il presente capitolo, il cui oggetto è la teologia del Corano, ci asterremo dal rievocare questi passi, limitandoci ad alcune citazioni tra le più caratteristiche.
 
- La famiglia di Maria (le due Marie)
Secondo il Corano, Maria sarebbe stata sia la figlia di Amram (il padre di Mosè e di Aronne), che quella di un altro Amram, sposo di Anna. Si tratta di una delle numerose confusioni e oscurità che popolano questo libro, e che alimentano la perplessità degli esegeti.
 
- Maria eletta di Allah
 
Sura III (La famiglia d'Amram)
37. «L'Angelo disse a Maria: "Allah ti ha prescelta e ti ha purificata. Tu sei stata eletta fra tutte le donne"» (F).
 
- L'Annunciazione
 
Sura III (La famiglia d'Amram)
40. «L'Angelo disse a Maria: "Allah ti annuncia il suo verbo. Egli si chiamerà Gesù il Messia, figlio di Maria, grande in questo mondo e nell'altro, e confidente dell'Altissimo"» (F).
 
«Confidente»: questo termine non è gratuito; esso riconduce Cristo alle dimensioni tollerate dal Corano.
 
- La concezione di Gesù Cristo fu virginale
Ciò è affermato a più riprese dal Corano:
 
Sura XXI (I profeti)
91. «Canta la gloria di Maria, che conservò la sua verginità intatta. Soffiammo su di lei il nostro spirito; essa ed il proprio figlio formarono la meraviglia dell'Universo» (F).
 
L'episodio della Visitazione non viene riportato dal Corano, e non si parla di Maria nemmeno in occasione dell'annuncio della nascita di Giovanni Battista:
 
Sura XIX (Maria)
7. «Zaccaria, ti annunciamo un figlio chiamato Giovanni».
8. «Nessuno prima di lui portò questo nome».
9. «Signore, rispose Zaccaria, come mai otterrò questo figlio? Mia moglie è sterile, e io sono decrepito».
10. «Disse il Signore: "Così sarà. Questo prodigio non supera il mio potere; sono io che ti ho creato dal nulla"».
13. «Giovanni lesse le scritture con indicibile trasporto. Gli demmo la sapienza fin dalla sua più tenera infanzia» (F).
 
- Osservazioni complementari
Senza alcun dubbio, il Corano riserva un posto di rilievo a Maria, ne parla e ne tratta con rispetto, sottolineando la sua purezza, la Sua verginità e l'attenzione particolare che Allah ha avuto nei suoi riguardi. Il cristiano non può che rallegrarsi nel trovare nell'islam un simile atteggiamento che apre la via al «dialogo» e ad una convergenza con i musulmani almeno su questo punto. Ma ciò significherebbe mancare di realismo, e attendersi troppo da questa «base di partenza», poiché ben presto ci si troverebbe in un vicolo cieco. In effetti, per quanto benevolenti siano le disposizioni di spirito che l'islam testimonia nei confronti di Maria, non possiamo affatto dare per scontato che esse portino al di là delle frontiere che gli sono state assegnate. L'islam, finché tale sarà, non acconsentirà mai a riconoscere alla SS.ma Vergine Maria alcuni dei suoi attributi: Corredentrice, e soprattutto, Madre di Dio Salvatore, ossia precisamente quelli che sono i gioielli più preziosi della Sua corona.
 
l Il profetismo nell'islam
 
- Il profeta è un trasmettitore, più che un ispirato
«La nozione di profetismo è pressappoco la stessa espressa nella Bibbia, ma concepita in modo più brutale e semplicista. Un Angelo - nella fattispecie l'Angelo Gabriele - parla al profeta e gli insegna, da parte di Allah, ciò che egli deve dire. Quando si trova in difficoltà nelle discussione, Maometto chiede tempo per avere una risposta da Allah. Questa idea del profetismo è dunque oggettiva ed esterna. Non è certamente quella di uno spirito divino che penetra l'anima del profeta, agendo in essa dal di dentro, ed elevandola ad una scienza sovrumana» 106.
 
il profeta isaia
 
- Il Corano ignora i principali profeti biblici
«Allah non ha mai cessato di richiamare gli uomini alla professione del monoteismo tramite il ministero degli inviati ("rasùl") e dei profeti ("nabì"). Il Corano non ne indica il numero, ma la tradizione ne conta a migliaia. Ciò che sorprende nella lista del Corano, è l'assenza dei più eminenti profeti biblici (Isaia, Geremia, ecc...), e la menzione di profeti sconosciuti alla letteratura biblica (Sâlih, Shaïb, ecc...). Le loro leggende, instancabilmente riprese e rimaneggiate, affollano le Sure» 107.
 
- Maometto, «suggello» dei profeti
Scrive Padre Lammens: «Ininterrotta da Adamo, passando per Noè, per Abramo, per Lot, per Ismaele, per Mosè, per Giobbe, per Salomone, per Zaccaria, per Giovanni Battista e... per Gesù Cristo, la serie termina con Maometto, il "suggello" dei profeti. Generalmente, questo "apax legomenon" coranico, si traduce con "l'ultimo dei profeti", nel senso - l'unico ammesso dall'islam - che dopo di lui non ne verranno più» 108. Padre Lammens immagina un'altra interpretazione possibile: Maometto, cronologicamente l'ultimo dei profeti, avrebbe apposto come un sigillo alla predicazione dei suoi predecessori, confermandola senza innovarla.
 
