mercoledì 28 dicembre 2011

MEMORIE PER LA STORIA DEL GIACOBINISMO SCRITTE DALL' ABATE BARRUEL TRADUZIONE DAL FRANCESE. TOMO I. 1802 (Parte 2°).

                                            DISCORSO PRELIMINARE.

Col malaugurato nome di Giacobini è comparsa nei primi giorni della rivoluzione francese una setta che insegna che gli uomini sono tutti eguali e liberi, e che in nome di questa libertà ed uguaglianza disorganizzanti calpesta altari e troni, spingendo tutti i popoli alle stragi della ribellione ed agli orrori dell'anarchia.
Dai primi istanti della sua comparsa, codesta setta si trovò forte di trecentomila adepti e sostenuta da due milioni di braccia, che metteva in azione in tutta l'estensione della Francia armate di fiaccole, picche e scuri e di tutti quanti i fulmini della rivoluzione.


Incoronazione di Carlo Magno (800): la Francia diventa figlia primogenita della Chiesa. I suoi re hanno il compito di difendere e proteggere la vera religione contro i suoi nemici.


Sotto gli auspici, con le mosse, l'impulso, l'influenza e l'attività della medesima setta si sono commesse tutte le grandi atrocità che hanno inondato un vasto impero del sangue dei suoi vescovi, di sacerdoti, di nobili e ricchi e di ogni sorta di suoi cittadini di ogni rango, età e sesso. A causa di questi settari il re Luigi XVI, la regina
sua sposa, la principessa Elisabetta sua sorella, coperti di oltraggi e d'ignominia in una lunga prigionia, sono poi stati solennemente assassinati sul patibolo, e tutti i sovrani del mondo sono stati minacciati della medesima sorte. Per mezzo loro la rivoluzione francese è divenuta il flagello dell'Europa e il terrore delle potenze inutilmente alleate per porre un termine ai progressi delle armate rivoluzionarie più numerose e più devastatrici dell'invasione dei Vandali.
Chi sono dunque questi uomini usciti, per così dire, dalle viscere della terra con i loro dogmi ed i loro fulmini, con tutti i loro progetti e mezzi per realizzarli e con tutta la loro feroce risolutezza? Quale setta
divorante è mai questa? Da dove arrivano in una sola volta e quello sciame di seguaci, e quei sistemi e quel rabbioso delirio contro tutti gli altari e tutti i troni, contro tutte le istituzioni religiose e civili dei
nostri antenati? Così nuovi come il loro stesso nome, i Giacobini sono forse divenuti i più terribili strumenti della rivoluzione in quanto ne sono stati i primogeniti e figli prediletti, o forse, se già presenti
anteriormente alla rivoluzione e se essa è opera loro, che cosa furono loro stessi prima di mostrarsi? Quale fu la loro scuola e quali i loro maestri? Quali sono i loro ulteriori progetti? Finita che sia questa
rivoluzione francese, finiranno poi di tormentare la terra, di assassinare i re, di rendere fanatici i popoli?
Codeste questioni non sono per nulla indifferenti per le nazioni e per chi è incaricato della loro felicità e della conservazione della società, ed io ho creduto che non fosse impossibile risolverle; ma per
meglio riuscirvi ho reputato necessario studiare la setta, i suoi progetti, sistemi, complotti e mezzi per realizzarli proprio facendo uso dei suoi annali e rivelando tutto ciò in queste Memorie.
Anche se avessi veduto i giuramenti e le cospirazioni dei Giacobini limitarsi solo ai disastri da loro già prodotti, ed avessi osservato il sorgere di giorni più sereni ad annunziare il termine dei nostri mali
con la cessazione della rivoluzione francese, non sarei meno persuaso dell'importanza e della necessita di svelare i tenebrosi complotti dalle quali è derivata.
