Laggiù una madre senza posa camminava,
fuori da una locanda ancora a vagare;
 nel paese in cui lei si trovò senza tetto,
 tutti gli uomini sono a casa.
 Quella stalla malconcia a due passi,
 fatta di travi instabili e sabbia scivolosa,
 divenne qualcosa di così solido da resistere e reggere
 più delle pietre squadrate dell’impero di Roma.
 Perché tutti gli uomini hanno nostalgia anche quando sono a casa,
 e si sentono forestieri sotto il sole,
 come stranieri appoggiano la testa sul cuscino
 alla fine di ogni giornata.
 Qui combattiamo e ardiamo d’ira,
 abbiamo occasioni, onori e grandi sorprese,
 ma casa nostra è là sotto quel cielo di miracoli
 in cui cominciò la storia di Natale.
 Un bambino in una misera stalla,
 con le bestie a scaldarlo ruminando;
 solo là, dove Lui fu senza un tetto,
 tu ed io siamo a casa.
 Abbiamo mani all’opera e teste capaci,ma i nostri cuori si sono persi – molto tempo fa!
 In un luogo che nessuna carta o nave può indicarci
 sotto la volta del cielo.
 Questo mondo è selvaggio come raccontano le favole antiche,
 e anche le cose ovvie sono strane,
 basta la terra e basta l’aria
 per suscitare la nostra meraviglia e le nostre guerre;
 Ma il nostro riposo è lontano quanto il soffio di un drago
 e troviamo pace solo in quelle cose impossibili,
 in quei battiti d’ala fragorosi e fantastici
 che volarono attorno a quella stella incredibile.
 Di notte presso una capanna all’aperto
 giungeranno infine tutti gli uomini,
 in un luogo che è più antico dell’Eden
 e che alto si leva oltre la grandezza di Roma.
 Giungeranno fino alla fine del viaggio di una stella cometa,
 fino a scorgere cose impossibili che tuttavia ci sono,
 fino al luogo dove Dio fu senza un tetto
 e dove tutti gli uomini sono a casa.
 G.K. Chesterton (su segnalazione di Marco Massignan)
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