l L'islam è la migliore delle religioni perché è l'ultima
 
Si tratta di un concetto familiare all'islam, tanto che, nel 1983, un'eminente personalità musulmana - se non vado errato, il gran muftì della moschea di Parigi - nel corso di una trasmissione radiofonica dedicata ai convertiti all'islam, affermò: «Senza alcun dubbio, la religione musulmana è la più grande; voi ricorderete che il profeta Maometto è il sigillo dei profeti; lungo tutto il corso della Storia sono esistiti, o esistono, numerosi profeti, alcuni dei quali certamente falsi, e altri impostori; ad ogni modo, la religione musulmana è l'ultima in ordine cronologico, e il profeta Maometto è il sigillo dei profeti. Di conseguenza, questa religione racchiude tutta l'umanità, tutto ciò che l'umanità vuole fare, e, come abbiamo già detto, l'islam è l'ultima religione, e il profeta è il sigillo dei profeti». Questa ripetizione, questo martellamento sullo stesso argomento, rappresenta inoltre un tratto tipico dell'espressione religiosa araba.
 
l Immortalità dell'anima
 
- L'anima è immortale, ma il significato arabo attribuito al termine «anima» è diverso dal nostro
L'immortalità dell'anima fà parte del dogma islamico; occorre tuttavia porsi questa domanda: qual'è il significato esatto della parola «anima» (nafs) per il musulmano? Kasimirsky ci aiuta a scoprirlo: «Nel testo arabo, le parole "io stesso", o "la mia persona", corrispondono al vocabolo "nafs", e in questa occasione facciamo osservare che quando in generale si traduce con "anima" la parola "nafs", ci si riferisce piuttosto al significato di "principio vitale", o di sangue, che non a quello di anima immortale, di spirito di "rouh"» 109.
 
- Ciò è conforme all'idea di un paradiso «materiale»
In questo caso, Kasimirski mette in luce più di una sfumatura inerente la traduzione; cerchiamo di ricordarci della sua annotazione quando più avanti affronteremo la visione musulmana del paradiso. Grazie ad essa, infatti, capiremo in maniera più chiara questo aspetto puramente materiale del paradiso dell'islam, aspetto che non manca di sorprendere lo spirito cristiano.
 
l La resurrezione degli uomini
 
la resurrezione degli uomini
 
- Gli uomini risorgeranno
Incurabili fatalisti, i beduini non avevano conservato nessuna precisa nozione di una vita futura o dell'immortalità dell'anima. L'islam gli offrì dunque la speranza in una vita ultraterrena: la Resurrezione e il Giudizio sono evocati almeno in venticinque Sure, quantunque in forma interrogativa:
 
Sura XXXII (L'adorazione)
9. «Dicono gli increduli: "Quando la terra ricoprirà le nostre ceneri, saremo rianimati ancora"»? (F)
 
In maniera più allusiva:
 
Sura XIX (Maria)
69. «Lo giuro per il tuo Dio, raduneremo tutti gli uomini e i demoni; ne formeremo un recinto nell'inferno, e li obbligheremo a starsene in ginocchio» (F).
 
In modo affermativo:
 
Sura XXX (I greci)
49. «Fermate i vostri sguardi sulle orme della sua divina misericordia. Osservate come fa sbocciare dal seno della terra sterile i germi della fecondazione; così chiamerà a nuova vita i morti. La sua potenza non ha confine» (F).
 
l Il giudizio
 
- Giudizio particolare? Giudizio universale?
L'islam afferma l'esistenza di un giudizio particolare e di un giudizio finale? Tutto ciò non sembra cosa facile da stabilire con chiarezza. «Ma come rappresentarsi la sorte delle anime durante il periodo che le separa dal giudizio (finale)? Questo problema ha fortemente messo in imbarazzo alcuni studiosi musulmani, e ciò indubbiamente per il fatto che nessuna Sura ne fornisce una chiara soluzione [...]. Alcuni versetti suppongono che i morti si siano come addormentati, o come intorpiditi nella tomba. La tradizione [...] si è impossessata di questa suggestione e ne ha tratto la sua teoria del "tormento della tomba", seguito da un giudizio particolare presieduto sommariamente dagli Angeli Monkir e Nakîr, Angeli del sepolcro» 110. Tuttavia, nell'escatologia musulmana, la fine del mondo annuncerà il giudizio finale: «Alcune catastrofi, e alcuni singolari fenomeni precederanno ed annunceranno la fine del mondo [...]. Allora avrà inizio il giudizio generale, che il Corano chiama con nomi assai diversi: "l'Ora", "il Giorno del Giudizio", "il giorno della Resurrezione", ecc... [...]. Tutti gli uomini saranno soggetti al giudizio finale, in cui la loro sorte eterna sarà definitivamente stabilita» 111. Particolare o generale, il giudizio comporterà per l'uomo una sanzione: l'inferno, il purgatorio o il paradiso.
 
l La retribuzione: purgatorio, inferno o paradiso
 
- L'inferno e il purgatorio: una frontiera non ben definita
Si trattava forse di terrorizzare i meccani scettici al fine di conquistarli alle proprie convinzioni? Sia quel che sia, rimane il fatto che il Corano descrive con molto realismo i tormenti dei reprobi:
 
Sura IV (Le femmine)
59. «Coloro che rifiutano di credere alle verità che annunciamo, verranno precipitati nelle fiamme. La loro pelle appena consunta, si rinnoverà, e saranno in balia di nuovi tormenti. Allah è potente e saggio» (F).
 
Sura XIV (Abramo)
19. «L'inferno li ha inghiottiti. L'acqua infetta sarà la loro bevanda».
20. «Essi l'ingoieranno goccia per goccia, ed essa stenterà a passare. La morte si presenterà da tutte le parti, e tuttavia essi non moriranno. Questo abbeveramento sarà seguito da orribili tormenti» (F).
 