Le luttuose epoche della peste e dei grandi flagelli che hanno desolato la terra non sono il semplice oggetto di un'inutile curiosità, perfino quando i popoli se ne trovano liberi e sembrano tranquilli. La
storia dei veleni di solito ci insegna anche gli antidoti necessari, quella dei mostri ci dice con quali armi sono stati domati. Qualora risorgano gli antichi flagelli, e finché vi sarà timore di vederli ricomparire, giova sempre conoscere le cause che ne hanno agevolato le devastazioni, quali mezzi avrebbero potuto arrestarne il
corso e quali errori possano ancora riprodurli. Dalle trascorse disgrazie le attuali generazioni traggano spunto per premunirsene, e nella storia delle nostre sciagure abbiano i posteri a trovare i necessari insegnamenti per essere più felici. Ma vi sono adesso mali più urgenti da prevenire per noi stessi, bisogna che l'odierna generazione dissipi certe illusioni che possono raddoppiare il flagello nel momento in cui essa se ne credesse
liberata. Abbiamo veduto uomini che si rifiutavano di vedere le cause della rivoluzione francese, ne abbiamo conosciuto altri impegnati a persuadere che qualunque setta rivoluzionaria e cospiratrice anche precedentemente alla presente rivoluzione è una chimera. A detta dei primi, tutti i mali della Francia e tutte le sciagure dell'Europa si succedono e si concatenano per il semplice concorso di circostanze impreviste ed impossibili da prevedersi, e sembra loro inutile sospettare dei complotti o degli agenti che abbiano ordito la trama e diretto il susseguirsi degli avvenimenti. Secondo costoro gli attori che dominano al presente ignorano i progetti dei loro predecessori, e quelli che a loro succederanno ignoreranno a loro volta i progetti
antecedenti.
Pieni di zelo per un'opinione così falsa e ricolmi di un pregiudizio così pericoloso, questi pretesi osservatori direbbero volentieri alle diverse nazioni: Non vi sgomenti più la rivoluzione francese. Essa è un vulcano apertosi senza che si possa conoscere il focolaio in cui si è formato, ma che si spegnerà da se stesso insieme con ciò che l'ha alimentato nelle contrade medesime che l'hanno visto nascere. Cause ignote nei vostri climi, elementi meno suscettibili di fermento, leggi più adatte al vostro carattere, una ricchezza pubblica meglio
consolidata vi assicurano una sorte differente da quella della Francia; e se mai doveste un giorno averne parte, invano cerchereste di evitarla, perché il concorso e la fatalità delle circostanze vi trascinerebbero vostro malgrado, e forse ciò che avreste fatto per sfuggirla chiamerebbe sopra di voi il flagello e non farebbe altro che anticipare le vostre sciagure .
Si crederà mai che io abbia veduto immersi in un simile errore cosi atto a rendere le nazioni vittime di una fatale sicurezza proprio le persone scelte da Luigi XVI per aiutarlo a deviare i colpi che la rivoluzione non cessava di vibrargli contro? Ho tra le mani il memoriale di un ex-ministro consultato sulle cause della rivoluzione e particolarmente sui principali cospiratori, che egli avrebbe dovuto conoscere meglio di ogni altro, e sul piano della congiura; l'ho inteso dire che sarebbe inutile cercare sia degli uomini sia un'associazione di persone che potessero aver premeditato la rovina dell'altare e del
trono ovvero sviluppato un qualche piano che si potesse chiamare congiura. Infelice monarca! Quando gli stessi che debbono vegliare per voi ignorano persino il nome e l'esistenza dei nemici vostri e del vostro popolo non sorprende che voi e il popolo ne siate le vittime! Noi però, basandoci sui fatti e provvisti delle prove sviluppate in queste Memorie, parleremo ben diversamente; diremo e dimostreremo ciò che i popoli ed i loro capi non devono ignorare facendo loro sapere che nella rivoluzione francese tutto, perfino i
delitti più terribili, fu preveduto, meditato, concertato, deciso e stabilito; tutto fu l'effetto della più profonda scelleratezza, poiché tutto fu preparato e realizzato da uomini i quali soli tenevano le fila delle cospirazioni da molto tempo ordite nelle società segrete, e che hanno saputo scegliere ed affrettare i momenti favorevoli ai loro complotti. In questi avvenimenti contemporanei, se anche alcune circostanze sembrano meno un effetto di cospirazioni, ciò non esclude che vi sia una causa e degli agenti occulti che richiedevano questi
stessi avvenimenti e che hanno saputo profittare di queste circostanze o addirittura le hanno fatte nascere e le hanno dirette tutte verso lo scopo principale. Tutte queste circostanze hanno potuto perfino servire da pretesto e da occasione, ma la causa fondamentale della rivoluzione, dei suoi grandi delitti ed atrocità ne è sempre stata indipendente: questa causa prima la si ritrova in complotti orditi già da lungo tempo.