Ma questo inferno è eterno? Ciò non è certo, poiché Allah, in tutta la sua onnipotenza, può ritrarne i dannati:
 
Sura VI (Le greggi)
128. «Risponderà Allah: "Il fuoco sarà il vostro giaciglio; vi rimarrete a mio arbitrio". L’Altissimo è dotto e saggio» (F).
 
Sura XI (Hod)
108. «Gli sventurati precipitati nelle fiamme manderanno grida e sospiri».
109. «Vi rimarranno così lungamente sino a che i cieli e la terra sussisteranno; così lungamente come piacerà all'Onnipotente, poiché egli fà ciò che vuole» (F).
 
Questo inferno, provvisorio per alcuni, equivale al purgatorio? In questo caso, «i veri credenti non faranno che attraversare il fuoco»? 112.
 
Sura XIX (Maria)
71. «Conosceremo quelli che hanno meritato maggiormente il tormento delle fiamme».
72. «Ivi saranno precipitati; è un decreto pronunciato dall’Eterno».
73. «Libereremo quelli che temettero il Signore, e lasceremo i colpevoli in ginocchio» (F).
 
Notiamo infine che questi luoghi vengono descritti come materiali, così come lo sono i tormenti - esclusivamente corporali - inflitti ai reprobi 113.
 
- Un paradiso materiale
 
il paradiso islamico
 
La ricompensa dei credenti sarà il paradiso, presentato nel Corano in modo molto immaginario, come un luogo di refrigerio, di delizie, di pace e d'amicizia tra gli uomini, e di piaceri carnali. Numerose sono le Sure che contengono tali descrizioni; noi ci limiteremo a due esempi:
 
Sura LV (Il misericordioso)
53. «Quale dei benefici di Allah negherete»?
54. «Gli ospiti di questo soggiorno, coricati su letti di seta frangiati d'oro, godranno a loro piacimento di tutti questi vantaggi».
55. «Quale dei benefici di Allah negherete»?
56. «Ivi saranno giovani vergini dallo sguardo pudico, che giammai uomo o genio qualsiasi ne ha mai profanato la bellezza».
57. «Quale dei benefici di Allah negherete»?
58. «Esse assomigliano al giacinto e alla perla».
59. «Quale dei benefici di Allah negherete»?
60. «Il premio della virtù non dev'essere magnifico»?
61. «Quale dei benefici di Allah negherete»?
62. «Vicino a questi luoghi incantevoli si apriranno altri due giardini».
63. «Quale dei benefici di Allah negherete»?
64. «Una verzura eterna formerà il loro abbigliamento».
65. «Quale dei benefici di Allah negherete»?
66. «Due sorgenti zampillanti ne saranno l'ornamento».
67. «Quale dei benefici di Allah negherete»?
68. «Datteri, melograni e frutti diversi vi saranno raccolti».
69. «Quale dei benefici di Allah negherete»?
70. «Le hùri di una bellezza stupenda abbelliranno questo soggiorno».
71. «Quale dei benefici di Allah negherete»?
72. «Queste vergini dai begli occhi neri saranno chiuse in superbi padiglioni».
73. «Quale dei benefici di Allah negherete»?
74. «Mai nessun uomo né genio attentò al loro pudore».
75. «Quale dei benefici di Allah negherete»?
76. «I loro sposi riposeranno su tappeti verdi e letti magnifici».
77. «Quale dei benefici di Allah negherete»?
78. «Benedetto il nome dell'Eterno circondato di gloria e di maestà»!
 
Sura XXXVII (Gli ordini)
39. «Ma i veri servi di Allah»,
40. «avranno un diverso destino»:
41. «godranno un nutrimento scelto, frutta squisita».
42. «I giardini della voluttà saranno il loro asilo».
43. «Pieni ad esuberanza di mutuo amore, riposeranno sul letto nuziale».
44. «Si offriranno loro coppe piene di acqua pura»,
45. «limpida, di un gusto delizioso».
46. «Essa non turberà la loro ragione e non li renderà stolti».
47. «Vicino ad essi vi saranno vergini intatte 114; i loro grandi occhi neri saranno modestamente abbassati»;
48. «si volgeranno gli uni verso le altre e converseranno insieme» 115.
49. «Ospiti del paradiso, dirà uno di essi: io ero legato come un incredulo. Credi tu, mi chiese egli, alla resurrezione»? (F).
 
huri - vergini
Don Bertuel ha dimostrato come queste descrizioni del paradiso siano simili a quelle del biblico Cantico dei Cantici, e come tale paradiso rassomigli all'Eden del Talmud che, con i suoi ruscelli, i suoi fiori e le sue miriadi di alberi diversi, può essere identificato con il Paradiso terrestre. Tuttavia, sottolinea l'Autore, «la sensualità dei meccani non si accontentava dei piaceri della tavola e del fresco riparo fornito dall'ombra; (in questo Eden talmudico) mancava l'amore, l’amore sotto tutte le sue forme, le più concrete e le più carnali» 116. E così, prosegue l'Autore, bisognava adattare il messaggio allo stato d'animo e ai costumi di questa regione. Ecco, quindi, la promessa di vergini eternamente tali (e... di «efebi» evocati in altri versetti!) fatta dal Corano agli eletti. Come ha evidenziato don Bertuel, queste descrizioni paradisiache mettono a disagio alcuni coranologi, i quali «ad onta del testo e del contesto, e a dispetto degli stessi musulmani, non accordano ad esse che un valore puramente simbolico! [...]. Che si vada dunque - prosegue l'Autore - a raccontare ai musulmani di oggi, nei diversi Paesi ove essi vivono secondo la loro religione e loro leggi, che in paradiso non ci sarà alcuna donna! Ciò costituirebbe una vera e propria mazzata per la loro fede». E don Bertuel cita un articolo apparso sul Time, del 23 novembre 1959, che raccontava gli ultimi momenti di vita di un condannato a morte in Iran, il quale condotto alla forca da una macchina della polizia, cantava le «fresche hùri» che lo attendevano nell'altro mondo. Ma questa visione puramente materiale del paradiso promesso alle anime degli eletti musulmani, non è forse in perfetta armonia con la loro nozione di anima così come l'ha tradotta più sopra il Kasimirsky?
 
- Nessuna visione beatifica in paradiso 117
In paradiso, il musulmano non potrà contemplare Allah; in proposito, scrive Padre Lammens: «In nessun punto del Corano si parla con chiarezza della visione beatifica. Allah rimane "inaccessibile agli occhi degli uomini"» 118.
 
Sura VI (Le greggi)
103. «Gli sguardi (degli uomini) non potranno coglierlo. Egli coglie tutti gli sguardi: il sagace, l'istruito» (F).
 
Il fatto che il Corano abbondi di contraddizioni, ha indotto numerosi esegeti, nel disperato tentativo di salvaguardare un'apparenza di coerenza di quest'ultimo, a fissare una distinzione tra i «versetti abroganti» e i «versetti abrogati» 119. Stando così le cose, non ci si deve stupire se nel Corano compaiono parole che sembrano contraddire in pieno il versetto testé citato:
 
Sura LXXV (La resurrezione)
22. «(In quel giorno) la fronte dei giusti sarà raggiante di gloria».
23. «I loro sguardi saranno rivolti al Signore» (F).
 
Alcuni commentatori musulmani interpretano questo versetto nel senso di una visione materiale, mentre altri non vi intravedono che una raffigurazione simbolica: «Allah non conosce limiti: come potrai tu, con i tuoi occhi di carne che non possono abbracciare che uno spazio ristretto, vedere l'Illimitato? O forse tu puoi fissare dei limiti ad Allah»? Ecco dunque un altro esempio in perfetta coerenza con i concetti musulmani: se l'anima (nafs) è unicamente l'io fisico e carnale, e se il paradiso è realmente, come il dice il Corano, un paesaggio unicamente materiale, allora l'occhio umano degli eletti non potrà contemplare il suo Creatore.
 
l La predestinazione, dogma dell'islam ortodosso
 
A rischio di scoraggiare il lettore, dobbiamo ancora una volta convenire sul fatto che le questioni che stiamo esaminando non sono affatto semplici; in effetti, «Allah ha predestinato la sorte temporale ed eterna degli uomini. D'altra parte, egli viene anche rappresentato come se si lasciasse muovere a compassione dal pentimento e dalle buone opere, "le quali cancellano quelle cattive". Il Corano contiene dei testi a favore e dei testi contrari al determinismo, a seconda che il suo autore si proponga di dimostrare la piena responsabilità dell'uomo, o voglia insistere sull'onnipotenza del Creatore» 120.
 
- Esempi di versetti «in favore» della predestinazione
 
Sura XXXVI (I. S.)
6. «La nostra sentenza, relativa alla maggior parte di essi, è già stata pronunciata, ma essi non credono» (K).
 
Sura XXXV (Gli angeli)
9. «Chi è abbagliato dall'iniquità crede di essere sul retto sentiero? Allah sparge a suo piacere l'errore o la luce. Il tuo cuore non si turbi per essi; l'Eterno conosce le loro azioni» (F).
 
Sura XVI (Le api)
38. «Noi abbiamo inviato degli apostoli ad ogni popolo per dire: "Adorate Allah ed evitate Thagut" 121. Ci sono alcuni tra loro che Allah ha guidato, e altri che sono stati destinati alla perdizione. Percorrete le terra, e vedete qual'è la fine di coloro che hanno trattato gli apostoli da menzogneri» (K).
 
Talvolta viene tirata in ballo anche questa argomentazione a sostegno della predestinazione: «Allah è l'Onnipotente; se dunque si assegna una parte di libertà all'uomo, si amputa quindi inevitabilmente l'onnipotenza di Allah».
 
- Esempi di versetti «contro» la predestinazione
 
Sura VI (Le greggi)
35. «Per quanto doloroso ti riesca il loro odio, scoprirai tu una strada per scendere in seno alla terra? O una scala per salire ai cieli, onde svelare ad essi (agli increduli; N.d.R.) qualche prodigio? Se Allah volesse, non li chiamerebbe tutti sulla via della salvezza? Non persistere dunque nel numero degli ignoranti» (F).
 
Sura XXXII (L'adorazione)
13. «Noi possiamo rischiarare tutti gli uomini; ma bisogna che si compia questo decreto di Allah: "Riempirò l'inferno di demoni e di uomini scellerati"» (F).
 