Nello svelare l'oggetto e l'estensione di questi complotti dovrò confutare un errore ancora più pericoloso; vi sono uomini funestamente illusi i quali convengono facilmente che la rivoluzione francese sia stata premeditata, ma non temono poi di soggiungere che, nell'intenzione dei suoi primi autori, essa doveva tendere solo al bene e alla rigenerazione degli imperi, che se ai loro progetti si sono  frammischiate grandi sciagure la colpa è dei grandi ostacoli che si sono frapposti, che è impossibile rigenerare un gran popolo senza
grandi scosse, ma che infine le tempeste non sono eterne, i flutti, si placheranno e ritornerà la calma: allora le nazioni, meravigliate di aver potuto temere la rivoluzione francese, non dovranno far altro
che imitarla attenendosi ai suoi princìpi.
Questo è proprio l'errore che i corifei dei Giacobini si sforzano di accreditare; ciò ha loro attirato come primi strumenti della ribellione tutta la coorte dei costituzionalisti, i quali considerano ancora i loro decreti sui diritti dell'uomo come un capolavoro di diritto pubblico e che non hanno ancora perduto la speranza di vedere un giorno tutto l'universo rigenerato da questa rapsodia politica. Questo stesso errore ha pure offerto loro un numero prodigioso di adepti di quel tipo di uomini più ciechi che furiosi i quali potrebbero passare per gente onesta se la virtù potesse abbinarsi alla ferocia in un'unica intenzione di un avvenire migliore, e ha dato loro anche quegli uomini stupidamente creduli che, con tutte le loro buone intenzioni, considerano gli orrori del 10 agosto ed il macello del 2 settembre solo una necessaria sciagura; infine ha loro associato tutti coloro i quali anche oggi si consolano di tre o quattrocentomila assassinii e di quei milioni di vittime che la guerra, la carestia, la ghigliottina, le angosce rivoluzionarie sono costate alla Francia, tutti quelli che ancora oggi si consolano di quest'immenso spopolamento col pretesto che tali orrori produrranno alla fine un miglior ordine di cose.
A tale erronea speranza e a tutte queste pretese intenzioni della setta rivoluzionaria io opporrò i suoi veri progetti e le sue cospirazioni per realizzarli. Dirò, poiché è necessario dirlo, e le prove di ciò sono acquisite, che la rivoluzione francese è stata proprio ciò che doveva essere nelle intenzioni della setta, che ha fatto tutto il male che doveva fare, e che tutti i suoi delitti e le sue atrocità non sono altro che la conseguenza necessaria dei suoi princìpi e dei suoi sistemi. Dirò in più che, ben lungi dal preparare anche da lontano un avvenire felice, la rivoluzione francese non è altro che un saggio delle forze della setta, le cui cospirazioni si estendono su tutto l'universo. E se ciò dovesse provocare ovunque altrettanti delitti, essa è pronta a commetterli, e sarà egualmente feroce, perché così esigono  i suoi progetti, in qualunque luogo in cui il progredire dei suoi errori le prometterà i medesimi successi.