Ma questo versetto non contiene esso stesso una contraddizione? L'uomo è libero, e tuttavia «riempirò l'inferno di demoni e di uomini scellerati». Vediamo se un altro traduttore è riuscito a rendere intelligibile questo passo:
 
13. «Se avessimo voluto, avremmo data ad ogni anima la sua direzione, ma occorre che si realizzi la parola (emanante) da me: io riempirò certamente la Genna contemporaneamente di geni e di uomini» (B).
 
musulmano in preghieraEccoci dunque ancora al punto di partenza. Come si potrà notare, il senso reale di alcuni passi del libro sacro dei musulmani, non è sempre immediatamente percettibile, o almeno non lo è per il non-musulmano. Bernard Carra de Vaux stima che «il Corano insista molto sulla potenza di Allah, e parli poco della libertà umana, e per nulla della grazia»; dunque, «non è affatto giusto sostenere che questa religione sia teoricamente fatalista», poiché «i versetti del Corano che danno questa impressione a viva forza, possono essere interpretati» 122. «Così - prosegue lo stesso Autore - quando Maometto proclamava che Allah perde e salva chi vuole, voleva in realtà mettere in risalto la difficoltà del peccatore indurito a convertirsi»; sempre secondo Carra de Vaux, alcuni passi analoghi figurerebbero anche tra i salmi. «É altrettanto vero - prosegue Carra de Vaux - che anche ai nostri giorni si può constatare, presso i popoli musulmani, una certa depressione della volontà. Tali popolazioni attribuiscono scarsa considerazione al lavoro, e misconoscono lo sforzo, tranne quello militare. Essi si abbandonano, senza darsene pena, all'alternarsi della buona e della cattiva sorte. La stessa parola "islam" significa infatti "abbandono" o "rassegnazione"». Nondimeno, questo Autore fà risalire questa disposizione d'animo ai popoli d'Oriente dell'antichità, in cui essa veniva rappresentata dal concetto di «destino». Padre Lammens, la cui scienza coranica si è radicata nel corso di una lunga esperienza vissuta tra i popoli musulmani, ci fornisce quella che sembra essere la migliore conclusione di questo paragrafo: «I testi sfavorevoli al libero arbitrio sono, se non i più numerosi, sicuramente i più impressionanti, e sembrano riflettere in modo migliore il pensiero intimo di Maometto. La tradizione musulmana, su questo punto, non si inganna; l'ortodossia sunnita si è formalmente pronunciata in favore di questa interpretazione. Essa considera come un articolo di fede la predeterminazione assoluta di tutti gli atti umani. Tutti questi atti sono "creati" - come dicono i pensatori musulmani - e non si tratta che di un semplice corollario della potenza di Allah. Solamente i kadariti 123 e i mutaziliti 124 si rifiutano di aderire a questa conclusione. Per essi, la giustizia di Allah suppone la libertà della creatura e la sua intera responsabilità morale, responsabilità che d'altronde è affermata dallo stesso Corano» 125.
 
l Gli Angeli
 
- Essi sono considerati come i messaggeri di Allah
 
Sura XXXV (Gli angeli)
1. «Gloria ad Allah, architetto dei cieli e della terra! Gli Angeli sono i suoi messaggeri. Li ha provvisti di due, tre, o anche quattro ali» (K).
 
Nel Corano, si parla spesso dell'Arcangelo Gabriele, intermediario ufficiale delle rivelazioni profetiche:
 
Sura II (La vacca)
91. «Chi si dichiara nemico di Gabriele? È lui che, per concessione di Allah, depose il Corano sul tuo cuore per confermare i libri santi venuti prima di lui, onde essere la regola della fede ed inondare di gioia i fedeli» (F).
 
- Essi intercedono per gli uomini
 
Sura XL (Il credente)
7. «Gli spiriti che sostengono il trono sublime e lo circondano, celebrano le grandezze dell'Eterno, e gli rivolgono questa preghiera: "Signore, perdona ai credenti"» (F).
 
In alcuni casi, essi sono inviati per soccorrere i credenti:
 
Sura VIII (Il bottino)
9. «Quando imploraste l'aiuto dell'Altissimo, egli rispose: "Vi manderò l'aiuto dei miei Angeli"» (F).
 
- Gli Angeli della morte (il cui capo è Izràil)
 
Sura VI (Le greggi)
61. «Allah signoreggia sopra i suoi servi. Egli vi assegna come custodi taluni Angeli incaricati di condurre a termine i vostri giorni nel momento stabilito. Essi eseguono accuratamente l'ordine del Cielo» (F).
 
l I demoni
 
«Satana (Iblìs o Saytan) figura ovunque come il nemico dell'uomo e il tentatore per eccellenza. La sua caduta data dal giorno in cui si rifiutò di prosternarsi con gli Angeli dinanzi ad Adamo. Il suo castigo all'inferno avrà termine alla fine del mondo. Non è lui, ma uno spirito - Mâlik - che comanda all'inferno e ai guardiani di questo luogo di tormenti» 126. Altri demoni figurano nel Corano.
 
- Le stelle impediscono ai demoni di avvicinarsi al Cielo
 
Sura XXXVII (Gli ordini)
6. «Abbiamo ornato il cielo più vicino alla terra con lo splendore delle stelle».
7. «L'abbiamo assicurato dai tentativi degli spiriti ribelli. Essi non udranno più la voce degli Angeli» 127 (F).
 
l I Geni
 
Il Corano ha adottato la credenza nei geni (in arabo ginn):
 
Sura VI (Le greggi)
100. «Essi eguagliarono i geni ad Allah, mentre essi non sono che creature» (K).
 
- Essi sono stati creati di fuoco
 
Sura XV (Hegr)
27. «Prima di lui (dell'uomo), abbiamo creato i geni di fuoco puro» (F).
 
- Alcuni di essi hanno abbracciato l'islam
 
Sura XLVI (Hacaf)
28. «Ti mandammo alcuni geni per ascoltare il Corano. Al principio della lettura, essi si dissero tra loro: "Ascoltiamo attentamente, e quando essa fu finita, andarono ad istruire il loro popolo"» 128 (F).