Se tra i nostri lettori qualcuno concluderà: È dunque necessario distruggere la setta dei Giacobini, oppure che la società tutta intera perisca e dappertutto senza eccezioni ai nostri attuali governi
succedano altre convulsioni, scompigli e stragi e si riproduca l'infernale anarchia della Francia, io risponderò: Sì, ci si deve aspettare questo disastro universale, oppure si deve distruggere la
setta; ma mi affretterò ad aggiungere: Distruggere una setta non significa imitare i suoi furori, la sua rabbia sanguinaria e l'entusiasmo omicida con cui inebria i suoi apostoli; non significa sgozzare, immolare i suoi adepti e dirigere contro di loro tutte le folgori con cui essa li armava. Distruggere una setta significa attaccarla nelle sue scuole medesime, dissipare il suo prestigio, evidenziare l'assurdità dei suoi principi, l'atrocità dei suoi mezzi e soprattutto la scelleratezza dei suoi maestri. Annichilite pure il giacobino, ma lasciate vivere l'uomo. La setta consiste tutta nelle sue opinioni e non esisterà più e sarà doppiamente distrutta qualora i suoi seguaci l'abbandonino per ritornare ai principi della ragione e della società.
La setta è mostruosa, ma non tutti i suoi discepoli sono mostri; la cura stessa che aveva di occultare ai più i suoi progetti ultimativi, le precauzioni estreme usate per non confidarli che agli eletti tra i suoi
eletti ci dimostrano a sufficienza quanto essa temesse di vedersi senza mezzi e senza forza e di essere abbandonata dalla maggior parte dei suoi discepoli se costoro fossero riusciti a comprendere tutto l'orrore dei suoi misteri. Non ho mai dubitato un solo istante che, qualunque fosse la depravazione che regnava tra i Giacobini, la maggior parte di loro avrebbe abbandonato la setta se avesse saputo prevedere a quali conseguenze li si voleva condurre e con quali mezzi. E il popolo francese specialmente, come avrebbe potuto seguire simili capi se fosse stato possibile dirgli e fargli intendere: Ecco i progetti dei vostri capi, ecco fin dove si estendono i loro complotti e le loro cospirazioni! Ora che la Francia, chiusa come l'inferno, non può più ascoltare altre voci che quella dei demoni della rivoluzione, almeno si è ancora in tempo per avvertire una parte delle altre nazioni che hanno già
sentito parlare dei misfatti e delle sciagure di questa rivoluzione; è necessario che sappiano la sorte che le attende qualora prevalesse la setta dei Giacobini, ed è necessario far loro presente che anche le
loro proprie rivoluzioni fanno parte del grande complotto quanto quella di Francia, e che tutti i delitti, l'anarchia e le atrocità seguite alla dissoluzione dell'impero francese non sono altro che una parte della dissoluzione che si prepara per tutti gli altri regni. Debbono sapere infine che la loro religione con i suoi ministri, i loro templi, i loro altari e i loro troni sono l'obiettivo della stessa congiura dei Giacobini proprio come la religione, i sacerdoti, gli altari e il trono dei francesi.
Quando dei simulacri di pace sembreranno porre fine alla guerra tra i Giacobini e le potenze alleate, occorrerà anche che queste ultime sappiano fino a qual punto possano contare sui loro trattati; allora
più che mai sarà importante riflettere sullo scopo delle guerre provocate da una setta che spediva le sue legioni non tanto per conquistare degli scettri quanto per spezzarli tutti, che non
prometteva in premio a suoi adepti le corone dei prìncipi, dei re e degli imperatori, ma che da loro esigeva il giuramento di stritolare le corone, i prìncipi, i re e gli imperatori; allora più che mai sarà
necessario considerare che con le sette la guerra più pericolosa non è quella che si fa sul campo di battaglia. Quando la ribellione e l'anarchia sono fra gli elementi costitutivi dei settari, le braccia si
possono disarmare ma l'opinione resta e la guerra è nei cuori. Una setta ridotta a nascondersi od a starsene oziosa non cessa però di essere setta; potrà anche dormire, ma il suo le sonno sarà come la
calma dei vulcani che non vomitano più torrenti di lava e fiamme all'esterno, ma i fuochi sotterranei serpeggiando elaborano nuove eruzioni e preparano nuove scosse.