 
Raffronto schematico dei punti più importanti
Punti principali
CristianesimoIslam
Dio
Uno in tre Persone
Uno solo
Trinità = associatori
Dio è Padre?
No
Allah non ha figli
Gesù è Dio?
No
É una bestemmia...
É Figlio di Dio?
No
Allah non ha figli
É un profeta?
No, molto di più
Annuncia Maometto
É stato crocifisso?
No
Era un sosia
Lo Spirito Santo è Dio?
No
Confuso con Gabriele
Maria è Vergine e Madre?
-
É superiore alla altre donne?
-
É Madre di Dio?
No
-
C'è il Paradiso?...ma è materiale
C'è la visione beatifica?NoAllah è inconoscibile
C'è la resurrezione della carne?...ma i corpi non saranno gloriosi
L'anima è immortale?...ma il significato di «anima» è diverso
Il peccato originale?...ma limitato ad Adamo
C'è la predestinazione?NoTutti gli atti sono «creati»
C'è l'inferno?Temporaneo, secondo alcuni
 
Fine 2° Parte...
 
banner crisi della chiesa
 
NOTE
 
80 Bisognerebbe forse ricordare che il termine «ecumenismo», in senso religioso, non concerne che la cristianità, quando lo si vede impropriamente e di frequente usato nel campo delle relazioni tra essa e l'islam (e altre religioni non-cristiane)?
81 Cfr. J. Bertuel, op. cit., vol. I, pagg. 37-39.
82 Cfr. M. Kasimirsky, Le Coran, Garnier 1855, pag. 246, nota nº 1.
83 Cfr. P. H. Lammens, op. cit., pag. 63.
84 Il grassetto è nostro; tale evidenziazione del testo sarà nostra ogniqualvolta la si troverà mentre verranno citati versetti del Corano.
85 In questo caso, il Corano identifica i cristiani come coloro che hanno ricevuto le Sacre Scritture.
86 Cfr. P. H. Lammens, op. cit., pag. 63.
87 Cfr. B. Carra De Vaux, op. cit., pag. 1140. Aggiunge don Bertuel: «Quanto alle leggi coraniche e islamiche, esse paragonano semplicemente i cristiani all'impurità: "Articolo 1. Undici cose sono impure: l'urina, l'escremento, lo sperma, le ossa, il sangue, il cane, il maiale, l'uomo e la donna non-musulmani, la Trinità... Articolo 2. Chi crede nella Trinità è impuro come l'escremento e l'urina”» (cit. in J. Bertuel, op. cit., vol. I, pag. 187).
88 Molti cattolici sostengono ostinatamente questa tesi erronea, credendo che il fatto di essere monoteisti o di appartenere alla stirpe (carnale) di Abramo costituisca una garanzia sufficiente per poter affermare che i cristiani, i musulmani e gli ebrei adorino lo stesso Dio; in realtà, tale figliolanza comune può essere accettata solo per via naturale, ovvero come uomini, figli del medesimo Creatore (e ciò vale non solo per i musulmani o gli ebrei, ma per qualsiasi essere umano); ma da un punto di vista della grazia soprannaturale ciò è inammissibile: la Trinità di Dio non è una specie di optional aggiuntivo alla sua unità, quasi che Egli prima sia Uno, e successivamente anche Trino; Egli è Uno e Trino inscindibilmente e essenzialmente, per cui non si può accettare la sua unicità e rifiutare la sua Trinità come se essa fosse un accessorio del tutto secondario. Tale incompatibilità trova conferma anche nelle dichiarazioni del Rettore dell'Università del Cairo, Ain-Shamns, il Professor Mohammad Kamel Hussein, personalità di rilievo nel mondo orientale e che ha partecipato a numerosi congressi ecumenici, il quale afferma infatti che «la Trinità [...] è il più importante dei punti di divergenza fra le due religioni. Ogni tentativo di forzare i testi per un avvicinamento è per me votato all’insuccesso» (cfr. C. Gasbarri, Cattolicesimo e islam oggi, pag. 173). Da parte sua, Mohammad Hamidullah, intellettuale musulmano vicino al noto islamista ecumenico cattolico (e guénoniano...) Louis Massignon (1883-1962), sostiene che «dire ai musulmani essi adorano lo stesso Dio dei cristiani non è esatto, perché il cristiano è trinitario e il musulmano non adora come Dio, né Gesù né lo Spirito Santo, e ancor meno dei simboli concreti come la croce; non abbiamo il culto dei santi e delle immagini». Si aggiunga inoltre che la Chiesa cattolica ha sempre inteso la discendenza in Abramo non come qualcosa di carnale o genetico, ma come una parentela spirituale, tramite la persona di Cristo, per cui gli islamici (come gli ebrei) sono figli di Abramo carnalmente (mediante Ismaele, figlio di Agar), ma non lo sono spiritualmente, perché rifiutando la divinità di Gesù Cristo, sono stati diseredati dalle promesse fatte ad Abramo per la su fede nel Messia che sarebbe venuto.
89 Cfr. J. Hours, op. cit., pag. 20. Aggiunge Basilea Schlink (1904-2001): «Un altro fatto significativo è che nell'elenco delle caratteristiche di Allah nella tradizione islamica, ci sono i 99 "nomi di Dio", però manca l'espressione "amore" [...]. In questo elenco delle caratteristiche manca anche la parola "padre" [...]. Leggiamo in una Sura (XIX, 33) del Corano: "Tutti coloro che sono nei cieli e sulla terra si accostano al Misericordioso come servi al Signore". Nessuno può avvicinarsi ad Allah con l'amore di un figlio verso suo padre, così come possiamo noi con Dio, nostro Padre» (cfr. B. Schlink, Dove sta la verità? Gesù Cristo o Maometto, Editrice Uomini Nuovi, Marchirolo 1993, pag. 15).
90 «Per il Corano, Gesù è pure Messia ("nasìh"). Gli esegeti musulmani, tuttavia, gli danno un significato diverso da quello ebraico-cristiano. Messia, infatti (come in greco "Christòs", da cui il nostro “Cristo”) non significa per loro "Unto" o "Consacrato" da Dio come salvatore del suo popolo, ma semplicemente "uno che tocca", oppure in senso passivo "uno che è toccato". In questa prospettiva, Gesù è Messia perché "tocca" i malati e li guarisce, o ancora perché è "toccato" e arricchito dalla "bàraka" o benedizione divina. Si noti che in ogni caso l'islam ignora il concetto cristiano di Gesù Redentore dell'umanità, il che non è poco»! (cfr. D. Mariano, Gesù e Maometto, Edizioni Segno, Udine 1992, pag. 19).
91 A proposito del dogma dell'Incarnazione, il prof. Hamidullah sostiene: «La concezione islamica della giustizia divina non ammette la punizione di un innocente come condizione per il perdono dei peccati colpevoli» (cfr. C. Gasbarri, op. cit., pag. 176).
92 Cfr. J. Beraud-Villars, Islam d'hier et de toujour («Islam di ieri e di sempre»), Arthaud, 1969, pag. 21, nota nº 1.
93 Cfr. P. H. Lammens, op. cit., pag. 64.
94 Ibid., pag. 67.
95 A conferma del fatto che Maometto abbia subito influenze gnostiche ed ereticali, il Corano riporta un miracolo (compiuto per puro esibizionismo) attribuito a Gesù dai vangeli apocrifi (mai riconosciuti dalla Chiesa perché di redazione anonima e tardiva, e perché spesso contenenti vere e proprie eresie), sommamente diffusi tra gli gnostici, i nestoriani e i monofisiti: (Sura V, 110) «Tu formasti con il fango una figura di uccello, e il tuo soffio lo animò per mia concessione».
96 Secondo Hussein, «l'affermazione che nel Corano vi è la possibilità di un'interpretazione circa la divinità di Gesù è inaccettabile da qualsiasi musulmano, chiunque sia, evoluto o meno, moderno o no».
97 Aggiunge in nota il Fracassi: «Maometto aveva un doppio nome: Ahmed, e Mohammed. Entrambi derivano dal verbo "hamad", ossia "egli ha lodato". Il primo è superlativo e significa "lodatissimo"; l'altro è un participio e significa "lodato": è il più glorioso che egli assume nel Corano».
98 «É superfluo ricordare che Gesù, nei Vangeli, non ha mai detto tali cose. É Maometto che, nel Corano, le mette in bocca a Gesù. Il passo della Toràh in cui - sempre secondo il Corano - sarebbe predetta la venuta di Maometto, e che invece va riferito indiscutibilmente a Gesù, è il seguente: "(Dio disse a Mosè): “Il Signore tuo Dio susciterà per te, fra i tuoi fratelli, un profeta pari a me. A lui darete ascolto. [...]. Se qualcuno non ascolterà le parole che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto” (Dt XVIII, 15, 18-19). Ad onor del vero passo biblico non può riferirsi assolutamente a Maometto: infatti, Dio parla all'ebreo Mosè, dicendogli che susciterà tra i suoi fratelli (gli ebrei) un Profeta (che perciò stesso, dev'essere ebreo). Maometto, invece, era arabo!... In realtà, questo Profeta ebreo predetto qui, è l'ebreo Gesù. San Pietro, infatti, dopo aver guarito nel nome di Gesù uno storpio (At 3, 10), predica a tutti gli ebrei che il Profeta predetto da Mosè nel Deuteronomio è Gesù (At 4, 11-21), nel nome del quale aveva guarito lo storpio. [...] Ma c’è di più! Gesù stesso dice che la profezia di Mosè si riferisce a Lui stesso. Dice, infatti, Gesù agli ebrei che non volevano accettarlo come Messia: "Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me, perché egli di me ha scritto" (Gv V, 46). Il brano del Vangelo, poi, in cui - sempre secondo il Corano - sarebbe predetta da Gesù la venuta di Maometto, è il passo del Vangelo di Giovanni in cui Gesù promette il Paràclito (o Consolatore), cioè lo Spirito Santo: "Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza" (Gv 15, 26). Vari esegeti musulmani hanno accusato i cristiani di aver falsificato il testo greco di questo versetto evangelico, sostituendo il termine "paràklytos" ("consolatore"), al termine "perìclytos" ("famoso"), cioè in arabo "Ahmed", altro nome di Maometto. è talmente ingenua questa teoria, che gli esegeti musulmani più accorti non la sostengono più e dichiarano (senza prova alcuna, però) che Maometto vi è preannunziato anche senza ricorrere alla teoria della corruzione del testo evangelico» (cfr. D. Mariano, op. cit., pagg. 23-24). Più oltre (pagg. 37-42), lo stesso Autore, avvalendosi dei papiri e dei codici ritrovati dagli archeologi che risalgono ai primi secoli dell'era cristiana, dimostra in modo inconfutabile come i Vangeli attualmente in circolazione siano assolutamente identici a quelli scritti nel I secolo, e che quindi non siano mai stati manipolati.
99 Dal Messaggio del Colonnello Gheddafi ai Capi di Stato del mondo, gennaio 1984.
100 L'Autore si riferisce al discusso catechismo francese Pierres Vivant («Pietre viventi»).