L'oggetto di queste Memorie non è dunque né questo tipo di pace né la guerra che si fanno le potenze tra loro; anche quando il pericolo continua a sussistere tutto intero, so che vi sono momenti in cui la
spada va posata, e che vi sono risorse che vengono a mancare, e così lascio che siano i capi dei popoli a discutere sui mezzi atti ad impiegare la forza. Ma, di qualunque tipo siano i trattati di pace, so che vi è un tipo di guerra che la sicurezza generata da questi trattati può rendere ancor più funesta: è la guerra dei complotti, delle cospirazioni segrete con i loro auspici e giuramenti che i trattati pubblici non sono in grado di eliminare. Guai alla potenza che avrà fatto la pace senza aver nemmeno saputo perché il suo nemico le aveva dichiarato la guerra! Ciò che hanno fatto i Giacobini prima di manifestarsi una prima volta lo faranno anche prima di ricomparire; perseguiranno nelle tenebre l'obiettivo primario delle loro cospirazioni, ed in questo modo nuovi disastri faranno comprendere ai popoli che la rivoluzione francese non era che l'inizio della dissoluzione universale meditata dalla setta.

L’incoronazione di Luigi XV nel 1715. Sebbene già corrosa dal libertinismo, la monarchia francese
riconosceva ancora le fonti della sua legittimità nel Cattolicesimo romano.


Ecco perché i voti segreti dei Giacobini, la natura stessa della loro setta, i loro sistemi, i loro sordidi e tenebrosi procedimenti e le loro cospirazioni sotterranee sono l'oggetto speciale delle mie indagini. Sono ben noti il delirio, la rabbia e la ferocia delle legioni della setta, che sono conosciute come strumenti dei delitti, delle devastazioni e delle atrocità della rivoluzione francese; ma per lo più si ignora quali maestri, quale
scuola, quali auspici e quali complotti le abbiano progressivamente inferocite. Per molto tempo ancora i posteri calcoleranno con facilità l'orrore del flagello a giudicare dai suoi effetti; il francese che vorrà delineare il quadro delle stragi, per molto tempo non dovrà far altro che guardarsi intorno; e lungamente i resti dei palazzi e dei templi, le macerie delle città, le rovine di un vasto impero sparse nelle province attesteranno la barbarie dei moderni vandali. La spaventosa lista del principe e dei sudditi caduti vittime dei decreti di proscrizione, la solitudine delle città e delle campagne rammenteranno per molto tempo ancora il regno delle fiaccole fatali, della vorace ghigliottina, dei banditi assassini e dei legislatori carnefici.
Tuttavia questi particolari umilianti per la natura ed infamanti per l'anima umana non faranno parte di queste Memorie; ciò di cui tratterò in modo particolare non è quello che hanno commesso le legioni infernali dei Marat, dei Robespierre, dei Sieyes, ma sono le cospirazioni ed i sistemi, le scuole ed i maestri che hanno prodotto i Sieyes, i Condorcet, i Péthion, e che stanno ancora preparando a ciascun popolo dei nuovi Marat e dei nuovi Robespierre. Ciò che mi propongo è di far conoscere la setta dei Giacobini e di scoprire le sue
cospirazioni: allora i suoi delitti non avranno più nulla di sorprendente, e si comprenderà che la sua facilità nello spargere il sangue, le sue empietà contro l'altare, i suoi frenetici furori contro il trono e le sue atrocità contro i cittadini sono tanto naturali quanto le stragi della peste, in modo che i popoli facciano attenzione d'ora innanzi ad evitare l'una come dall'altra.
Per giungere a questo importante oggetto, invece di soffermarmi sui dettagli della rivoluzione, ho creduto meglio concentrare le mie ricerche sulla setta e sui suoi capi, sulla sua origine e sui suoi sistemi,
sulle sue macchinazioni, sui mezzi che usa, sui suoi progressi e su tutto ciò che ha fatto per giungere alla rivoluzione.