101 Secondo buona parte della teologia cattolica, la ribellione di Lucifero e degli altri spiriti celesti che lo seguirono, avvenne a causa del fatto che Dio rivelò ad essi che, onde salvare il genere umano e redimerlo, la Seconda Persona della SS.ma Trinità - il Figlio - si sarebbe incarnata. Lucifero, il più bello degli Angeli, montò in superbia e si rifiutò di adorare una creatura di natura inferiore alla sua: «Non serviam tibi»!, fu il grido empio di colui che divenne il principe dei demoni.
102 «Tradizioni estranee al Corano parlano di un personaggio, il "mahdì" ("il ben diretto da Allah"), un discendente di Maometto che purificherà l'islam e lo innalzerà a religione egemone» (cfr. Enciclopedia delle religioni, pag. 506).
103 Cfr. P. H. Lammens, op. cit., pag. 68.
104 Cfr. J. Hours, op. cit., pag. 19.
105 Ibid., pag. 18.
106 Cfr. B. Carra De Vaux, op. cit., pag. 1140.
107 Cfr. P. H. Lammens, op. cit., pag. 66.
108 Ibid.
109 Cfr. M. Kasimirsky, Le Coran, Charpentier, 1855, pag. 187, nota nº 1.
110 Cfr. P. H. Lammens, op. cit., pag. 70.
111 Ibid.
112 Ibid., pag. 69.
113 Oltre alla pena dei sensi, la religione cattolica insegna che il dannato patisce nell'inferno un altra pena di gran lunga più straziante della prima: la pena del danno. Essa consiste nel tormento puramente spirituale dell'anima causato dalla consapevolezza di aver perduto per tutta l'eternità l'unico vero e sommo Bene per cui essa era stata creata: Dio. Inoltre essa patisce a causa del rimorso della colpa che non le dà mai pace, il rimorso di avere perduto per sempre la visione dell'essenza divina, e tutto questo a causa del peccato che ha coscientemente commesso.
114 Secondo la tradizione musulmana, le hùri (le «bianche»), le vergini pronte a saziare ogni desiderio dei «beati», «saranno cocenti di passione e, dopo l'unione carnale, la loro verginità verrà restaurata» (cfr. J. Bertuel, op. cit., vol. I, pag. 187).
115 Come precisa Kasimirsky, questo versetto indica che le hùri non porteranno mai i loro sguardi al di là dei loro sposi.
116 Cfr. J. Bertuel, op. cit., vol. I, pag. 185.
117 Secondo la dottrina cattolica, la visione beatifica consiste nell'«atto di intelligenza con cui gli eletti conoscono Dio in sé stesso in modo chiaro ed immediato ("Lo vedremo così come Egli è"; 1 Gv 3, 2) La visione beatifica esclude ogni specie di conoscenza mediata ed analogica di Dio, come quella che si ha in terra, e consiste in un contatto diretto dell'intelletto dei beati con l’essenza divina. Trattandosi di cosa radicalmente irraggiungibile con le sole forze della natura, essa fa parte dell'ordine soprannaturale, assolutamente gratuito, e importa un'elevazione proporzionata dell'intelletto mediante il "lume di gloria"» (cfr. Dizionario Ecclesiastico, Torinese, pag. 1333, vol. III, voce «visione beatifica»).
118 Cfr. P. H. Lammens, op. cit., pag. 69.
119 «Il Corano prevede che eventuali contraddizioni in esso contenute possano venire corrette dai cosiddetti versetti abroganti, giustificandoli col fatto che l’onnipotente Allah è libero di cambiare idea (Sura II, 106). Ed effettivamente - scrive Mircea Eliade - il Corano è l'unico libro sacro che conosca la libertà di abrogare taluni passi della rivelazione» (cfr. M. Eliade, Storia delle credenze e delle idee religiose, Firenze, 1983, vol. III, pag. 82). «Esempio famoso è l'abrogazione del versetto delle tre dèe, dettato da Maometto per accattivarsi i coreìsciti idolatri, ma poi abrogato: "La tradizione narra che inizialmente, dopo il versetto 20 della Sura LIII, a proposito delle tre dée Allat, Al'Uzza e Manat, seguivano questi versetti: "Esse sono dée sublimi e la loro intercessione è certamente desiderabile". Ma più tardi Maometto si rese conto che quelle parole gli erano state ispirate da Satana, e allora le sostituì con le seguenti: "Veramente non sono altro che nomi che voi ed i vostri padri avete loro attribuito. Allah non ha concesso loro alcun potere"» (cfr. M. Eliade, op. cit., pag. 82; cit. in J. M. De La Croix, op. cit., pagg. 128-129).
120 Cfr. P. H. Lammens, op. cit., pag. 65.
121 Thagut era il nome di una divinità adorata presso gli arabi.
122 Cfr. B. Carra De Vaux, op. cit., pag. 1140.
123 Sètta islamica che proclama la dottrina secondo cui l'uomo resta libero di fissare il suo qadar, ovvero il suo destino eterno.
124 Sètta islamica a tendenza razionalista, che nega, tra le altre cose, anche la visione beatifica.
125 Cfr. P. H. Lammens, op. cit., pag. 65.
126 Ibid., pag. 64.
127 «Prima della nascita di Maometto, i demoni [...] si slanciavano nelle sfere celesti, ascoltavano i discorsi di Allah e degli Angeli e li riferivano ai maghi e agli indovini; ma da allora Allah li scacciò con dardi di fuoco e non poterono più penetrare i cieli. Così opinano i dottori musulmani» (cfr. Il Corano, pag. 329, nota nº 3).
128 Kasimirsky intravede in questo versetto un episodio della vita di Maometto. Quest'ultimo venne accolto malamente dagli abitanti di Taif, una città dell'Hegiaz, ma una legione di ginn di Nisibis, che si trovava in quel luogo, ascoltò la dottrina del Corano e si convertì all'islam. Inoltre, secondo la tradizione musulmana, i ginn avrebbero aiutato re Salomone nella costruzione di una città.
 
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