Da queste ricerche e da tutte le prove, tratte per lo più dagli archivi dei Giacobini e dei loro primi maestri, risulta che la loro setta con le sue cospirazioni di per sé non è altro che l'insieme, la coalizione di tre sette cospiratrici nelle quali, molto prima della rivoluzione, si tramava e tuttora si trama la rovina dell'altare, del
trono e di ogni società civile.
1°. Molti anni prima della rivoluzione francese, alcuni uomini sedicenti filosofi cospirarono contro il Dio del Vangelo e contro tutto il cristianesimo, senza eccettuare e distinguere tra cattolico e
protestante, anglicano o presbiteriano; questa cospirazione aveva come obiettivo essenziale la distruzione di tutti gli altari di Gesù Cristo, e fu quella dei sofisti dell'incredulità e dell'empietà.
2°. In questa scuola dei sofisti empi si formarono ben presto i sofisti della ribellione, i quali alla cospirazione dell'empietà contro gli altari di Cristo aggiunsero la cospirazione contro tutti i troni dei re, riunendosi all'antica setta i cui complotti costituivano tutto il segreto delle retro-logge della Massoneria, ma che da lungo tempo si
prendeva gioco perfino dell'onestà dei suoi adepti principali, riservando agli eletti degli eletti il segreto del suo profondo odio contro la religione di Gesù Cristo e contro i monarchi.
3°. Dai sofisti dell'empietà e della ribellione nacquero i sofisti dell'empietà e dell'anarchia, e costoro non soltanto cospiravano contro il cristianesimo, ma contro qualsivoglia religione, compresa quella naturale, e cospiravano non soltanto contro i re ma contro ogni governo, contro ogni società civile ed anche contro ogni tipo di proprietà.
Col nome di Illuminati, questa terza setta si unì ai sofisti congiurati contro Cristo, ai sofisti ed ai massoni congiurati contro Cristo e contro i re, e la coalizione risultante degli adepti dell'empietà, degli adepti della ribellione e degli adepti dell'anarchia formò i club dei Giacobini; con questo nome ormai comune gli adepti
riuniti nella triplice setta continuano a tramare la loro triplice cospirazione contro l'altare, il trono e la società.
Tale è l'origine, tali i progressi ed i complotti di questa setta divenuta disgraziatamente famosa col nome di Giacobini.
L'oggetto dunque di queste Memorie sarà di svelare separatamente ciascuna di queste cospirazioni, i loro autori, i mezzi impiegati, i loro progressi, i loro adepti e le loro coalizioni.
So bene che ci vogliono prove per denunziare al pubblico dei complotti di tale natura e di tale importanza, e per quanto le prove che ho qui estratto dalle prime edizioni delle mie Memorie sul giacobinismo possano essere abbreviate, saranno ancora più che sufficienti per autorizzarmi a dire ai miei lettori: "A qualunque
religione, governo e condizione della società civile voi apparteniate, se il giacobinismo la vince, se riescono i progetti e i giuramenti della setta, la vostra religione ed il suo sacerdozio, il vostro governo e le vostre leggi, le vostre proprietà ed i vostri magistrati, tutto è perduto. Le vostre ricchezze, i poderi, le case, perfino le capanne, ed anche i vostri figli, tutto cessa di essere vostro. Avete creduto che la rivoluzione si limitasse alla sola Francia, mentre la rivoluzione francese non è che un primo saggio della setta; i voti, i giuramenti e
le cospirazioni del giacobinismo si estendono dalla Francia all'Inghilterra, alla Germania, all'Italia e a tutte le nazioni."
Non ci si affretti a gridare al fanatismo!, all'entusiasmo!; io non ne voglio né in me, né nei miei lettori. Chiedo solo che si giudichino le mie prove con tutto il sangue freddo di cui io stesso ho avuto bisogno per raccoglierle e per redigerle.
Per svelare le cospirazioni che denunzio seguirò lo stesso ordine che la setta ha seguito per tramarle, iniziando da quella che ha elaborato da principio e che ancora persegue contro la religione del
Vangelo e che chiamerò cospirazione anticristiana.